Crisi di governo: De Carli risponde alla chiamata del cittadino…

Politica

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Dice sul suo profilo Facebook di essere “In politica per vocazione”, ma anche di agire “d’istinto”. Entrambe affermazioni soltanto comprensibili conoscendo il carattere sanguigno e generoso, un po’ acceso e pregno di passione, dei romagnoli d.o.c., come Mirko De Carli (e come potrebbe non esserlo a partire da una foto così espressiva?). In risposta all’articolo: “Il cittadino chiama. Il politico risponde?“, pubblicato ieri su questa testata con un disegno e una riflessione dell’illustratore Igor Belansky circa la crisi di governo in atto, in qualità di portavoce nazionale del movimento “Il Popolo della Famiglia”, ha fatto giungere una sua “nota con preghiera di pubblicazione e/o diffusione”. Grazie alla cortesia del Direttore, ritengo quindi corretto esaudire questa legittima richiesta, lasciando ai lettori ogni eventuale giudizio o spunto di approfondimento al riguardo.

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LA BIENNALE DEL DISSENSO DEGLI ANNI VENTI
di Mirko De Carli

Come prese avvio la svolta politica degli anni ottanta da cui nacque quel breve ma epico nuovo miracolo economico italiano? Con la biennale del dissenso del 1977.
Raccontiamo brevemente i fatti. Fu organizzata da Carlo Ripa di Meana con l’obiettivo “di portare la proposta del dissenso culturale oltrecortina al centro del dibattito nazionale”: un evento che aumentò ulteriormente il livore tra i due partiti della sinistra italiana (PSI e PCI), contribuendo a ridefinire l’immagine del Partito socialista italiano agli occhi degli osservatori politici, “come il partito dei dissidenti, baluardo della difesa della libertà e della democrazia”
Perché fu un momento decisivo per una svolta culturale e politica capace di riportare il paese a guidare un percorso di crescita e sviluppo mai più visto dopo quella stagione? Perché la guida socialista di Craxi si “alleggeriva” gradualmente abbandonando quello che potremmo definire un “guscio vuoto” ideologico per aprirsi a un pragmatismo disincantato e roboante.
Il cuore dell’azione non era il fine ma il mezzo per raggiungerlo e lo strumento del dissenso culturale diventava strategico per rompere schemi ideologici vecchi e precostituiti che non appartenevano più al tessuto sociale del paese.
“Il perdurare del legame tra Botteghe oscure e Mosca, era in qualche modo, consono al leader del PSI: permetteva infatti ai socialisti di mantenere il primato del volto democratico della sinistra, mettendo all’angolo i comunisti, puntando sulle loro contraddizioni di forza politica in mezzo al guado, e tentando così di sfruttare le incongruenze del Partito comunista italiano per riconquistare un ruolo centrale in seno al movimento operaio italiano” (cit. Valentine Lomellini).
Riportando la riflessione ai giorni nostri siamo chiamati a ripercorre questa strada nella costruzione di un’alternativa per l’Italia all’agenda Draghi che la sinistra, politica e imprenditoriale, ha fatto propria per perdurare nella gestione del potere: occorre dunque rompere lo schema ipocrita dell’unità di un centrodestra che non esiste più da troppo tempo e argomentare il percorso di costruzione di un’area vasta capace di proporsi con una serie di “cose da fare” che ripensino il processo democratico prima di tutto, liberandolo dalle gabbie ideologiche che la il centrodestra di governo ha costruito da diversi anni.
La nuova cortina di ferro è rappresentata da quel pensiero unico che porta partiti come Lega e Forza Italia a non avere il coraggio di muovere una critica robusta e decisa sull’impossibilità di continuare a dare fiducia a governi non rappresentativi di un reale sentimento popolare, a definire agende governative che nascono da lobby antidemocratiche e che non hanno mai un vero e proprio “bagno” democratico e a rimanere ancorati fideisticamente a un progetto europeo e di alleanza atlantica che sta dissanguando il ceto medio, dissolvendo la famiglia e schiacciando quel resta del “primato della politica” in un fiero pensiero tecnocrate governato dalle logiche della finanza globale.
Davanti a un’opinione pubblica che rimane silente perché priva di stimoli comunitari capaci di alimentare un sussulto democratico organizzato e non solo “di pancia” serve dunque una riflessione intellettualmente autonoma e scevra da ogni influenza per disarmare il pensiero unico che va diffondendosi dalla retorica ossessiva della pandemia fino a quella del conflitto in Ucraina. Occorre, in ultimo, assumere nei confronti della realtà occidentale un libero e sincero rapporto critico, fino all’aperto rifiuto di ciò che nella sua struttura non ha nulla a che vedere con la democrazia e la libertà intesa come primato della persona.
La Romagna, a partire dall’autunno prossimo, diventerà un interessante laboratorio di tutto questo dando il via ai dibattiti itineranti della #biennaledeldissenso2 che aprirà il nostro cammino di avvicinamento all’importante appuntamento elettorale del prossimo rinnovo del Parlamento italiano.
Insieme ad accademici, imprenditori e amministratori elaboreremo l’ossatura di un vero e proprio pensiero dissidente capace di presentare un programma di azioni concrete capaci di rendere la Romagna sempre più indipendente, protagonista e competitiva.
Solo cosi la nostra Alternativa per l’Italia potrà trovare nella terra di Fellini e de Il Passatore quelle radici solide per cambiare i destini di un paese intero.

La crisi di governo (disegno di Igor Belansky)

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