La guerra costringe Biden a cambiare registro con i Paesi del Golfo

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Saranno molti i temi sul tavolo del vertice di venerdì a Jedda, dove il presidente americano cercherà di trovare nuovi spunti di dialogo con i leader di Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman, Bahrain, Qatar, Iraq, Giordania ed Egitto.

di Tommaso Lecca

Joe Biden

AGI – Da “paria” per i diritti umani a interlocutori da portare al tavolo delle grandi democrazie. Il conflitto in Ucraina, con tutte le sue conseguenze economiche, ha costretto il presidente Usa, Joe Biden, a cambiare registro nei confronti dei Paesi arabi del Golfo Persico, Arabia Saudita in primis, come evidenziato dai toni della sua prima visita da capo della Casa Bianca nella regione.

Le sue risorse energetiche sono vitali per mitigare l’impatto sulle forniture globali della guerra russa in Ucraina“, tuttavia “so che molti non sono d’accordo con la mia decisione di viaggiare in Arabia Saudita“, si legge nell’intervento di Biden pubblicato sabato scorso sul Washington Post.

Il quotidiano per il quale scriveva Jamal Khashoggi – il giornalista saudita assassinato nel 2018 in circostanze che chiamarono in causa direttamente il governo di Riad – dopo aver ospitato l’intervento del presidente, non ha avuto remore nel condannare il viaggio di Biden che “erode la nostra autorità morale”.

Tuttavia, ha ammesso l’influente giornale in un’analisi alla vigilia del viaggio, “Biden è sotto pressione per abbassare il costo della benzina per evitare che gli elettori puniscano il suo Partito democratico alle elezioni del Congresso di novembre”. Le sanzioni all’energia prodotta in Russia rappresentano infatti una manna dal cielo per i Paesi dell’Opec, ora capaci di influenzare più di prima il prezzo del petrolio e dunque di avere un impatto diretto sia sull’economia statunitense che sulla compattezza degli alleati europei nel braccio di ferro con Mosca.

In questo contesto va inquadrata la visita di Biden in Medio Oriente, iniziata oggi in Israele, nella quale il presidente Usa incontrerà undici leader della regione. Riad è senza dubbio una grande vincitrice nella nuova crisi della stagflazione – il cocktail di bassa crescita associata all’alta inflazione – come testimoniato dal testa a testa con Apple ingaggiato da Saudi Aramco, società statale saudita di idrocarburi, che a maggio ha superato l’azienda di Cupertino come leader mondiale per capitalizzazione di mercato. Sconvolgimenti nei rapporti economici che non potranno restare fuori dal vertice di venerdì a Jedda, dove Biden incontrera’ i leader di Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman, Bahrain, Qatar, Iraq, Giordania ed Egitto.

A eccezione del solo governo di Baghdad, nessuno degli altri partecipanti era stato invitato al Summit per la democrazia organizzato da Biden a dicembre del 2021 mirato a “definire un’agenda costruttiva per il rinnovamento democratico e per affrontare il maggiori minacce odierne per le democrazie attraverso l’azione collettiva”.

Ma serrare le fila dei ‘like-minded partner’ non è stato sufficiente a disinnescare l’invasione russa dell’Ucraina e le sue conseguenze. Di qui ‘l’allargamento’ dei confini occidentali anche alle potenze del Golfo, distanti nei valori, ma necessarie per superare la doppia crisi energetica e dell’inflazione.

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