“È facile dirsi pacifisti se si vive in Italia e non si combatte in Ucraina”

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Giulia Schiff, la 23enne italiana arruolata nell’esercito ucraino che dall’inizio della guerra combatte con le truppe di Kiev, chiede più solidarietà con il popolo ucraino
© Edoardo Izzo / AGI – Giulia Schiff

 

AGI – Gli italiani “vorrebbero la pace, ma la guerra non è in Italia, è in Ucraina…”. Lo dice, rispondendo all’AGI, Giulia Schiff, la ventitreenne italiana arruolata nell’esercito ucraino che dall’inizio della guerra combatte con le truppe di Kiev e rientrata in Italia.

Nata in provincia di Venezia Schiff, figlia di un pilota, si era formata all’Accademia aeronautica di Pozzuoli, in provincia di Napoli, ed era conosciuta per aver denunciato nel 2018 il mobbing, gli abusi e il nonnismo subiti durante ‘battesimo del volo’, una sorta di cerimonia con cui si conclude il percorso.

Giulia rivelò di essere stata sottoposta ad una specie di rito di iniziazione che prevede spintoni, un colpo con la testa contro l’ala dell’aereo, alcuni schiaffi e poi un lancio in piscina. La denunciante parlò di atto di nonnismo. Per l’Aeronautica Militare, invece, si trattò di un gesto goliardico.

In seguito alla denuncia Giulia fu espulsa dall’Accademia, ma avviò una battaglia legale contro l’arma azzurra. Il processo prese il via a marzo 2021 contro otto sergenti del 70esimo Stormo dell’Aeronautica di Latina accusati di lesioni personali. Stando al capo di imputazione formulato dalla procura militare, gli otto avrebbero offeso “il prestigio, l’onore e la dignità” della giovane, usandole “violenza” e “cagionandole plurime escoriazioni”.

“Sto ritrovando con voi il riconoscimento che non ho avuto finora in Italia. Lo sto ritrovando in mezzo a voi, qui a Roma” dice ai cronisti, raccontando di essere stata “oltre la prima linea, facendo in particolare attività di ricognizione”. “Se ho mai ucciso qualcuno? Non posso parlarne, ma comunque faccio il soldato”.

“Non ho mai visto un’arma italiana in 7 mesi” assicura la giovane, che resterà solo per un periodo in Italia.

“Servire come militare l’Ucraina è un grandissimo onore. Siamo molti stranieri qui a combattere, ma non i numeri che abbiamo visto riportati sui media. Io non ho paura, ci devono provare ad ammazzarmi.

In piazza anche Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa. “Voglio bene a Giulia, la conosco per la vicenda con l’Aeronautica e mi dispiace per come sia andata, credo che anche quell’episodio l’abbia spinta a partire per l’Ucraina: una sconfitta per l’Italia” dice “Sono qui in veste di ‘amica di Giulia e non per la manifestazione. Penso che questa guerra debba finire e che i due Paesi vadano accompagnati verso la pace. Non è solo la paura della bomba, ma il valore della pace a farmi parlare”.

Alla manifestazione in piazza Madonna di Loreto ha partecipato anche Roman Maksymets, soldato ucraino reduce dalla guerra in Donbass dove ha perso nei bombardamenti le gambe e un braccio. “Ora posso augurare solo una cosa: la vittoria dell’Ucraina sulla Russia. Abbiamo una sola soluzione davanti… che Putin porti via le sue truppe dal territorio ucraino che deve tornare a quello che era prima del 2014“.

“Sono stato ferito nel 2016 a Marianka” racconta “Avevo 32 anni all’epoca, domani ne compirò 38”. Il militare spiega che “l’Ucraina non deve cedere alcun territorio” per arrivare alla pace. “Credo che il mio impegno abbia avuto un senso, perché se non avessimo combattuto non ci sarebbe più il nostro Paese”, conclude.

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