In un manoscritto ritrovato a Minorca le vere origini della maionese

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Si tratta del manoscritto di cucina della famiglia Caules de Mahón, la cui esistenza era sconosciuta fino a tempi recenti: raccoglie ricette scritte tra il 1750 e il 1756 di Joana Caules e sua suocera

di Alberto Ferrigolo

© Food Collection/AGF

– Maionese

 

AGI – La maionese? Una ricetta dell’isola di Minorca. Lo conferma il ritrovamento del manoscritto di cucina della famiglia Caules de Mahón, il cui originale, consumato dall’uso ma in buone condizioni, la cui esistenza era sconosciuta fino a tempi recenti, raccoglie ricette scritte tra il 1750 e il 1756 di Joana Caules e sua suocera. Rita Seguí.

Lo scrive il Paìs, secondo il quale si tratta d’una testimonianza di antico valore che fa piazza pulita di qualsiasi controversia tra Francia e Spagna sull’origine di uno dei condimenti più famosi al mondo: la salsa più antica, la maionese.

La storia è più o meno così riassunta: “È noto che, nel XVIII secolo, Inghilterra, Francia e Spagna si contendevano alternativamente il dominio dell’isola delle Baleari, enclave strategica per la profondità del porto di Mahón. Più e più volte passò di mano fino a quando nel 1802, in virtù del Trattato di Amiens, l’isola fu definitivamente incorporata nella Corona di Spagna. Era il 1756 quando, nella Guerra dei Sette Anni, il maresciallo duca di Richelieu (niente a che vedere con il Cardinale) strappava la supremazia agli inglesi in una famigerata battaglia alla foce del porto della città. Quel che accadde dopo è storia. L’egomania e lo sciovinismo di Luigi XV, ghiottone incallito, generarono un’ondata di euforia in Francia. La sua amante, la marchesa de Pompadour, organizzò una festa a Parigi in onore di Richelieu che chiamò la danza della maionese”.

Fu dunque Richelieu, con la collaborazione dei suoi chef, Maret e Roquellere, a portare la salsa a Versailles, sotto il nome di mahonnaise. Ma come è stato rintracciato il manoscritto di cucina che lo attesta? Narra Pep Pelfort, medico e ricercatore, fondatore del Centro studi gastronomici di Minorca, d’aver cercato di seguire le tracce di Camilo José Cela sull’amante di Minorca di Richelieu, che al suo ritorno a Parigi alludeva con nostalgia alla bellezza delle donne dell’isola: “A quanto pare, la sua improvvisa infatuazione avvenne al banchetto tenuto il 21 aprile 1756 in onore del maresciallo, che rimase entusiasta della salsa e della signora cuoca che l’aveva presentato, dando vita a una successiva storia d’amore. Dai testi degli antichi gastronomi minorchini, in particolare di Pere Ballester, sono giunto alla conclusione che il manoscritto esisteva”, ha spiegato

Ma non finisce qui. “Ho passato quattro anni a cercarlo”, ha proseguito Pelfort, “finché quando ho trasferito un archivio all’Istituto di Studi Menorcan ho trovato una lettera in cui Ramón Cavaller, autore di ‘La cucina Maiorchina’, si rivolgeva all’editore Miguel Ripoll in relazione a un testo molto importante che lo incoraggiava a pubblicare. Il manoscritto è passato attraverso sei diverse mani.

Dagli autori, la signora Caules e Seguí, a un frate di Alayor e Ramón Cavaller, che alla fine lo consegna ad Andrés Casanovas, giornalista e bibliofilo con un retroterra impressionante”.

Pep Pelfort ha spiegato d’aver contattato i suoi discendenti: “Dopo tre mesi ho trovato un’altra lettera in cui si faceva di nuovo riferimento al manoscritto e Andrés Casanovas era citato come depositario.

Nuova e infruttuosa chiamata alla famiglia e dopo tre mesi lo hanno localizzato. Il manoscritto c’era, con il menu di un banchetto, proprio quello tenuto il 21 aprile 1756 in onore di Richelieu”.

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