La fabbrica cinese costretta a ridurre la produzione di iPhone del 30%

Economia & Finanza

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È quella Foxconn di Zhengzhou, dove l’amministrazione statale ha imposto durissime restrizioni contro il covid

di Alessio Nisi

© STR / AFP – Stabilimento Foxconn

 

AGI – Un colpo alla produzione mensile di iPhone dell’ordine del 30%. È questa la stima delle conseguenze delle misure Covid Zero imposte alla fabbrica di Zhengzhou di Foxconn dalle autorità cinesi, secondo le stime di fonti interne sentite da Reuters.

Foxconn, la principale società di assemblaggio dello smartphone di Cupertino (produce il 70% dei device di Apple, che a sua volta rappresenta il 45% delle sue entrate), è alle prese dalla metà di ottobre con un focolaio del virus (264 casi di Covid-19 rilevati al 19 ottobre, altre 40 certificate domenica).

Epicentro, la fabbrica di Zhengzhou, il più grande impianto di assemblaggio al mondo di iPhone (in produzione iPhone 14 Pro e Pro max). Per compensare il deficit, la compagnia sta aumentando la produzione in un’altra fabbrica, a Shenzhen. Il possibile impatto sulla produzione arriva in un periodo tradizionalmente intenso per i produttori di elettronica, in vista delle festività natalizie di fine anno.

Da metà ottobre molti lavoratori dello stabilimento di Zhengzhou, circa 200 mila addetti, sono stati costretti dalle autorità a rimanere confinati nei dormitori. Altri sono scappati, per fuggire dalla quarantena. Questo succede perché in caso di focolaio le autorità permettono alle fabbriche nelle aree colpite di rimanere aperte, a condizione però che operino in un sistema a “circuito chiuso” in cui il personale vive e lavora sul posto.

E, in caso di infezione conclamata, i lavoratori sono in quarantena nei dormitori. Sui social  (Weibo e WeChat in primo luogo) hanno iniziato a circolare video di lavoratori che tentano di lasciare i dormitori di Zhengzhou a piedi, perché il servizio di treni e autobus è stato interrotto per prevenire la diffusione dell’infezione. A maggio, anche lo stabilimento di Shanghai di un altro fornitore Apple, l’assemblatore di MacBook Quanta Computer, è stato protagonista di una vicenda simile.

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