Smaterializzazione del denaro e credito virtuale: è boom

Economia & Finanza

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Foto di Kindel Media da Pexels

Il processo di dematerializzazione del denaro si è avviato in contemporanea ai cambiamenti tecnologici e ha ricevuto grande slancio con l’impatto di Internet e del fenomeno e-commerce su scala mondiale, dal Duemila in poi, volendo indicare un simbolico periodo spartiacque. Da allora la corsa è stata, come si vedrà, inarrestabile. Tanto che a fine 2021, soltanto in Italia, i pagamenti digitali hanno raggiunto i 327 miliardi di euro, tra contactless, transazioni da app mobile e pagamenti “indossabili”, ovvero gli smartwatch, in crescita di oltre 100 punti percentuali dal 2020 (dati Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano.)

Dalla banconota al Bitcoin

A partire dal nuovo millennio la moneta fisica, o cash, ha iniziato ad essere sostituita da supporti telematici e non cartacei per i pagamenti, come l’home banking e, primo su tutti, il Bancomat. Il passo successivo è avvenuto con l’introduzione delle carte prepagate, e dalle versioni virtuali delle carte di credito e debito.

Dal 1999, con la nascita di PayPal, ha iniziato a farsi strada l’idea di e-wallet, o portafoglio digitale, proseguita a ritmi elevati con l’introduzione di Google Pay, Satispay e con le altre app- portafoglio all-in-one, usate da milioni di utenti, sempre più smart e digitalizzati.

Le criptovalute, dal Bitcoin all’Ethereum, e i wallet crypto, hanno fatto il resto, eliminando del tutto gli ultimi agganci alla moneta fisica, con un sistema di scambio del denaro basato sul network, sul peer-to-peer (letteralmente “scambio alla pari”) e sulle chiavi di crittografia.

Photo by Pierre Borthiry on Unsplash

La digital economy, lato pratico a parte, ha modificato profondamente l’idea di “credito” da parte delle imprese e degli utenti, e avvicinato i consumatori all’idea del non-tangibile, eliminando le prime resistenze e aprendo le porte all’idea di cashless, supportata anche da incentivi governativi come il Cashback di Stato.

Le forme del credito virtuale

A ben vedere l’idea di credito virtuale, cioè svincolato dalla materialità della carta e della moneta, ha cominciato ad essere diffuso anche come tipologia di beneficio economico in chiave promozionale, ovvero come strategia di marketing aziendale.

Senza passare dal denaro fisico, come avveniva in passato, oggi anche il riscatto di offerte e promozioni avviene tutto in forma immateriale, via app e smartphone, dai codici sconto dei supermercati e della grande e piccola distribuzione di prodotti, ai coupon e voucher telematici, che consentono addirittura di inviare un regalo – un viaggio, un massaggio, un ingresso al cinema – senza carta e fiocco, direttamente via mail, con rapido accesso da un semplice link.

L’esempio più lampante del credito smaterializzato dal contante è però il cashback, che, dopo il piano statale per favorire la transizione al digitale, ha iniziato ad essere integrato ai programmi di marketing delle imprese di prodotti e servizi e-commerce di ogni settore. Addirittura, oltre all’app IO legata al cashback di Stato, sono nate delle piattaforme/app come Revolut e Satispay, che assicurano un rimborso in percentuale sulle spese effettuate nel tempo presso un negozio, fisico oppure online.

Il concetto di credito virtuale si associa al fatto che i soldi accumulati possono essere reinvestiti in acquisti e lo stesso accade con i programmi cashback dei servizi, da quelli delle utenze di luce e gas a quelli bancari.

Credito reale e credito virtuale assumono una specifica ulteriore e più evidente nel caso di alcuni tipi di attività online, come il gioco a distanza: esistono infatti tipologie di gioco che non richiedono l’apertura di un conto e l’investimento di denaro, ma il credito viene erogato dall’operatore legale (un concessionario ADM) nella formula dei casino bonus senza deposito, che nulla sono che soldi “virtuali” da spendere nei giochi della piattaforma per provarla, prima di aderire.

I crediti virtuali si sposano bene al mondo dell’intrattenimento digitale, e alla fruizione di servizi come quelli dei videogiochi, ma hanno iniziato a fare parte anche dei piani di fidelizzazione delle aziende che si occupano di telefonia ed utenze varie, come nel caso degli sconti in bolletta o sul carburante dopo il raggiungimento di una certa soglia di pagamenti digitali.

In pratica i vecchi regali e gadget delle raccolte punti e fidelity card, ormai, sono stati sostituiti da questi vantaggi immateriali ma ben più ricercati, specie in tempo di crisi.

Pagamenti digitali: ultimi dati dall’Italia

Foto  di mohamed Hassan da Pixabay

Il punto aggiornato della situazione rispetto alle transazioni digitali in Italia segna una tendenza favorevole, anche grazie ai piani di sensibilizzazione al cashless avviati a livello istituzionale.

Recente è, a questo proposito, l’introduzione di misure sanzionatorie per gli esercenti che rifiutano pagamenti POS: dal 30 giugno scorso, infatti, in forza del decreto legge n.36 del 30 aprile 2022, sono previste sanzioni di 30 euro più il 4 per cento dell’importo di ogni transazione rifiutata.

Si tratta di una svolta importante, visto che gli italiani sono sempre più propensi ai pagamenti digitali.

Al gennaio 2022, secondo i dati di Altroconsumo, un quarto degli italiani ha dichiarato di usare strumenti di pagamento online come i wallet, mentre il 24 per cento preferisce quelli via mobile, anche di tipo contactless.

Nel frattempo, l’app finanziaria Revolut è cresciuta di 750 punti percentuali in Italia in un solo triennio, e anche la tendenza dei correntisti delle banche va verso il digitale: stando ai dati dell’Osservatorio Nomisma il 68 per cento degli utenti preferisce infatti il vantaggi del mobile banking alla filiale fisica.

Il superamento dei timori di perdita di contatto con la moneta tangibile, insomma, sta facendo passi avanti sostanziosi anche nel Belpaese.

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