Alla Camera i vicepresidenti eletti sono Rampelli, Mulè, Ascani e Costa

Politica

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I questori saranno Trancassini, Benvenuto e Scerra. Salta l’accordo nel centrosinistra, il Terzo Polo diserta il voto. Ancora in corso le operazioni di voto al Senato
Fabio Rampelli

 

AGI – Sono stati eletti i quattro vicepresidenti: con 231 voti Fabio Rampelli (FdI); 217 voti Giorgio Mulè (FI); 138 voti Anna Ascani (Pd) e 118 voti Sergio Costa (M5s). Lo ha annunciato in Aula il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, al termine dello spoglio delle schede. I deputati presenti erano 367, i votanti 367, nessun astenuto. Voti dispersi 6, schede bianche 4, nulle 1.

Sono stati eletti questori della Camera Paolo Trancassini (FdI) con 232 voti, Alessandro Manuel Benvenuto (Lega) con 216 voti, Filippo Scerra (M5s) con 132 voti. Lo ha annunciato in Aula il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana.

Nell’opposizione si va verso lo scontro su Copasir e Vigilanza

Dalle vicepresidenze alle commissioni di garanzia, passando per le manifestazioni pacifiste del 5 novembre: è scontro totale nell’opposizione, con i partiti che non riescono a trovare una base per costruire una strategia unitaria a pochi giorni dalle consultazioni. La partita delle vicepresidenze di Camera e Senato lascia strascichi polemici che difficilmente rientreranno.

Carlo Calenda e Matteo Renzi, con i loro gruppi, hanno disertato le votazioni di Montecitorio e Palazzo Madama per protestare contro quella che considerano una conventio ad escludendum. “Movimento 5 stelle e Pd hanno fatto un accordo per votarsi i loro candidati”, spiega ai cronisti il leader di Azione, Carlo Calenda.

“Oggi si parlava di quattro vicepresidenze”, ribattono dal Nazareno, “il terzo polo e’ il sesto gruppo parlamentare. Si confrontino con i numeri e la realta’. Il tema non sono gli accordi”. Parole che la capogruppo di Azione-Iv all Senato considera “gravissime” in quanto rappresentano “una offesa per gli elettori”.

I due leader del terzo polo vengono dati ai ferri corti dopo il “cortocircuito” che ha preceduto la votazione, quando Italia Viva sembrava in procinto di intavolare una discussione con i dem mentre Matteo Richetti respingeva l’invito a sedersi a un tavolo: “Non ci si può sedere al tavolo con il Pd quando questi escludono categoricamente la possibilita’ di aprire un discorso sulle vicepresidenze”, osserva una fonte di Azione che, poi, aggiunge: “In politica c’e’ anche una cosa che si chiama dignità”.

Tuttavia, dai due partiti si assicura che la collaborazione fra i due leader funziona, “finora non c’è stata nemmeno una sbavatura”. E questo a prescindere dai “limiti caratteriali che ciascuno dei due rimprovera all’altro”, viene aggiunto.

Matteo Richetti, presidente di Azione e capogruppo del terzo polo alla Camera, denuncia l’esclusione di una parte di opposizione dall’elezione dei vicepresidenti delle due Camere e rivendica per i terzopolisti la presidenza di una commissione di garanzia fra Vigilanza Rai e Copasir. Stando a quanto viene riferito, Renzi punterebbe in via prioritaria alla Vigilanza per Maria Elena Boschi e, in seconda battuta, al Copasir, per il quale ci sarebbe in ballo il nome dello stesso Renzi. Ma anche dal Nazareno si osserva che “certamente il Partito Democratico ha esponenti autorevoli per l’una o l’altra commissione”.

Tra i dem che vengono dati in corsa per il Copasir c’è, in prima fila, Enrico Borghi, ma potrebbe rientrare nella partita anche il ministro uscente della Difesa, Lorenzo Guerini, esponente di riferimento dell’area dem di Base Riformista.

Fonti parlamentari dem osservano che da parte di azione-Iv si tiene “un atteggiamento corsaro, giocando a creare confusione su tutto. Quella del Copasir e’ una vicenda che non si chiarirà prima di un mese, in ogni caso il punto e’ politico: se Azione-Iv accettano l’idea del coordinamento delle opposizioni, ci si può sedere e trovare un accordo con tutti. In caso contrario, se si sottraggono per fare i corsari, ci si conta su tutto”.

Quindi, anche le Commissioni di garanzia come gli uffici di presidenza delle Camere, “o le componi con un passaggio politico o le componi con un passaggio tecnico per mezzo dei numeri che una forza ha in Parlamento“. Una ipotesi che, al momento, fonti di Italia Viva accolgono con freddezza: “Dopo quello che ci hanno fatto, non è che ci mettiamo al tavolo per raccogliere le briciole, con qualche vice presidenza di commissione. Proveremo a vedere che spazi riusciremo ad avere e mettermo le persone giuste a seconda di quegli spazi”.

Il terzo fronte vede l’opposizione marciare divisa sulle manifestazioni del 5 novembre per la pace in Ucraina. Enrico Letta ha fatto sapere, gia’ in occasione della manifestazione di Roma del 13 ottobre, che parteciperà alla mobilitazione lanciata da Acli e Arci. Alla stessa manifestazione parteciperà Giuseppe Conte con i Cinque Stelle.

“Sabato 5 novembre scenderemo in piazza a Roma insieme a tante associazioni e a tantissimi cittadini. Tacciano le armi, e’ ora di farci sentire con una sola voce per la pace”, scrive Conte sui social network. Carlo Calenda risponde con una “contromanifestazione” a Milano alla quale invita anche il sindaco Beppe Sala e tutto il Pd. Accoglie l’invito Carlo Cottarelli che nelle liste dem e’ stato eletto senatore.

“Calenda usa la manifestazione nazionale per la pace lanciata da associazioni e movimenti per consumare una vendetta politica postuma. Quindi – come i gruppettari degli anni 70 – organizza una contromanifestazione. Sulla guerra l’ossessione di farsi notare è tecnicamente ridicola”, attacca il fondatore di Articolo Uno, Arturo Scotto.

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