Draghi: “L’inflazione preoccupa, non vedo recessione”

Economia & Finanza

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Il premier ha riferito che nel corso dell’incontro con Biden l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo del gas è stata accolta con favore anche se l’amministrazione americana “sta riflettendo più sul tetto al prezzo del petrolio che sul tetto al prezzo del gas”.

© Palazzo Chigi
– Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden

AGI – L’inflazione è “un problema grandissimo” in Europa e negli Stati Uniti, anche se la situazione è molto “diversa”.

Ma nonostante ciò, il premier Mario Draghi non ritiene che l’Italia possa finire quest’anno in recessione. Il nostro paese è ora “molto attivo” nel diminuire la dipendenza dal gas russo e per ridurre l’impatto del caro-energia sull’inflazione: per questo motivo, ribadisce il presidente del Consiglio in conferenza stampa all’indomani del faccia a faccia con il presidente Usa nello studio ovale, “è necessario che si giunga presto all’imposizione di un tetto al prezzo del gas”.

Ne ha parlato anche con Biden: “Abbiamo tenuto a ricordare che ogni iniziativa e provvedimento che si prende sul fronte del gas e del petrolio per superare la situazione di crisi non deve andare a detrimento delle energie rinnovabili. Questo significa un aumento molto forte degli investimenti nelle rinnovabili, perché liberarsi dalla dipendenza dal gas è ancora più necessario oggi di qualche mese fa”.

Da parte sua, “il governo italiano ha preso numerosi provvedimenti di semplificazione e non avremo esitazione a prenderne degli altri se non vedremo un aumento degli investimenti nelle rinnovabili”.

Tornando al gas, il premier ha riferito che nel corso dell’incontro con Biden l’ipotesi di mettere un tetto al prezzo è stata accolta con favore anche se l’amministrazione americana “sta riflettendo più sul tetto al prezzo del petrolio che sul tetto al prezzo del gas. Si è deciso che ne riparleremo assieme”.

Ma è necessario che, a suo giudizio, l’Europa eserciti il suo ruolo di “grande compratore”. Occorrerebbe, suggerisce il premier, “creare un cartello dei consumatori” oppure “persuadere l’Opec a produrre di più”.

E visto che “non c’è un pronunciamento ufficiale sui pagamenti di forniture di gas russo in rubli e su ciò che costituisce una violazione alle sanzioni”, Draghi si ritiene fiducioso sul fatto che questi pagamenti continueranno.

Ci troviamo di fronte a una “zona grigia”, sottolinea il premier: ad esempio, “il più grande importatore, la Germania, ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas hanno già aperto conti in rubli”.

Caro-energia a parte, il capo del governo è comunque preoccupato per l’andamento dell’inflazione, problema “molto sentito” anche da Biden.

E in questo senso si spiega la stretta della politica monetaria da parte delle banche centrali. Il timore è che il rialzo dei tassi possa deprimere ancora di più la ripresa post-pandemica, già penalizzata dal conflitto.

Secondo Draghi, la presidente della Bce, Christine Lagarde, “è ben consapevole” del rischio-stagflazione, che può essere prodotto dalla stretta monetaria.

“Ma – spiega – la situazione tra Usa e Italia è molto diversa, in quanto il mercato del lavoro americano dimostra che l’economia sta andando bene e in Europa l’attività economica ha ancora molti margini per crescere. Per questo il processo di normalizzazione sarà diverso”.

A differenza di altri Paesi, l’economia italiana marcia spedita. Draghi sostiene di non intravedere una recessione quest’anno. “Abbiamo chiuso molto bene il 2021 – ricorda – quindi ci portiamo dietro una crescita acquisita”, anche se riconosce che “gli indicatori sono al momento molto confusi” citando le previsioni per il I trimestre. Inizialmente, i primi tre mesi dell’anno dovevano andare meglio se confrontati al 2021, poi invece tali stime sono state peggiorate.

“Abbiamo chiuso il trimestre diciamo in modo medio”, prosegue Draghi. E gli indicatori attuali fanno intendere che in alcuni settori, come i servizi, “l’attività non si è indebolita, anzi. Nel manifatturiero invece sì, a causa delle strozzature nelle linee d’offerta che fanno sentire il loro peso. È una situazione di grande incertezza, ma non possiamo dire che andrà peggio per tutta l’economia”, conclude.

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