Disinformazione e censura mediatica: intervista a Francesco Amodeo

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Il 3 luglio, in occasione del compleanno di Julian Assange, nella rubrica Voci Scomode”, col giornalista d’inchiesta Francesco Amodeo, si è parlato non solo del flash-mob da lui stesso organizzato, ma altresì della censura ormai dilagante in tutte le cosiddette democrazie, basti pensare che l’Italia è al 58esimo posto per quanto concerne la libertà di stampa.

Si è parlato in particolar modo di gogna ed esilio mediatico, ma la censura tocca altresì ben altri settori, come sanità e università, dott.De Donno e prof.Orsini docent; per concludere addirittura con le liste di proscrizione di chi “osa” sollevare dubbi, domande o semplicemente discostarsi dall’ imperante versione che vede Zelenzky come un deux ex machina, venuto in salvo per la sua Terra e il suo Popolo.

Una censura e una caccia alle streghe di cui nessuno si indigna, Istituzioni in primis.

A questo punto la domanda è più che scontata anche se paradossalmente continua a non avere risposta.

Una risposta che, però, cercheremo di avere da chi è costantemente censurato, ostacolato e addirittura minacciato, il tutto sempre nella rubrica “Voci Scomode”

Dott. Amodeo, come si è potuti arrivare a tanto? Si sarebbe potuto, precisamente dovuto evitare e in che modo? Ma soprattutto, come si può porre rimedio a questa democrazia che sa sempre più di regime?

“Tutto si sarebbe potuto evitare se il popolo fosse stato consapevole e compatto.

I nemici dei popoli non si sono mai nascosti né hanno nascosto i propri intenti, anzi, si sono organizzati alla luce del sole.

In Italia, in particolare, la disinformazione e la censura mediatica sono scientemente organizzate e sono palesi così come sono palesi i suoi protagonisti.

Come ho riportato nella mia inchiesta “La Matrix Europea” ci sono lobby potentissime i cui membri si riuniscono per giorni per studiare strategie che possano tutelare i propri interessi e permettergli di creare delle vere e proprie sinarchie dei governi ombra.

I loro interessi sono palesemente contro quelli dei popoli e delle democrazie che loro vedono come un intralcio.

Per organizzarsi convocano i nostri giornalisti e li formano.

Non a caso, come ho riportato nelle mie inchieste, nel Bilderberg del 2014 a Copenaghen, era presente Monica Maggioni che poi diventerà addirittura il presidente della TV di Stato, la RAI.

Con lei anche Lili Gruber anchor woman de La7, ma anche diversi editori e membri del consiglio di amministrazione dei principali media oltre ad opinionisti onnipresenti come Beppe Severgnini, Stefano Feltri, oggi direttore di un quotidiano. Come potete vedere non si nascondono.

I giornalisti che decidono di fare la carriera da lobbisti in organizzazioni internazionali e antidemocratiche sono chiamati a seguire due regole su tutte: la prima è la segretezza come previsto dalla Chatham House britannica che impedisce ai partecipanti a quelle riunioni di fare nomi o collegare i fatti ai singoli membri intervenuti e l’altra regola, ancora più grave, è

quella di dover fare gli interessi della lobby nel proprio paese.

Il che per un giornalista è una cosa vergognosa dover fare gli interessi di una lobby e non quelli della verità. Immagini quando poi una di queste giornaliste diventa presidente della TV di stato come è accaduto da noi.

Eppure non ricordo italiani occupare la sede Rai per opporsi al fatto che una lobbista dichiarata ed ufficiale diventasse il presidente della TV di stato, ossia di quella TV che dovrebbe essere megafono dei valori democratici.

Come vede, la responsabilità del popolo è enorme”.

Come vede l’epilogo del fondatore di Wikileaks che lotta tra la vita e la morte? Ma soprattutto come considera che, ancora oggi, nel 2022, ci siano giornalisti che rischiano o peggio perdono la vita sol perché fanno il loro lavoro?

Dove abbiamo sbagliato? Quante colpe ha la politica ma altresì il Popolo?

“Come le dicevo le reponsabilità del popolo sono enormi.

Per Assange spero che il flash-mob sia solo l’inizio di una protesta ad oltranza che vedrà coinvolte sempre più persone e personalità.

L’epilogo dobbiamo deciderlo NOI ITALIANI (riprendo il nome del movimento che ho formato) e questo epilogo deve

prevedere la libertà di Assange.

Nella mia nuova inchiesta “Perchè il conflitto è NATO” ho smascherato tutte le responabilità degli apparati americani anche nel conflitto in Ucraina e l’ho fatto usando solo fonti ufficiali ed occidentali.

Tornando al tema della censura, dopo che ho pubblicato questa inchiesta così documentata mi hanno cancellato la pagina Facebook che avevo da 15 anni e mi hanno chiuso il canale Amazon.

Credo che questo sia indicativo degli attacchi che è costretto a subire un giornalista libero in Italia”.

“La responsabilità del Popolo è enorme”.

Chissà, forse è la volta buona che al costante piagnisteo accompagnato da un altrettanto costante menefreghismo, si faccia un bel mea culpa e ci si mobiliti per salvare il salvabile.

Rita Lazzaro

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