Siria, migranti e grano ucraino al centro del vertice a tre tra Turchia, Russia e Iran

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A Teheran l’incontro programmato già dal 2017 per una soluzione politica alla questione siriana. Sul tavolo anche lo sblocco delle navi cariche di grano ferme nei porti del Mar Nero. Erdogan è il primo leader Nato a incontrare Putin dall’inizio della guerra in Ucraina.

AGI – I presidenti di Turchia, Russia e Iran si incontrano oggi nella capitale iraniana TeheranUn trilaterale programmato nell’ambito del formato nato ad Astana nel 2017, per contrastare il terrorismo e cercare una soluzione politica in Siria.

La visita del presidente russo Vladimir Putin a Teheran arriva a una settimana dal viaggio del presidente americano Joe Biden in Israele e Arabia Saudita, un viaggio in casa dei due nemici giurati della Repubblica Islamica durante il quale il nucleare iraniano ha fatto parte dei temi in agenda.

Va anche ricordato che Arabia Saudita e Israele non hanno applicato le sanzioni nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, cercando di salvaguardare i propri interessi ma andando contro gli Usa, storico alleato di entrambi.

Da Teheran, d’altro canto, specificano che la visita di Putin servirà a valutare le misure da prendere per sviluppare i rapporti tra Iran e Russia, “i due Paesi più colpiti dalle sanzioni economiche”.

La piattaforma di Astana ha messo al centro la necessità di un processo politico in Siria, mirando anche a raggiungere stabilità e sicurezza attraverso presenza militare e assistenza umanitaria.

Il trio di Astana ha anche spinto per dare impulso al processo di Ginevra che, con la guida delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto portare a un nuovo ‘draft’ costituzionale mettendo d’accordo il regime di Damasco e l’opposizione.

Processo bloccato, sebbene Russia e Iran sostengano il regime di Damasco mentre Ankara è vicina all’opposizione.

Tra i temi del trilaterale di oggi il contrasto all’Isis, il ritorno dei rifugiati siriani in patria, tema su cui Erdogan continuerà a spingere fino alle elezioni del 2023 e la possibile operazione militare turca nel nord della Siria contro i separatisti curdi del Pkk-Ypg.

Un’operazione che Erdogan vuole fortemente, ma che trova la ferma opposizione sia dell’Iran che della Russia, oltre che della Casa Bianca.

Il presidente turco ha minacciato ripetutamente un intervento mirato portare e termine la costituzione di una zona cuscinetto di 30 km di profondità in territorio siriano che comprenda le aree di Tel Rifat e Menbij, da sottrarre ai separatisti curdi del gruppo Pkk/Ypg con cui Ankara è in guerra dal 1984.

Un progetto, quello di Erdogan, partito nel 2019 e mai portato a termine per l’intervento di Russia e Usa che avevano offerto garanzie che, secondo Ankara, ‘sono state disattese’.

Erdogan ha ripetutamente annunciato l’operazione, che ha però fino ad ora trovato l’opposizione di Usa, Iran, ma soprattutto della Russia. In seguito alla visita ad Ankara del presidente russo Sergej Lavrov dello scorso 8 giugno sono infatti cambiate le carte sul tavolo e l’operazione è quasi sparita dai discorsi del presidente turco.

Ankara ha bisogno del via libera di Mosca per utilizzare lo spazio aereo, ma anche di Teheran, che controlla le milizie sciite nell’area. Tuttavia, oltre al dialogo sulla Siria sono gli incontri bilaterali in programma ad attirare l’attenzione.

Nel programma del presidente turco Recep Tayyip Erdogan è un vertice di cooperazione di alto livello con il collega iraniano Ebrahim Raisi, l’occasione per una valutazione dei rapporti bilaterali tra Turchia e Iran e per discutere due anche della gestione della frontiera tra i due Paesi, dove il governo turco ha quasi portato a termine la costruzione di un muro per fermare il flusso di migranti proveniente sopratutto dall’Afghanistan.

Attenzione e attesa sono però tutte sul bilaterale tra il presidente russo Vladimir Putin ed Erdogan. Il presidente turco è il primo e unico leader Nato a incontrare Putin dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Tramontata al momento l’ipotesi di un negoziato per un cessate il fuoco, i due leader si troveranno faccia a faccia per parlare delle almeno 35 milioni di tonnellate di grano ucraino bloccate nei porti del Mar Nero a causa della guerra e che rischiano di marcire creando una crisi alimentare di portata mondiale.

La scorsa settimana, in seguito a un vertice a Istanbul tra le delegazioni militari di Russia, Ucraina e Turchia con la partecipazione di funzionari dell’Onu, le parti hanno raggiunto un accordo per la costituzione di un centro di controllo logistico a Istanbul al fine di tracciare la rotta delle navi in uscita dal Mar Nero attraverso un percorso libero dalle mine che ora ne infestano le acque.

L’incontro tra Erdogan e Putin è importante per definire la data di un prossimo vertice, già anticipato e che dovrebbe avere luogo nei prossimi giorni. Incontro necessario, come anticipato dal ministro della Difesa turco Hulusi Akar, per rivedere i punti dell’accordo, definire gli ultimi dettagli tecnici e apporre le firme.

Apparentemente siamo ai dettagli e al momento delle firme e l’ultima settimana ha regnato ottimismo, tuttavia dopo il faccia a faccia tra leader di oggi il destino delle milioni di tonnellate di grano e di milioni di persone cui le derrate sono destinate, sopratutto in Africa, sarà più chiaro.

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