Matteo Molino: Discorso sulla Sociurgia

Arte, Cultura & Società

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Pubblichiamo un contributo di Matteo Molino.

DISCORSO SULLA SOCIURGIA

Che cos’è la sociurgia? Sociurgia è mettere i piedi per terra, ma senza consegnare se stessi alla freddezza del mondo, senza uniformare il proprio passo a quello della massa indistinta che si piega al ritmo sempre più frenetico delle nostre città, senza farsi prendere dalla malinconia e dalla rassegnazione.

Sociurgia è stare accanto agli ultimi, agli emarginati; è restituire loro, nell’opera, quella centralità che hanno perso. Perché è sugli ultimi che si costruisce il nostro mondo, che si costruisce il nostro benessere. Lo abbiamo forse dimenticato?

Vedete, la società dei nostri tempi ha riflettuto ben poco su se stessa, perché ha avuto troppi stimoli e distrazioni che le hanno fatto scordare di pensare. Non appena si inizia a vedere che nella macchina che tutti ci presentano come perfetta, qualcosa non va, ecco che siamo bombardati da pubblicità, prodotti a basso costo, post, messaggi che troncano il pensiero, che spezzano l’autocritica sul nascere.

Solo la crisi a cui stiamo assistendo ci ha costretti a fare i conti con chi siamo e a ripensare chi vogliamo essere; prima, ci sembrava di poter stare al sicuro nel nostro nido. Ci sbagliavamo.

In queste mutate circostanze, ipocrisia, ambiguità, giochi politici e dinamiche che ci paiono tanto lontane non ci permettono di capire da che parte stare. La domanda è tanto più impellente per noi artisti, che abbiamo un grande potere: quello di smuovere le coscienze. E questo potere va usato bene, perché in un mondo tanto distratto risvegliare il cuore umano non è semplice.

Da che parte stare, quindi? Noi artisti possiamo solo scegliere i più deboli, stare al loro fianco e dar loro la voce, quella voce potente che hanno e che eppure non sanno d’avere. Il mondo nuovo, il mondo in cui riponiamo le speranze, non sorgerà mai se non avremo il coraggio di ascoltare i poveri, i deboli, di cantare la loro sofferenza sulle nostre pagine, di dar sfogo alle loro lacrime nei nostri versi, di esprimere il loro grido lacerante nei nostri disegni! È tempo di pensare ad un nuovo umanesimo, un umanesimo che non rimanga una fantasticheria di chi ha la pancia piena, un umanesimo che non resti rinchiuso nei salotti borghesi, ma che sia di tutti, che non lasci indietro nessuno!

Non illudiamoci che presto verrà qualcuno, un pensatore o uno scienziato, che con la bacchetta magica ci indicherà la via del cambiamento, senza richiedere sforzi da parte nostra. Il cambiamento, la sete di rinnovamento e di verità, sta già dentro ciascuno di noi. E la sociurgia è proprio questo: cambiare partendo dal nostro desiderio, partendo dal basso, partendo dalla realtà sociale. E, osservata questa realtà, preso atto di quanto sia urgente compiere una svolta, non ci resta che tirare fuori il terremoto, l’incendio, il demone che abbiamo dentro, e liberarlo; senza lasciare che l’indifferenza e la paura ci soffochino.

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Matteo Molino è nato il 23 ottobre 2001 a Broni (PV). Nel 2012 ha conseguito il secondo posto al premio letterario “Sassi per Pollicino”. Nel 2020 ha conseguito la maturità linguistica presso il Liceo Varalli di Milano. Sta studiando per conseguire la laurea triennale in Turismo, management e cultura all’università IULM di Milano, dedicando però alla scrittura il tempo lasciato libero dallo studio. Parla nove lingue e sogna di costruire un’impresa agrituristica in proprio. Impresa o non impresa, ad ogni modo, egli non ha mai smesso di credere nell’amore ed in un nuovo umanesimo, e per questo lotta con la penna.

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