Anche dopo il Covid gli italiani preferiscono informarsi da tv e radio

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Uno studio rivela che il 64% degli italiani “usa la TV come principale canale di informazione”, seguita dalla stampa online (51%), che si sta facendo sempre più spazio nel panorama italiano e dalla radio (40%)

di Alberto Ferrigolo

© Mimmo Frassineti / Agf
– Antenne televisive

 

AGI – Se diamo uno sguardo ai dati dell’impatto del Covid-19 sulle vite degli italiani scopriamo che il 51% reputa che la pandemia li ha cambiati come persone ma ha anche cambiato le proprie vite.

Ad avvertire maggiormente il cambiamento è, nella fattispecie, la Generazione Z di età compresa tra i 18 e i 25 anni con il 74% e i Millennials con il 54%.

Gli over 65 ritengono invece solo per il 39% che il Covid li abbia cambiati come persone.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio dell’Agenzia di comunicazione internazionale Marco dal titolo “Post-COVID-19 II le abitudini al consumo” nella quale c’è anche una parte relativa ai media in cui emerge che gli italiani prediligono i media tradizionali con tv e radio in testa e con un uso di quest’ultimo strumento pari al 40% ciò che fa dell’Italia il terzo Paese europeo per uso della vecchia radio come strumento primario di informazione.

La ricerca si basa su più di 4 mila interviste fatte tra Italia, Spagna, Francia, Regno Unito, Portogallo e Germania e mostra come evolvendo le abitudini del consumatore italiano ed europeo nel panorama di un mondo sempre più digitale ed in costante cambiamento, anche e soprattutto in relazione alla situazione pandemica vissuta negli ultimi due anni.

Andando a scandagliare più a fondo i dati, lo studio rivela che il 64% degli italiani “usa la TV come principale canale di informazione”, seguita dalla stampa online (51%), che si sta facendo sempre più spazio nel panorama italiano e dalla radio (40%).

Nel ranking europeo della stampa online infatti l’Italia è al primo posto (64%) insieme alla Spagna, seguita dal Portogallo (48%).

Se invece si guarda ai social media, l’Italia risulta essere prima in Europa per uso di Twitter (26%) e sono specialmente le nuove generazioni quelle che si informano maggiormente attraverso i social: la generazione Z utilizza maggiormente Whatsapp (50%) e Instagram (47%), mentre i Millennials usano maggiormente Facebook (42%) e stampa online (47%).

Mentre se ci si riferisce all’affidabilità dei media, si scopre che Tv (47%), radio (46%) e carta stampata (45%) sono i tre principali media di cui gli italiani si fidano nello scegliere lo strumento attraverso il quale informarsi.

A questo proposito,è “interessante notare – sostiene l’analisi dei dati – come la radio si mantiene alta nella classifica a prescindere dalle fasce d’età, come mezzo di informazione autorevole e che si adatta al cambiamento dell’online con nuovi format”, posizionando così l’Italia al terzo posto nel ranking europeo con il 40%, dopo Portogallo (47%) e Germania (42%).

Un caso è sé è la carta stampata, che è invece  maggiormente utilizzata in Germania (23%), Francia (21%) e UK (16%), mentre l’Italia è al quarto posto con il 12%.

Per il 77%, più importante un brand responsabile che trendy

“Questi dati – osserva Rachele Renno, Country e Reputation Lead di Marco Italia – sono importanti perché spiegano come il panorama informativo italiano ed europeo si sta adattando al cambiamento ma allo stesso tempo sta cercando di reinventare i mezzi di informazione tradizionali, come radio e carta stampata, che continuano ad essere considerati dagli italiani più affidabili per un’informazione di qualità.

Nonostante l’online stia conquistando sempre più spazio, gli italiani infatti continuano a prediligere i media tradizionali. Gli effetti della pandemia degli ultimi due anni ha contribuito non poco alla definizione di questo grado perché “più libertà, più flessibilità lavorativa e più attenzione agli aspetti qualitativi piuttosto che economici della vita sono tra i principali aspetti della trasformazione della visione del mondo pre pandemia”.

I dati su smart working, nomadi digitali e giovani che non accettano più di lavorare senza garanzie e con un’attenzione maggiore ai valori aziendali se comparati con quelli dei vicini europei, si nota “che le percentuali italiane sono confermate, con un 56% di sì al cambiamento e una tendenza giovane della fascia d’età 18-25 (72%), seguita dal 60% dei Millennials (26-40) e dal 49% della fascia d’età 41-65”.

L’impatto del Covid-19 lo si è avuto anche sui consumi e sui principali fattori di acquisto, con questo risultato: per gli italiani, il primo elemento di scelta al momento di acquistare un prodotto è la qualità (82%), seguita dal prezzo (62%) e dalla responsabilità sociale del brand scelto (47%).

“Proprio quest’ultimo aspetto, unito alla sostenibilità della marca – fa notare lo studio – si sta facendo spazio non solo nel nostro Paese ma anche nel ranking europeo”.

Per il 77% degli italiani e degli europei, infatti, è più importante la responsabilità sociale di un brand piuttosto che il suo essere trendy.

L’Italia è al 4° posto con il 47%, dopo Portogallo (58%), Regno Unito (51%) e Francia (50%). Riguardo la sostenibilità, per il 77% degli europei è molto importante che un brand rispetti l’ambiente e l’Italia è il terzo Paese europeo che apprezza di più questo aspetto (45%).

Alla fine, tirando le somme di dati e tendenze, si potrebbe anche sostenere che alla luce di questo studio tutti i mali non vengono per nuocere.

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