Secondo Moody’s acciaio, alluminio e rame dovrebbero vedere i prezzi in contrazione ma non un crollo. Per il ferro, invece, la previsione è che i prezzi scenderanno fino a toccare il costo di produzione.
di Andrea Managò
– Tubi di acciaio
AGI – Il rischio di una contrazione economica, unito alla forte oscillazione dei prezzi dell’energia e delle materie prime – innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, in corso da oltre 6 mesi – colpisce ancora il mercato dei metalli facendone calare il valore.
Ma, in generale, il rischio recessione innescato dalla tensione globale generata dal conflitto, frena la produzione e la richiesta di materiale.
Così il rallentamento economico e l’indebolimento della domanda rischiano di penalizzare soprattutto acciaio, alluminio, rame, oro e argento.
Nei giorni scorsi Moody’s ha rivisto le prospettive a 12 mesi di prezzo per un paniere di metalli e materie prime minerarie.
L’agenzia di rating concentra la sua attenzione sulla Cina, uno dei principali consumatori di carbone e minerali ferrosi, e più grande produttore di acciaio a livello globale.
Acciaio, alluminio e rame, secondo Moody’s dovrebbero vedere i prezzi in contrazione ma non un crollo. Un ribasso su un orizzonte temporale di 12 mesi, ma rimarranno su livelli elevati a causa di un’offerta che non è stata al passo con la domanda negli ultimi due anni.
Nel caso del ferro, Moody’s prevede prezzi che scenderanno fino a toccare il costo di produzione, provocando tagli dell’offerta che potrebbero aiutare a riequilibrare il mercato.
Solo il prezzo del minerale di ferro in un anno è crollato del 31%. Quanto ai metalli preziosi, l’aumento dei tassi di interesse imposto dalle banche centrali e dei rendimenti dei titoli di Stato rende meno conveniente detenere oro, per questo gli analisti stimano che il suo valore scenderà ancora, oltre il 6% annuale attuale. Stesso discorso vale per l’argento, che ha perso il 26% del valore su base annuale.