Claudio Carrieri: dalla “Genesi formale del bello” alla “Sociurgia”

Arte, Cultura & Società

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Incontriamo per una breve intervista Claudio Carrieri (*), un artista giunto alla grande ribalta soprattutto per le sue installazioni “Site-specific”, i cui linguaggi espressivi spaziano tra arti visive, scultura e design. Delle vere e proprie opere d’arte, dalle dimensioni importanti e con un forte impatto emotivo, che declinano l’urgenza di una “Genesi formale del bello” che si introietta nello spazio pubblico. Un gesto, che schierandosi nel dibattito civile, non può sottrarsi a concettualizzazioni emergenti, quali appunto la “Sociurgia” (**).

Installazione permanente: “Terre di nostro Mare”, (2011), Fortezza del Priamar, Savona

D: Qual è oggi a parere tuo la funzione sociale dell’artista? Può esprimere un valore in termini di “Sociurgia” ?

R: Bello è ciò che si rappresenta attraverso il buon gesto, buono è qualità concordata nel dibattito civile al quale l’arte deve partecipare schierandosi.

Questa oggi è la genesi formale del bello.

L’artista ha il compito responsabile di evidenziare e dare voce ad un peculiare modo del pensiero, che, anche se inconsapevoli, appartiene a tutti i sapiens. In questo senso l’arte si può rinnovare solo se prende parte attivamente alla costruzione sociale, offrendosi come cura, non soltanto in modo indiretto (ad esempio attraverso la donazione di opere a scopo benefico), ma anche direttamente, costruendo occasioni di incontro e condivisione per la realizzazione delle stesse opere.

D: L’arte può rappresentare una cura dei mali di questo mondo corrotto?

R: Le società sono in rapido mutamento, spinte, nello svolgimento inarrestabile della rete globale, a nuovi processi di relazione, a nuove connessioni.

Adeguarsi a questi cambiamenti, con il compito di comporre i canoni del bello, è continuo esercizio dell’arte. Ma l’arte non può esimersi dal dibattito sociale, offrendosi come cura partecipata. La sua ricerca linguistica deve contribuire a creare armonie fra le attività umane e nel loro rapporto con l’ambiente naturale.

D: La vera arte prevede un codice d’onore per il quale il messaggio sotteso alla propria opera vale per l’artista con lo stesso senso sacro della parola data?

R: Laddove, sicuramente le scienze economiche, ma anche quelle tecnologiche e perfino la fisica fondamentale interagiscono con le dinamiche collettive, certamente la conformazione delle regole non può prescindere da scelte legate all’etica; ovviamente queste valgono anche per le opere degli artisti.

“Cavallo di guerra”, Mostra “Querere pacem”, Savona, (2022)

D: L’arte è una risposta concreta alle tante parole vuote di larga parte di intellettuali e politici?

R: L’arte contribuisce ad interpretare e rappresentare il mondo. Si può dire che la forza dell’arte si concretizza nelle opere, il valore dell’azione artistica è assimilabile a quello delle scienze della phisis. Qui le opere scavalcano la parola.

D: La vera arte, nel caso tuo pittura e scultura, ha prima di tutto un valore di rappresentazione o uno di catarsi?

R: Come ho detto, occorre che la ricerca non si restringa al campo della pura estetica. Acquisendo coscienza di intervento concreto nella dialettica sociale, l’arte deve certamente rappresentare, ma la rappresentazione deve rivolgersi al metodo e smascherando le apparenze, rendere riconoscibile una realtà condivisa.

D: Tornando alla seconda domanda, se introduciamo il concetto di sociatria (***), mi pare che anche tu ti ponga sul fronte della sua affermazione nell’arte e con l’arte. Questo nella misura in cui la sociatria, attraverso l’arte, può generare una via di verità, alimentando la mente, rieducare o, quantomeno, scongiurare la crescente e pericolosa carenza di pensiero, oltre che tendere ad avvicinare la persona alla virtù, sino a ritrovare in senso un più ampio un rispetto dell’umanità. Più in generale, c’è l’attenzione posta verso l’apertura ad una visione culturale ampia, dove possibili intersezioni fra gli ambiti morale, artistico, economico, educativo, giuridico, religioso…, se da una parte spronano l’individuo alla risoluzione del contrasto di turno, dall’altra schiudono un percorso di crescita. Che cosa ne pensi?

R: Tutta la mia attività è rivolta alla ricerca e alla trasmissione di un linguaggio artistico “popolare” attraverso il quale tutti, accedendo alla mente artistica, possano contribuire a migliorare i rapporti fra le persone e fra queste e il loro ambiente sociale e naturale.

D: Viviamo un’era di repentine mutazioni, contraddittorie e talora devastanti, che si riflettono su espansione demografica, mercati finanziari ed economici allargati, nuove tecnologie e mezzi di comunicazione, ecc. che se da un lato uniscono, omologando, dall’altro dividono e annientano, non garantendo dalle molteplici forme del conflitto. C’è chi ha battezzato questa era “Globantropocene mediatizzato” (Globalizzazione+antropocene+mediatizzazione), ti pare un termine rispondente o una iper-aggettivazione senza costrutto?

R: Certo, mi sembra un termine di sintesi corretto, tuttavia non mi appassionano le definizioni, ma è importante che, pur avendo chiara coscienza dell’l’ambiente in cui opera, l’operatore artistico debba comunque sempre dirigere la sua azione a salvaguardare e valorizzare le qualità che ci identificano sia dal punto di vista materiale, sia dal punto di vista spirituale.

“La madre” – mostra Abissi di Speranza (2012)

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(*) Note biografiche e artistiche di Claudio Carrieri.

Claudio Carrieri inizia a lavorare anni Settanta.

Pratica pittura, fotografia, grafica umoristica, scultura e performances con diversi materiali, dal filo di ferro alla cartapesta, alla ceramica, vetroresina, vetro, acciaio, bronzo.

Degli anni ottanta sono i quadri e le sculture gonfiabili.

Dagli anni navanta costruisce i “forni drago” (grandi sculture di ceramica refrattaria, che sono anche forni per cuocere la ceramica), modella le “Odalische/Osmunde” (sculture in terracotta).

Ha allestito mostre e performances con particolare attenzione a temi di interesse civile: “Il bosco e le lanterne” (Performance di arte, cultura popolare e paesaggio), “Abissi di Speranza”, “Salvapensieri”, “La banalità del mare”, (mostre dedicate ai migranti affogati nel Mediterraneo).

Ultimi lavori sono: “Aessenza”, “Quaerere Pacem” (performance sul valore curativo dell’arte), “l’Orto delle Osmunde” (parco/laboratorio di scultura e paesaggio.

Collabora con enti pubblici e scuole.

Installazioni permanenti di scultura si trovano a Savona (fortezza del Priamar), Albissola “Cactus”, Sardegna (Castelsardo), Isola d’Elba (Capo S. Andrea), Capri (giardini Augustei).

Collabora con diverse gallerie d’arte ed ha al suo attivo numerose

Mostre.

“Bello è ciò che si rappresenta attraverso il buon gesto,

buono è qualità concordata nel dibattito civile al quale

l’arte deve partecipare schierandosi.

Questa oggi è la  genesi formale del bello”.

Contatti:

claudiocarrieri@gmail.com

cell.3289451144

www.claudiocarrieri.com

(**) Sociurgia.

In alcuni ambienti della società civile, culturali ed artistici si sta discutendo e portando avanti la concettualizzazione di un termine innovativo: «Sociurgia» (un nome composto ibrido, latino e greco, che da societas, ossia «società», + ἔργον, ossia «opera», letteralmente significa «opera sociale»). Si denota quindi una funzione sociale attiva, operante, in cui la promozione e la divulgazione costituiscono una dimensione che sul fronte di cultura, arte, tradizione… inferisce tutto il resto, la conoscenza, la curiosità, la relazione, i valori sociali. Quella interdipendenza naturale, necessaria, etica che non concepisce cultura, arte, ossia tutto ciò che attiene lo spazio dello spirito, appunto, come luogo a parte, elitario e autoreferenziale, ma come bene pubblico. Mezzo comune di progresso e civiltà. Forse nulla di sostanzialmente nuovo, ma una rinnovata dialettica tra contenuti e forme, utile a creare movimento per recuperare dal passato insegnamenti, dalla presente nuova linfa e tentare di oltrepassare contraddizioni sotto gli occhi di tutti.

(***) Sociatria.

Essa deriva da due termini: sŏcius, che in latino significa “amico” o “alleato”, mentre iatreia deriva dal vocabolo greco che corrisponde a “terapia” o “guarire”.  Nella lingua inglese. il termine “Sociatry” fu ideato da Jacob Levy Moreno, uno psichiatra rumeno, naturalizzato austriaco e statunitense, che, a metà del XX secolo, concepì innovative teorie e metodi basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), oltre che su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale. Fu, infatti, il creatore dello psicodramma, del sociodramma, della sociometria e di quella che egli chiamò la sociatria, la cura della società attraverso il gruppo.

 

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