Panem et circenses

Arte, Cultura & Società

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Lo sport da sempre ha rappresentato per i giovani un momento di aggregazione di gioia e svago, ma anche la capacità di accettare le difficoltà e le sconfitte con la speranza che la prossima partita sarebbe andata meglio; lo sport  è un po’ la metafora della vita con le sue difficoltà, l’impegno costante, le frustrazioni, la capacità di sacrificio.  Molti hanno intrapreso l’agonismo o la carriera sportiva perché attirati dalla bellezza di un’ attività che apparentemente non serve a nulla, ma che aiuta a crescere, fa conoscere se stessi, i propri limiti e le proprie possibilità e forse proprio perché non serve a nulla rende liberi e spesso anche migliori. Purtroppo oggi intorno a determinate attività sportive ruotano interessi enormi e le società sportive, che esercitano una pressione spropositata sugli atleti, quotate in borsa e monetizzati gli scopi, il valore dello sport lo hanno del tutto stravolto. L’esempio più eclatante è il mondo del calcio dove vi è un giro di milioni gigantesco e spesso in passato sono accaduti episodi gravi, come le partite truccate, che non hanno più nulla di gioco. I giocatori passano da una squadra all’altra e viene alimentato un giro di denaro che arricchisce le società che vendono il proprio calciatore e lo stesso, senza alcun rispetto per i tifosi e privo di ogni senso di appartenenza, conta solo il denaro ed  i contratti a più zeri. Spesso le società disumanizzano  la maggior parte degli atleti per le loro eccessive pretese ed incattiviscono questi giovani. Ma cosa ben più grave è l’uso di sostanze dopanti  da parte degli atleti, a cui spesso li spingono le stesse società per aumentarne le prestazioni senza preoccuparsi minimamente dei possibili rischi per la salute e la vita stessa degli atleti; insomma vengono trattati come cavalli da corsa da sfruttare sino allo sfinimento nella piena alienazione dei veri e originali valori che furono fondamenta dello sport: tutto oramai ruota intorno al dio denaro.  Tutto oramai è mistificato ed ha perso il suo valore intrinseco. Gli atleti non sono più modelli di comportamento a livello sportivo o morale, ma il loro volto e la loro carriera è sfruttato  dalle varie aziende  attraverso spot pubblicitari milionari,  per promuovere questo o quel prodotto, per poi finire nel dimenticatoio quando la loro attività termina: tutto in fondo è mercato! Purtroppo questo mondo veicola messaggi negativi e inganna i giovani che pensano si possano ottenere facilmente grandi guadagni e senza alcuna preparazione e cultura personale, Totti  docet.  Molti sport  sono stati snaturati a causa delle società ed in particolare il calcio ha perso tutto per il troppo denaro che vi gira intorno, ma le prodezze dei calciatori valgono davvero tanto o si è perso il senso della realtà? E’ avvilente e mortificante pensare che grandi scienziati abbiano modeste risorse  e che giovani ricercatori vivono quasi nell’indigenza pur portando avanti lavori utili a tutta la nazione, mentre dei calciatori poco istruiti guadagnino milioni di euro all’anno.  Anticamente, ma sino a non molti anni fa lo sport  era veritiero, libero dal condizionamento del denaro e rispondeva realmente alla sua natura originaria che era quella di far emergere le capacità ed il valore degli atleti, serviva anche a capire fin dove potevano spingersi le possibilità umane. Va ricordato che quando lo sport nacque nell’antica Grecia era legato alla celebrazione  di eventi e persone particolarmente meritevoli per la comunità ed era fortemente aggregante, inoltre tanto era importante che era legato alle funzioni religiose che si tenevano  per onorare gli dei, basti pensare alle olimpiadi dedicate a Zeus olimpico, ma anche i vivi ed i morti venivano ricordati e celebrati grazie alle manifestazioni sportive. Insomma lo sport nell’antica Grecia aveva un carattere quasi sacro perché attraverso l’agone si celebravano il valore ed il potenziale umano che si esprimeva per celebrare la religione ed i valori in cui credeva l’intera comunità: il coraggio, la forza, la lealtà, la resistenza fisica e l’abilità ed il premio per il vincitore non era certo il denaro, ma una corona di fronde di ulivo selvatico intrecciate, come segno di pace. Ma tutto questo poco interessa al tifoso ed all’ultrà, come ai politici che hanno fatto loro la locuzione usata nell’antica Roma, “panem et circenses”, per contentare e distrarre la plebe e che si tratti dell’antico Colosseo o dell’attuale Montecitorio, la demagogia resta lo sport di chi governa.

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