Morning Bell: la grande attesa per il meeting di Jackson Hole

Economia & Finanza

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Non sono in arrivo buone notizie per i mercati: tassi più alti e minore liquidità, sono due fattori che decisamente gli investitori non apprezzano.

L’impressione è che dopo i rally di luglio e della prima metà di agosto i mercati cominceranno a tirare un po’ i remi in barca.

di Alessandro Galiani

© ANGELA WEISS / AFP
– Mercati

 

AGI – I mercati sono in calo in attesa del meeting di Jackson Hole, in cui venerdì parlerà il numero uno della Fed, Jerome Powell, che probabilmente rafforzerà l’impegno della banca centrale a fare ciò che serve per combattere l’inflazione, mantenendo a lungo alti i tassi di interesse. “è meglio che la Fed sui tassi non molli e dimostri un atteggiamento duro” ha commentato Tony Crescenzi di Pimco, secondo il quale se l’istituto dovesse adottare una politica di “stop and go” c’è il rischio che gli investitori temino che possa rallentare troppo presto la vigilanza sull’inflazione.

Ciò contrasta con l’opinione di altri investitori secondo i quali la banca centrale rialzerà i tassi per ridurli nuovamente nella seconda metà del prossimo anno. Il risultato di questa incertezza è che i mercati sono volatili e che in questa fase si stanno indebolendo. In Asia i listini sono deboli e contrastati, i future a Wall Street e in Europa cedono e il dollaro si rafforza, mentre lo yuan scende quasi ai minimi da due anni, dopo che stamane la Peoplès Bank of China (Pboc), agendo in controtendenza rispetto alle altre banche centrali mondiali, ha tagliato alcuni tassi chiave per rimettere in moto l’economia cinese in difficoltà ed aiutare il settore immobiliare in crisi.

“Complessivamente questa settimana grossi dati non ce saranno – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – tutto ruoterà intorno a quello che dirà Powell venerdì alle 16 a Jackson Hole. Poi inizierà un mese di settembre ‘tostò, in cui emergeranno dei fattori di criticità, che sono il tema dolente dell’energia in Europa e quello del Quantitative Tightening della Fed negli Stati Uniti. In altre parole la Federal Reserve dovrebbe fare un po’ più sul serio per quanto riguarda la riduzione del bilancio, il che significa che ci sarà un maggiore drenaggio di liquidità.  Insomma non sono in arrivo buone notizie per i mercati: tassi più alti e minore liquidità, sono due fattori che decisamente gli investitori non apprezzano. L’impressione è che dopo i rally di luglio e della prima metà di agosto i mercati cominceranno a tirare un po’ i remi in barca”.

I mercati si aspettano che probabimente a settembre la Fed rialzerà i tassi di 50 punti, optando per una via di mezzo tra 0,25%, che è troppo poco e 0,75% che è troppo. Per fine anno si aspettano che i tassi, che ora sono al 2,5%, arrivino al 3,5%, il che significa alzarli ancora un altro punto, distribuito mezzo punto a settembre e un quarto di punto a novembre e a dicembre.

Queste aspettative, unite ai timori di recessione, stanno spingendo al rialzo il dollaro e I rendimenti sui Treasury. Oggi in Asia il tasso del T-bond a 10 anni si è fermato ma è risalito a un passo dal 3%, mentre il tasso del due anni è al 3,26%. Il biglietto verde è ai massimi da 5 settimane su un paniere di valute, in attesa di Powell, mentre lo yuan è sceso dello 0,1% a 6.8273 al dollaro, il suo livello più debole dal settembre 2020, dopo l’allentamento della Pboc.

In calo anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che il numero uno della Buba, Joachim Nagel ha insistito sulla necessità di rialzare I tassi europei, perché perché l’impennata dei prezzi dell’energia causata dalla riduziuone dei flussi del gas russo, probabilmente spingerà l’inflazione tedesca oltre il 10% in autunno, per la prima volta da 70 anni. (

In Asia i prezzi del petrolio continuano scendere, con il Wti sotto 90 dollari e il Brent sopra quota 95 dollari, per paura che il rallentamento economico globale e in particolare quello in Cina, freni la domanda di greggio nel mondo. Sul fronte geopolitico pesano i toni pessimistici usati sul Financial Times da Gennady Gatilov, rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite a Ginevra, secondo il quale si affievoliscono le possibilità di un negoziato per mettere fine alla guerra in Ucraina. “Ora, non vedo alcuna possibilità di contatti diplomatici”, ha detto Gatilov. “E più il conflitto va avanti, più difficile sarà avere una soluzione negoziale”.

Le sue osservazioni, giungono dopo che si è raffreddato il canale diplomatico che aveva portato a un recente accordo sulle esportazioni di grano, che si sperava potesse costituire la base per un accordo più ampio. L’Onu si “politicizzata” ha detto Gatilov e di conseguenza, non è in grado di agire efficacemente come mediatrice. ”

Non abbiamo contatti con le delegazioni occidentali”, ha confidato l’alto dplomatico russo: “Dal lato del protocollo non ci vediamo, privatamente non abbiamo contatti, semplicemente non ci parliamo”. Questa settimana dagli Usa avremo alcuni indicatori sul settore immobiliare, in particolare quello di martedì sulle vendite di nuove abitazioni e quello di mercoledì sulle abitazioni in corso.

Inoltre occhi puntati mercoledì sugli ordini di beni durevoli e sull’indice manifatturiero regionale, nonchè giovedi sulla seconda lettura del Pil Usa del secondo trimestre, che dovrebbe restare invariato. In area euro, giovedì, avremo in Germania la seconda lettura del Pil e l’indice Ifo. Sul fronte delle banche centrali, sono attesi, giovedì, i verbali Bce sulla riunione di luglio, che potrebbero fornire indicazioni sulle future mosse dell’Istituto e sulle posizioni dei vari membri. Da segnalare anche mercoledì l’intervento di Mario Draghi a Rimini, al meeting di Comunione e Liberazione.

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