“Minacciata di morte, ma mi espongo”. La sfida della studentessa iraniana di Pavia

Attualità & Cronaca

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Samirà Ardalani, nata in Italia da genitori esuli, ha denunciato minacce di morte da suoi connazionali, anche universitari,  per le sue posizioni pro – rivolta

di Manuela D’Alessandro

 Proteste in Iran

 

AGI  – C’è una rivoluzione di giovani iraniani anche in Italia che alcuni connazionali cercano di spegnere con minacce di morte. La vita di Samirà Ardalani, figlia di esuli iraniani, studentessa di Medicina all’ultimo anno, è stata stravolta per le sue nette prese di posizione contro la Repubblica Islamica anche se vive a Pavia, dov’è nata 27 anni fa.

“In seguito alla mia denuncia, la Questura si è allertata – spiega all’AGI – per quello che è successo dopo una clip che ho inviato a Sky e un’intervista alla ‘Provincia Pavese’ a sostegno delle donne che protestano a Teheran”.

La ragazza è  tra i manifestanti scesi in piazza dell’’Associazione giovani iraniani d’Italia’ che da anni si espone “contro il regime e appoggia il Consiglio nazionale della resistenza”.

Chi sono le persone che la minacciano

A quanto si è ricostruito finora, analizzando le chat girate su Telegram e gli account di chi sui social l’ha presa di mira facendo girare delle foto con una croce rossa sulla sua foto, sono altri universitari iraniani che hanno frequentato l’ateneo ad averla aggredita con parole violente. “In privato mi hanno anche scritto che vogliono farmi a pezzettini, che devo stare attenta quando esco di casa e che sono una puttana. Uno addirittura che mi farà espellere dall’Italia. Forse non ha capito che sono una cittadina italiana”.

Le minacce verrebbero (“gli accertamenti sono in corso”) da un ricercatore di un noto ospedale milanese, da uno studente a Pavia della facoltà di Medicina in inglese, da un biologo che ha seguito un master a Pavia e da un ingegnere che si trova in Iran ma ha studiato nella mia città”.

“Devono capire che siamo in un Paese libero”

Ardalani è stata accusata dai suoi detrattori di essere legata ai Mojaheddin, i cui seguaci sono puniti con la pena di morte. “Con questo argomento, hanno intimato agli studenti iraniani fuori dall’Università di non partecipare alle manifestazioni a cui vado io paventando serie conseguenze”.

Nonostante tutto, ha deciso di continuare a esporsi pubblicamente. “Quando rientro a casa mi copro il volto con la mascherina per il Covid e gli occhiali. Ma voglio che queste persone capiscano che qui non siamo nella Repubblica Islamica ma in un Paese libero dove quello che hanno fatto è un reato”.

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