Morning Bell: i mercati non si aspettano buone notizie da Jackson Hole

Economia & Finanza

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Tutto ruoterà intorno a quello che dirà Powell venerdì alle 16 a Jackson Hole. Poi inizierà un mese di settembre ‘tosto’, in cui emergeranno due fattori di criticità, che sono il tema dolente dell’energia in Europa e quello del Quantitative Tightening della Fed negli Stati Uniti.

AGI – I mercati zoppiccano in attesa del meeting di Jackson Hole, in cui venerdì parlerà il numero uno della Fed, Jerome Powell. Non c’è quasi più traccia del recente rally estivo e al suo posto è subentrato il timore che la banca centrale americana rafforzi il suo impegno per contenere l’inflazione, mantenendo a lungo alti i tassi.

“Quando si vede Wall Street venire giù così rapidamente, vuol dire che il mercato sta suggerendo alla Fed di essere più aggressiva per ridurre l’inflazione anche a costo di rallentare ulteriormente l’economia” dice Robert Cantwell, gestore di portafoglio a Upholdings, commentando il -2,5% di luned’ì al Nasdaq.

Sui mercati pesano in negativo anche i rialzi dei prezzi dell’energia in Europa, che alimentano i timori di recessione, spingendo l’euro sotto la parità. Oggi in Asia i listini sono in calo per la sesta sessione consecutiva, mentre i future a Wall Street provano il rimbalzo dopo che ieri il Dow Jones e l’S&P 500 hanno chiuso ai minimi da giugno.

Piatti i future europei, mentre la paura della recessione manda i rendimenti obbligazionari al rialzo e fa calare i prezzi del petrolio, che comunque tra ieri e oggi sono rimbalzati, dopo che Riad ha avvertito che il principale produttore mondiale di petrolio potrebbe tagliare la produzione Opec per correggere i recenti arretramenti dei prezzi.

“Complessivamente questa settimana grossi dati non ce saranno – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – tutto ruoterà intorno a quello che dirà Powell venerdì alle 16 a Jackson Hole. Poi inizierà un mese di settembre ‘tosto’, in cui emergeranno due fattori di criticità, che sono il tema dolente dell’energia in Europa e quello del Quantitative Tightening della Fed negli Stati Uniti.

In altre parole la Federal Reserve dovrebbe fare un po’ più sul serio per quanto riguarda la riduzione del bilancio, il che significa che ci sarà un maggiore drenaggio di liquidità. Insomma non sono in arrivo buone notizie per i mercati: tassi più alti e minore liquidità, sono due fattori che decisamente gli investitori non apprezzano. L’impressione è che dopo i rally di luglio e della prima metà di agosto i mercati cominceranno a tirare un po’ i remi in barca”.

In Asia Tokyo cede l’1%, Hong Kong e Seul arretrano di oltre mezzo punto percentuale e Shanghai avanza leggermente. In compenso i future a Wall Street salgono dopo che ieri i titoli growth e i tecnologici hanno portato tutti e tre gli indici giù intorno al 2%. In particolare Intel ha perso il 4,35%, Apple il 2,30%, Microsoft il 2,94%, Amazon il 3,62% e Netflix il 3,46%.

A pesare è soprattutto la prospettiva di un aumento dei tassi. La Fed ha già alzato il costo del denaro tre volte quest’anno e i mercati si aspettano un altro strappo di almeno 50 punti a settembre. Per fine anno l’aspettativa è che i tassi, che ora sono al 2,5%, arrivino al 3,5%, il che significa alzarli ancora di un altro punto, distribuito mezzo punto a settembre e un quarto di punto a novembre e a dicembre.

Oggi c’è attesa per i dati sul Pmi manifatturiero in Europa e dagli Usa per quelli sulle vendite di nuove abitazioni, mentre domani escono quelli sulle abitazioni in corso e sugli ordini di beni durevoli, nonchè giovedi quelli sul Pil Usa del secondo trimestre, che dovrebbe restare invariato. In area euro, giovedì, avremo in Germania la seconda lettura del Pil e l’indice Ifo.

Sul fronte delle banche centrali, sono attesi, giovedì, i verbali Bce sulla riunione di luglio, che potrebbero fornire indicazioni sulle future mosse dell’Istituto e sulle posizioni dei vari membri. Da segnalare mercoledì l’intervento di Mario Draghi a Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione.

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