Irlanda, insegnante sospeso e poi arrestato a causa dei pronomi gender

Una rocambolesca vicenda ha coinvolto il Prof. Burk che, dopo essersi “cristianamente opposto” all’uso forzato di una “neolingua atea e ideologica”, si è visto allontanato dalla scuola dove amorevolmente insegnava e, non avendo obbedito a questa limitazione, imprigionato

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Un incidente avvenuto in Irlanda ha sollevato numerose polemiche legate all’ideologia di genere e al “politicamente corretto“. Lo scorso maggio il Prof. Enoch Burk, un docente di storia, politica e lingua tedesca della Wilson’s Hospital School, è stato coinvolto in una controversia legata ai pronomi di genere e, alla fine, portato in carcere per oltraggio alla corte.

Tutto è iniziato quando un suo studente transgender ha chiesto di essere chiamato con i neo-pronomithey” (voi) invece di “he” (lui), richiesta sottoscritta dai genitori e accolta dalla scuola. Il Prof. Burk, insegnante di fede cristiana in un istituto di tradizione cristiana, ha rifiutato questa richiesta sostenendo che il “transgenderismo” fosse contrario al proprio credo e alle sacre scritture. Di conseguenza è stato immediatamente sospeso – senza termini di scadenza – dal collegio della Chiesa d’Irlanda situato nella contea di Westmeath, con un’ingiunzione del tribunale che, di fatto, gli impediva di proseguire gli insegnamenti e di poter accedere alle aule.

Res, non verba”: la battaglia controideologica del Prof. Burk

Burk avrebbe deciso quindi di sfidare questo provvedimento di sospensione, continuando a frequentare la scuola nonostante la diffida (che prevedeva comunque il congedo amministrativo retribuito). Il 5 settembre, pertanto, sarebbe stato trovato in un’aula vuota, il che ha portato subito al suo arresto in flagrante per il reato di “oltraggio a una decisione dell’Alta corte d’Irlanda“.

Il docente ha successivamente difeso la propria posizione dichiarando di adorare i suoi studenti e di averli sempre stimolati al dibattito e alla discussione: “Sono un insegnante e non voglio andare in prigione. Amo la mia scuola, con il suo motto “Res, non verba” (cfr. “Fatti, non parole”), ma oggi sono qui perché ho detto che non avrei voluto definire femmina un maschio. Io avrei voluto stare nella mia aula. E questo è il motivo per cui sono stato arrestato”, ha dichiarato Burke. Il professore ha poi anche sottolineato quanto il “transgenderismo” fosse contrario alla propria fede, ai principi etici della Chiesa d’Irlanda e della sua  stessa scuola. Infine, dopo la decisione delle manette presa dal giudice Michael Quinn, l’insegnante avrebbe sbraitato contro la sentenza: “È una follia il fatto che verrò trasferito da questo tribunale in un carcere. Ma io non abbandonerò la mia credenza cristiana”.

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Lo scontro tra il tradizionalismo fideista e il “politically correct

Mentre i “fact-checker” di Reuters si sono affrettati a dichiarare quanto fosse falso il fatto che l’arresto fosse avvenuto per via del mancato uso dei nuovi pronomi (ma per non aver rispettato invece quanto stabilito dall’Alta corte), la vicenda ha comunque sollevato dibattiti sulla libertà di espressione, sull’ideologia di genere e sul “politically correct“. L’opinione pubblica si è spaccata a metà tra chi ha ritenuto che il docente fosse stato punito per aver espresso le proprie idee contrarie al “genderismo” e chi ha sostenuto che la prigione fosse arrivata a causa del suo rifiuto di rispettare un provvedimento legale di un giudice. La scuola, intanto, ha dichiarato di cercare un’ingiunzione coercitiva e non punitiva, per far rispettare la decisione del tribunale, e il Consiglio dell’istituto si è riunito per discutere della questione e prendere una posizione definitiva in merito.

L’incidente ha però sollevato domande sulla coerenza tra le leggi relative all’ideologia di genere e i diritti individuali di libero pensiero e credo, perché non è affatto normale – checché se ne dica – che un docente venga sospeso per aver rifiutato di allinearsi a una corrente, che tra l’altro si definisce “inclusiva” – inventando termini lessicali a caso per indirizzare la gente a ragionare in un unico e determinato modo – ma che è la prima a discriminare chi la pensa in maniera diversa.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Franz Becchi del 7 settembre 2022), sito della Wilson’s Hospital School, New York Post, The Daily Mail, Reuters, Wikipedia, sito dell’Istituto Treccani, Sky News Australia e Virgin Media News (canali YouTube).

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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