Il messaggio di Meloni agli alleati: concorrere tutti all’interesse nazionale

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In attesa dell’incarico formale del presidente della Repubblica, la leader di Fratelli d’Italia si concentra sui dossier più ‘caldi’ del futuro governo (in primis, quello sulla crisi energetica) e sulla selezione dei ministri

© TIZIANA FABI / AFP – Giorgia Meloni

 

AGI – La Lega ha riunito il Consiglio federale per rilanciare i ‘desiderata’ per l’esecutivo (Viminale, Agricoltura, Infrastutture e Riforme e Autonomia) e puntare a una accelerazione sulla formazione del governo. Del resto, la stessa premier in pectore ieri ha spiegato ai cronisti che bisogna fare in fretta perché ci sono delle urgenze da affrontare.

Ma formalmente, sottolinea anche un ‘big’ di FdI, l’intenzione è quella di discutere dei nomi dopo il passaggio al Quirinale, ovvero dopo aver ricevuto l’incarico. Una intenzione per rispettare il dettame costituzionale ma anche per valutare al meglio il da farsi. Ha più volte detto di avere in testa i nomi (“Sta lavorando giorno e notte” per completare la lista, “la sintesi” spetta a lei, rimarca La Russa).

Forza Italia e la Lega hanno avanzato le proprie richieste ma sui nomi si tratterà, con il mantra in FdI che serve un governo con professionalità di alto profilo. Berlusconi e Salvini non vogliono ripetere l’esperienza – lo confidano sia esponenti azzurri che del partito di via Bellerio – dello scorso esecutivo, quando fu il premier Draghi di fatto a scegliere tutti i membri di governo.

L’obiettivo di entrambi è di tenere il punto su alcune caselle e su alcune figure, ma c’è fiducia, si ribadisce nei due partiti. Non sono arrivati veti, piuttosto indicazioni sul fatto che occorrerà marcare una differenza con il passato e puntare inoltre sulle competenze.

Ma in cima alle priorità del presidente di FdI c’è il dossier energia. Nel primo pomeriggio ha incontrato alla Camera il ministro Cingolani per concordare la strategia, in una logica “non di inciucio”, come ha sottolineato ieri Meloni, “ma di transizione” tra il vecchio governo e quello che nascerà. Domani il presidente di FdI riunirà l’esecutivo del partito. Sarà un passaggio formale per ringraziare la classe dirigente e per far sì che il partito dia il ‘mandato’ per l’incarico a Palazzo Chigi, ma anche l’occasione per rilanciare ciò che ha sottolineato oggi Meloni. Ovvero “la necessità” di guardare al Paese, affinché tutti “concorrano, pur nelle differenze, all’interesse nazionale” per affrontare “le difficili sfide che l’Italia ha davanti”.

Oltre alla composizione del governo c’è pure un tema legato all’agenda, considerato che la Lega insiste, rispondendo agli imprenditori, sull’estensione della Flat Tax fino a 100.000 euro di fatturato e superamento della legge Fornero grazie a Quota 41. FI e Lega attendono di capire le mosse del presidente di Fdi.

“Lavoriamo per misure immediate contro caro vita”, ha osservato il presidente di Fdi, sottolineando il ruolo dell’Europa. “La materia europea è dirimente perché noi non possiamo pensare che continuiamo a regalare soldi alla speculazione all’infinito, non ce li abbiamo”, ha spiegato.

“Non è tempo di parlare di poltrone. Dobbiamo trovare le persone migliori per dare lustro all’Italia. Farò quello che Silvio Berlusconi deciderà, insieme al presidente del Consiglio incarico e al Capo dello Stato”, osserva il coordinatore azzurro Tajani (il Cavaliere vorrebbe che fosse destinato agli Esteri).

Nel Consiglio federale della Lega non si è discusso delle tensioni interne. La presenza dei tecnici ci sarà “ma sarà un governo politico”, mettono in chiaro tutte le forze della coalizione di centrodestra. “La politica si assume la responsabilità attuando il programma che gli italiani hanno votato. I tecnici sono a disposizione per attuare il programma”, dice Lupi rilanciando l’ipotesi che le commissioni di garanzia toccheranno all’opposizione e le presidenze delle Camere alla maggioranza.

Al momento lo schema prevede una ‘divisione’ Lega-Fdi, con la possibilità che sia un esponente di Fratelli d’Italia (si fa sempre il nome di La Russa) a occupare lo scranno più alto di Palazzo Madama anche per gestire una Camera dove i numeri sono più risicati.

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