Uiguri: il dramma continua ma l’ONU non ufficializza il rapporto

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Il viaggio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet nello Xinjiang ha suscitato l’indignazione delle ONG, che rivendicano che venga pubblicato un rapporto dettagliato ONU sulla repressione degli uiguri nella regione.

Un’occasione perduta per fare chiarezza sui diritti umani in Cina: molti osservatori, attivisti e difensori della causa uigura, il gruppo etnico musulmano del Grande Occidente cinese, concordano nell’aditare Michelle Bachelet. Non si farà certo intimorire questa politica cilena di lungo corso, presidente del Cile per due mandati non consecutivi (2006-2010 e 2014-2018), prima donna a rivestire tale carica a Santiago. Nel suo paese, è stata anche ministro della Sanità e, sotto la presidenza Lagos, ministro della Difesa.

Dal 2018 ha assunto la carica di Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e, in questa veste, ha portato a termine, il 28 maggio, un contradditorio viaggio nella Repubblica Popolare. Nello Xinjiang, dopo aver visitato un carcere e un ex campo di internamento riservato ai membri delle minoranze musulmane, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha vagamente ricordato al regime di Pechino di rispettare le leggi sulla protezione dei diritti umani.

Da parte della diaspora uigura e dei portavoce delle famiglie di coloro che sono scomparsi nel grande gulag cinese nel deserto, prevale la rabbia, ritenendo che sia stata soltanto una operazione di facciata, come anche nell’opinione di Dilnur Reyhan, presidente dell’Istituto Uiguro d’Europa.

Più di un milione di musulmani sono stati imprigionati nello Xinjiang dal 2017, stipati in campi di rieducazione costruiti per coloro che sono sospettati, nel modo più arbitrario, di deriva islamista e radicalizzazione. Un rapporto su questa drammatica realtà è stato redatto dalle équipe della Bachelet, ma di fatto non risulta ancora essere stato rilasciato dall’Alto Commissariato, malgrado le notevoli aspettative e le continue sollecitazione delle parti interessate.

Secondo indiscrezioni sulla stampa internazionale, questo rapporto, che consiste in interviste con gli uiguri, immagini satellitari e testimonianze di membri di ONG, ricercatori e giornalisti negli ultimi quattro anni, non riporta rivelazioni eclatanti, ma fornisce una descrizione oggettiva del sistema di internamento di massa e di sorveglianza sistematica della popolazione uigura, con un approccio metodologico rigoroso e cauto, che ne garantisce la legittimità. La sua maggiore valenza sarebbe costituita proprio l’essere stato prodotto dalla massima autorità mondiale competente in materia e tutto ciò giustifica la querelle in corso.

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