Il potere fatale del suffisso “ismo”

Arte, Cultura & Società

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Secondo moderne correnti di pensiero, ogni termine che contenga il suffisso “ismo”, rivela, prima ancora di un concetto, pare esprimere un’esasperazione e quindi un deterioramento del concetto stesso. È così per tutti gli “ismi”?

Va premesso che il suffisso ismo nasce con la civiltà greca ma è la modernità che ne ha esaltato il ruolo. Vediamo quindi un esempio importante.

Nella nostra lingua “ismo” [dal lat. -ismus, gr. -ισμός] é suffisso di molti vocaboli astratti, taluni derivati dal greco.

Ed un caso su tutti,  è “cristianesimo” (/cri·stia·né·ṣi·mo/), che ha origine dal lat. tardo Christianismus, quindi dal gr. Khristianismós (der. di khristianós ‘cristiano’ •sec. XIII).

In tal senso, un primo fondamentale ismo, il cristianesimo, suffraga quantomeno una tappa fondamentale della storia. Da qui, con il tipo “ismo” non c’è stato limite al conio di nuovi sostantivi.

Con prepotenza gli ismi sono entrati nel lessico quotidiano, senza che iniziasse un serio processo di elaborazione critica; hanno contribuito a creare innumerevoli categorie concettuali, senza riuscire talora ad ottenere la dignità di una effettiva considerazione ontologica. Con il tempo è andata sempre peggio, essendo subentrato il novero di terribili semplificazioni della storia del Novecento.

Iniziato il cammino di allontanamento dal quel, ahimè non ultimo, secolo terribile della storia dell’umanità dovrebbe essere inevitabile che lo sguardo più distante da determinati avvenimenti portasse a visioni d’insieme ampie, come capiterebbe a chi, procedendo per un cammino, osservasse il panorama ingrandirsi e i particolari farsi piccoli.

Ma è davvero così? Ad esempio succede in Italia ogni anno per la celebrazione del 25 Aprile, Festa della Liberazione, festa di tutti, non solo di una parte? Mi pare di no.  Perché? Se da un orizzonte che si allontana e sfuma man mano emergono degli ismi come visione riassuntiva, urge sia dato subito inizio ad uno studio concreto e approfondito di queste nuove e prepotenti categorie concettuali, da principio forse soltanto propagandistiche e segno di appartenenza, ma quasi certamente in futuro destinate a divenire chiave interpretativa per grandi narrazioni.

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