Risposta: “Questo mio viaggio si intreccia tra letteratura e storia. La storia entra nella letteratura. Il primo romanzo con il quale ho percorso questo itinerario è dedicato a Claretta Petacci che ha visto tre edizioni. Un percorso continuato con un’altra attrice ma di diverso tenero è quello su Eleonora Duse e successivamente il dramma di Mata Hari. Luisa Ferida è il personaggio, credo, più tragico che mi ha coinvolto profondamente anche perché nasce da un libro precedentemente che ha dedicato a mio padre ma anche ad un’altra figura femminile: Carolina Invernizio. Certo, Luisa Ferida va oltre perché diventa un libro che si centralizza su una vicenda raccontata con menzogna e oblio”.
Domanda: Scrivere questo libro, lei dice, va oltre. Perché?
Risposta: “Perché come nel libro su Claretta a raccontarmi tutto è un io narrante che è mio padre tra metafore, immaginari e verità. Anche nel precedente la figura mio padre è il raccontatore come nel caso della questione Istriana Dalmata completamente riportata attraverso le parole di mio padre”.
Domanda: C’è differenza tra Claretta Petacci e Luisa Ferida?
Risposta: “Sono due storie di orrore. Tutta a guerra conclusa. Il massacro di Piazzale Loreto è a guerra finita. Come l’uccisione della Ferida e Valenti. Danno sensazioni di una orrenda crudeltà. Anche se Claretta e Luisa sono due donne diverse la tragedia è unica”.
Domanda: Lei usa il metodo letterario per raccontare una storia, non avrebbe potuto entrare direttamente nella storia?
Risposta: “Entro nella storia con la letteratura, o meglio usando il metodo del raccontare più che descrivere o lasciare sulla pagina il documento. Ma il fatto storico mi è servito per dare una base al racconto”.
Domanda: Luisa Ferida è nel libro una icona della bellezza e dell’amore…
Risposta: “Non solo. Bellezza, giovinezza e tragedia, ma ciò che mi interessa anche è la finzione sulla quale si è tentata di seppellire la verità. Ma la verità ritorna sempre anche alcuni ambienti sono restii ancora ad affrontare la questione. Il mio libro entra nel cuore del problema”.