La metamorfosi di Luigi Di Maio

Politica

Di

di Donatello D’Andrea

Ci sarebbero tante espressioni per descrivere questa incredibile trasformazione di un uomo che, fino a pochi anni fa, rappresentava perfettamente la sintesi del grillismo più acuto.

“Da uno vale uno a uno non vale l’altro”, potrebbe essere una di queste. Luigi Di Maio, fino a poco tempo fa la stella più luccicante del M5S, ha lasciato la casa che l’accolto per scagliarsi, poi, contro la sua stessa ex creatura, il suo leader e ciò in cui credeva e per cui aveva combattuto a lungo.

Da quel PD “partito di Bibbiano che toglie i bimbi alle famiglie con l’elettroschock” sono passati solamente pochi anni, eppure parrebbe essere trascorsa una vita.

Con l’addio del 21 giugno, Di Maio ha solamente completato quello che era in cantiere da tempo. L’enfant prodige aveva portato al 33% il M5S, governato con la Lega in un superministero, cioè quello del Lavoro e dello Sviluppo Economico – cosa che gli tolse parecchia visibilità a favore di Matteo Salvini – perso le Europee e dimessosi da capo politico nel gennaio 2020. In questo lasso di tempo, Di Maio è cresciuto molto politicamente e ha deciso di imboccare una strada.

L’eredità politica di quello che resta del M5S – a livello di uomini, si intende – è lui, la sua trasformazione in “riserva della Repubblica”. Una categoria di politici sempre verdi e senza partito di riferimento che vivono nel Palazzo e possono essere adoperati da ogni governo.

D’altronde, il suo percorso nel Movimento era terminato nel gennaio 2020 e la necessità di riciclarsi e di ritagliarsi un ruolo per farsi notare era impellente. Una morte politica annunciata che ha condotto Di Maio nello spazio delle istituzioni, la strada più congeniale per salvarsi: dalla Farnesina, ministero pesante e fondamentale per ottenere la visibilità necessaria per farsi notare, ha costruito il nuovo Luigi Di Maio, un uomo buono per tutte le stagioni politiche e dunque apolitico per eccellenza.

A livello di un eventuale partito, Di Maio si aggiunge allegramente al gruppo degli “zerovirgola”, ma nel brevissimo termine la mossa ha un suo perché. Di Maio vuole mostrare a tutti la sua metamorfosi, apparendo come responsabile e lungimirante. Inoltre, appare chiaro che lui veda l’esperienza grillina come finita e senza futuro, di conseguenza ha scelto la strada più semplice nella speranza di riciclarsi altrove, proprio come una riserva della Repubblica.

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