Situazione critica per il gas

Economia & Finanza

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La seconda smentita per il ministro Cingolani. Dopo la segnalazione del 29 luglio us a Governo e Parlamento da parte dell’Autorità di Regolazione che smentivano le rassicurazioni del ministro sul gas.

Alle sue certezze su stoccaggi quasi al massimo, rigassificatore che parte a gennaio, inverno non rigido (sic!!!) e la sostituzione del gas russo oltre all’Autorità ora si aggiunge anche l’agenzia specializzata Platts, con sede a Londra, che ha registrato i prezzi massimi del gas a Ferragosto.

Ieri 22 agosto 1000 Kwh valevano 244,45 euro, sul mercato virtuale TTF (Title Transfer Facility) con sede in Olanda. IL PUN (Prezzo Unico Nazionale) dell’elettricità si adeguerà a questo valore del gas ed è stimabile oggi 21 agosto, in circa 538 euro per 1000 Kwh rispetto a una media di luglio pari a 445 euro per 1000, Kwh.

La situazione italiana è insieme a quella tedesca una delle peggiori proprio a causa del maggiore legame con le esportazioni di gas russo e quindi alla riduzione dei flussi di gas, attraverso i gasdotti.

Lo scorso 9 agosto è entrato in vigore il Piano per la riduzione dei consumi di gas naturale nell’Unione europea, approvato a fine luglio e con scadenza 31 marzo 2023. IL taglio medio è del 15% sull’utilizzo del gas, Italia invece al 7%.

Molti esperti valutano errata la riduzione del gas del 7%, per il nostro paese indicata dalla Commissione UE e frutto di una ottimistica, ma errata valutazione della situazione del gas. Super ottimistiche, ma sembra con scarse possibilità con la reale evoluzione della situazione energetica le dichiarazioni del ministro Cingolani “Ci aspetta un inverno certamente di prudenza, vista la situazione internazionale, e di sobrietà dei consumi che non guasta mai, ma comunque ben sostenibile rispetto a quello dei colleghi europei”. Molti esperti e operatori di mercato valutano molto critica la gestione energetica, per l’inverno prossimo. Infine grande confusione e contraddittori appaiono alcuni provvedimenti della Unione europea. Opportuno valutare la corsa al gas e gli impegni assunti nel REPowerEU con la riduzione della domanda di gas del 30%, entro il 2030. Non confligge questo obiettivo di riduzione con la firma di contratti, a lungo termine con altri fornitori per sostituire il gas russo?

È concreto il rischio, che si possa passare con enormi rischi finanziari da poco gas a troppo gas? Ulteriore considerazione riguarda la proposta del price cap sul gas russo.

Logico considerare che, in un mercato che soffre di scarsità di offerta è il venditore che fissa il prezzo! Flop anche su questo versante.

Diciamoci francamente, che la guerra ha cambiato le priorità politiche dei governi: dalla priorità climatica, a quello della sicurezza energetica perseguita erroneamente, a mio giudizio facendo ricorso al carbone, ripresa dell’attività mineraria del petrolio e rilancio il nucleare da fissione.

Simmetrico al rischio russo esiste quello cinese, a causa della detenzione di metalli essenziali nelle tecnologie verdi. I prezzi del litio usato nelle batterie, per esempio, sono cresciuti da gennaio di cinque volte e quelli del cobalto raddoppiati.

Materiali sui quali la Cina detiene il monopolio. Io credo che una operazione opportuna e rapida dovrebbe essere quella di studiare, per l’Italia un mix energetico ottimale.

In proposito sarebbe opportuno investire nella ricerca dell’eolico ad alta quota, nella geotermia (a bassa e ad alta entalpia), nelle batterie al magnesio.

Svilupperemo queste fonti rinnovabili in successivi articoli presentando allo stesso tempo le critiche al nucleare da fissione di terza generazione e ai cosiddetti nuclear small reactor.




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