Parte la XIX legislatura, i presidenti saranno eletti in tempi record

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Per conoscere il successore di Roberto Fico si dovrà attendere la giornata di venerdì, quando si procederà al quarto scrutinio

di Serenella Ronda

© Giandotti / Ufficio Stampa / Agf
– Sergio Mattarella e Roberto Fico

 

AGI – Mancano pochi giorni all’avvio ufficiale della XIX legislatura. E al massimo entro sabato prossimo, se non addirittura già venerdì – sempre salvo sorprese dell’ultimo minuto – si conosceranno i nomi di entrambi i nuovi presidenti dei due rami del Parlamento. Dunque, si va verso un’elezione a tempi di record, almeno per quel che riguarda il successore di Elisabetta Casellati: numeri alla mano, l’ampia maggioranza incassata dal centrodestra al Senato lascia infatti prevedere che già al primo scrutinio sarà eletto il nuovo presidente.

Per conoscere il successore di Roberto Fico, invece, si dovrà attendere la giornata di venerdì, quando si procederà al quarto scrutinio. Votazione che, se tutto filerà liscio e senza intoppi, potrebbe avvenire la mattina stessa. Nelle intenzioni della maggioranza si è fatta largo l’ipotesi – che non dovrebbe trovare grossi ostacoli tra le forze di opposizione – di procedere con i primi tre scrutini nella prima giornata di votazioni (quando i quorum richiesti sono molto alti, il che rende impossibile l’elezione del presidente di Montecitorio da parte della sola maggioranza, seppur ampia), per svolgere poi la quarta votazione, in cui il quorum si abbassa, il venerdì mattina.

La prima seduta di Camera e Senato è convocata per giovedì 13 ottobre, ma già da lunedì prossimo deputati e senatori, soprattutto quelli eletti per la prima volta, varcheranno i portoni dei due palazzi per l’adempimento delle incombenze burocratiche (dalla registrazione alla foto per il tesserino parlamentare fino all’assegnazione dell’account personale).

Sarà un primo ‘giorno di scuola’ segnato da una novità assoluta: ad occupare gli scranni dei due emicicli ci saranno 345 deputati e senatori in meno, conseguenza della riforma costituzionale targata M5s che ha tagliato il numero degli eletti: da 630 a 400 a Montecitorio, da 315 a 200 a palazzo Madama. Un ‘vuoto’ che sarà reso plasticamente anche dalla disposizione in Aula: le ali ‘estreme’ dei banchi dell’emiciclo della Camera saranno ridotte (sono circa un’ottantina le postazioni adibite al voto che andranno in pensione), anche se non eliminate del tutto per grantire la capienza in occasione delle sedute comuni.

A Montecitorio la vera novità sarà il nuovo display elettronico, posto alle spalle dello scranno più alto riservato alla presidenza, che non solo rendiconterà le votazioni, ma darà conto anche di ogni singolo documento che si sta per approvare o bocciare e, soprattutto, proietterà l’immagine video del deputato che sta intervenendo in Aula. Anche l’emiciclo di palazzo Madama è stato sottoposto ad un restyling, con l’eliminazione di alcune postazioni.

Chi dirigerà la prima seduta

Spetterà alla senatrice a vita Liliana Segre e al vicepresidente uscente di Montecitorio, il renziano Ettore Rosato, ‘dirigere’ i lavori della prima seduta dei due rami del Parlamento. A stabilire a chi spetta il compito di presiedere la prima seduta di Camera e Senato sono i regolamenti. A Montecitorio il compito è assegnato al più anziano per elezione tra i vicepresidenti della legislatura precedente, quindi Rosato. Al Senato il ruolo viene affidato provvisoriamente al più anziano di età, quindi il presidente emerito Giorgio Napolitano. Ruolo che ha già svolto all’avvio della legislatura appena conclusasi. Ma le condizioni di salute dell’ex presidente della Repubblica fanno propendere per un passaggio del testimone a favore della senatrice a vita Liliana Segre. I rispettivi presidenti provvisori procederanno quindi alla proclamazione degli eletti.

A seguire, si alzerà il sipario sul primo ‘atto politico’ della nuova legislatura, ovvero l’elezione dei nuovi presidenti di Camera e Senato, che succederanno a Roberto Fico e Elisabetta Casellati.

Come si eleggono i presiodenti

L’elezione del presidente della Camera ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti (267 deputati), dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti calcolando anche le schede bianche. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Dunque, poichè il centrodestra conta almeno 237 deputati, e la maggioranza assoluta richiesta è pari a 201, è presumibile ritenere che sarà eletto il successore di Fico al quarto scrutinio.

Quindi, a seconda che si proceda con tre o due votazioni al giorno, la proclamazione è attesa in ogni caso entro venerdì 14 ottobre.

Per eleggere il presidente del Senato, invece, alla prima e seconda votazione è richiesta la maggioranza assoluta dei voti dei componenti. Se le due votazioni vanno a vuoto, il giorno successivo si procede ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno risulti eletto, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa.

A parità di voti è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età. Il centrodestra puo’ contare su almeno 113 senatori e poichè la maggioranza assoluta è pari a 104 (vanno computati nel calcolo anche i 6 senatori a vita), il nuovo presidente di palazzo Madama si prevede possa appunto essere eletto già al primo scrutinio di giovedì.

I quattro vicepresidenti

Una volta eletti i due presidenti, si procede all’elezione di quattro vicepresidenti, di tre Questori e di otto segretari che costuiscono l’Ufficio di Presidenza. Intanto, entro due giorni dalla prima seduta, i deputati devono dichiarare al segretario generale della Camera a quale Gruppo appartengono, mentre i senatori hanno un giorno in più a disposizione. A seguito del taglio dei parlamentari, il Senato, proprio sul finire della legislatura lo scorso luglio, ha approvato delle modifiche al regolamento per adeguarlo al nuovo assetto di palazzo Madama. Nessuna modifica è stata invece apportata al Regolamento di Montecitorio che, in ogni caso, dovrà essere ‘ritarato’ in corso d’opera sulla base dei nuovi numeri.

Per costituire un gruppo parlamentare alla Camera occorre un numero minimo di 20 deputati, al Senato i componenti necessari erano 10 e sono stati ridotti a 6. Entro quattro giorni dalla prima seduta (quindi entro lunedì 17 ottobre), il presidente della Camera indice le convocazioni, simultanee ma separate, dei deputati appartenenti a ciascun Gruppo parlamentare e di quelli da iscrivere nel Gruppo misto per procedere all’elezione dei rispettivi capigruppo. A palazzo Madama il nuovo regolamento dispone che i gruppi vengano convocati per l’elezione del proprio presidente “entro sette giorni dalla prima seduta” (quindi entro giovedì 20 ottobre).

I passaggi tecnici e burocratici proseguono poi, una volta costituiti i gruppi parlamentari, con la nomina – a Montecitorio – dei componenti della Giunta per il Regolamento, della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico, dandone comunicazione al Senato. E così via. Ma i passaggi necessari perchè il Parlamento in seduta comune sia pronto ad ‘ospitare’ il nuovo presidente del Consiglio per il voto di fiducia sono i primi: elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, composizione dei gruppi ed elezione dei rispettivi capigruppo.

Questo perchè, in base alla consolidata prassi costituzionale, i due presidenti e i capigruppo partecipano alle consultazioni al Quirinale. Dunque, sfogliando il calendario, è ipotizzabile che entro domenica prossima, 16 ottobre, deputati e senatori debbano comunicare a quale gruppo intendono iscriversi, passaggio necessario per consentire poi la convocazione – si ipotizza tra domenica stessa e lunedì 17 ottobre – delle Assemblee dei gruppi, chiamate ad eleggere i propri capigruppo.

A quel punto, almeno per quel che riguarda i richiesti passaggi parlamentari, nulla osta all’avvio delle consultazioni al Colle che, quindi, potrebbero iniziare già nel pomeriggio di lunedì 17 ottobre ( martedì mattina). Sempre calendario alla mano, il governo potrebbe presentarsi in Parlamento per la fiducia nell’ultima settimana di ottobre, che parte dal 24. Recita la Costituzione: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia”.

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