L’Opinione di Roberto Chiavarini
Nel corso della nostra esistenza, in ognuno di noi, si potrebbe determinare, inaspettatamente, la casualità di entrare in altre dimensioni esistenziali e potremmo essere chiamati a contrapporci alle trame ineluttabili di uno spietato destino, che ci indurrebbe, gioco forza, a scandagliare le profondità della nostra sofferenza.
E a poco servirebbe cercare di dare un senso alla vita umana che abita la terra che, malgrado tutto, proseguirebbe il proprio corso, ignara ed indifferente al nostro dolore.
Nel qual caso, saremmo costretti ad immergerci, spasmodicamente, negli abissi della nostra anima, pur di dare una spiegazione agli eventi, al fine di ritrovare la nostra stabilità interiore perduta.
Perché, la nostra vita, evidentemente, posta in contrapposizione all’imponderabile, si ritroverebbe come immersa in un mare in tempesta, nel quale, anche il naufragare, potrebbe rappresentare un evento tanto improvviso quanto inaspettato, sufficiente per determinare in noi, la consapevolezza che, il solo rimedio, potrebbe dipendere unicamente dal nostro istinto di sopravvivenza.
E se, diversamente, dovessimo pensare di non farcela, il “dolce naufragare”, abbandonati pian piano a quegli abissi, non potrebbe diventare certo l’unica via di uscita da questa vita.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Ed allora vaffanculo a tutto, anche alle ricchezze e a tutte le banalità quotidiane della nostra esistenza, che pure saremmo disposti a barattare per un po’ di Solidarietà, di Amicizia, di Amore, di Rispetto e di Conforto morale, che non sono in vendita in nessun Ipermercato e non hanno prezzo al mondo.
Ovvero, va in scena “quel che c’è, senza esserci davvero”.
ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica
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