Il Bari, la fretta e le pretese tra Erodoto e Totò

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In un periodo in cui le bufale su possibili giocatori accostati al Bari sono tante e prevedibili, in una intervista rilasciata all’Edicola del Sud, il presidente De Laurentiis ha dichiarato a chiare lettere che sarà un grande traguardo già il rimanere in serie B per quest’anno, fermo restando che ci sarà sempre il fattore sorpresa, vale a dire che nulla vieterà di provare ad agguantare la promozione.

Apriti cielo. I tifosi già hanno storto il muso in quanto non accettano questo obiettivo, perché vorrebbero, legittimamente, già una squadra pronta per il triplo salto carpiato dalla C alla A in due anni, perché – dicono – “il Bari è il Bari, noi siamo Bari, non Pordenone” e, in fondo, hanno ragione. Però: si, c’è sempre un però nella vita altrimenti la stessa sarebbe monotona e prevedibile.

Il dubbio della multiproprietà arrovella tutto l’ambiente, e come dar loro torto. Il timore è che i De Laurentiis possano lasciare il Bari (naturalmente nelle mani solide finanziariamente e non in quelle di sprovveduti) mantenendo il Napoli, e, in attesa che i gradi di giudizio si pronuncino, la società potrebbe stazionare, stagnando, nella B così come fu per la Salernitana rimasta in categoria per sei anni consecutivi, squadra, quella campana – lo ricordiamo – che è stata di proprietà di Lotito, presidente anche della Lazio. Ecco, il timore è proprio questo, che De Laurentiis, la cui filosofia aziendale è ben nota ed apprezzata, possa cominciare col freno a mano tirato un campionato dove i tifosi si aspettano quanto meno una lotta serrata per la A e non per rimanere in B, cosa che darebbero per scontato.

Ecco, forse sarebbe il caso di anticipare sin d’ora che cominciare a contestare la proprietà sin da adesso cavalcando, magari, l’onda delle prime sconfitte – che sicuramente arriveranno, inutile girarci attorno – con il solito bolso striscione “De Laurentiis tempo scaduto” sarebbe inopportuno.

Noi crediamo che con una B agguerrita con le probabili Genoa, Cagliari, Venezia, Parma, Brescia e tante altre pretendenti, per una neo promossa come sarà il Bari, conservare la categoria sarebbe già un bel traguardo a prescindere al nodo multiproprietà che tanto arrovella, giustamente, i tifosi. Del resto abbiamo provato sulla nostra pelle cosa vuol dire stagnare il C per due anni in più: la promozione non si acquisisce di diritto, di default, si può andare incontro ad errori, a sfortuna, a tante componenti che potrebbero tarpare le ali, cosa accaduta al Bari nei precedenti anni di serie C e la stessa cosa potrebbe capitare in B perché la promozione in A, pur allestendo uno squadrone, non è automatica e chi non condivide questo concetto è in malafede.

Del resto la storia parla chiaro: è già capitato molte volte il triplo salto di categoria dalla C alla B, è accaduto al Lecce, al Novara, al Bari stesso di Bolchi e a tante altre squadre, dunque, non crediamo sia impossibile provarci ma, come detto, così come si confà per ogni neopromossa, sarebbe cosa buona e giusta concentrarsi inizialmente, mentalmente e psicologicamente sulla permanenza dignitosa in serie B, magari arrivando ai playoff davanti a squadroni che sicuramente punteranno alla A, tra l’altro con tanti milioni provenienti dalle TV e dalle retrocessioni in tasca, disponibilità non contemplata dai De Laurentiis che, ancora una volta, dopo le decine e decine di milioni investiti fino adesso da quattro anni a fondo perduto, dovranno rimettercene di ulteriori di tasca propria per allestire una squadra competitiva. E’ bene precisarlo ai più riottosi che pretendono tutto e subito.

Per carità, non vogliamo essere disfattisti, né tanto meno difendere nessuno, ma vogliamo solo essere realisti preparandoci ad una categoria composta da 38 battaglie, anzi guerre vere e proprie, i cui destini sono ignoti per tutti.

Insomma, ciò che vorremmo dire papale papale, è che non si andrà più a Vibo Valentia, ad Andria, a Bisceglie, a Rende, a Pagani e nemmeno ad Avellino o a Catanzaro, ma a Genova, a Cagliari, a Venezia, a Brescia, a Benevento, a Perugia, a Frosinone, a Terni, a Parma e in tante altre località le cui squadre sono già rodate per la B che, statene certi, ci proveranno ad essere promosse. Del resto anche Frattali, proprio questa mattina, ha dichiarato che quest’anno la B sarà difficilissima, e se lo dice un addetto ai lavori…

Dunque anche acquistando ventiquattro giocatori di categoria, per come si presenterà la griglia di partenza, sarà difficile, molto difficile, puntare alla promozione diretta e le parole del presidente viaggiano proprio in questa direzione. Poi se ai tifosi piacciono proclami alla Tim Barton, alla Nordin o alla Matarrese quando disse che “il Bari sarebbe stata la Juventus del Sud” o che “saremmo entrati in Europa dalla porta principale”, prego, che facciano pure, noi preferiamo essere attendisti e realisti con tempi cupi, economico-sociali, che corrono. Ciò non toglie che il Bari ha il dovere di provarci perché altrimenti il rischio è quello di un flop nella campagna abbonamenti, questo è ovvio. E’ chiaro, tuttavia, che se il modus operandi della società dovesse essere quella dell’attesa volontaria di tempi migliori stagnando nella palude della B in attesa di tempi migliori, non ci siamo, anche noi ci mostreremo critici a tal proposito, sia inteso. E poi, a volerla dire tutta, partire senza pronostici vincenti è sempre un bene, lo dicono i fatti non noi. Del resto basta vedere come è a andata quest’anno: dopo un anno fallimentare, con un ritiro senza giocatori, con una ennesima rivoluzione tecnica, chi mai avrebbe scommesso un centesimo sulla promozione distanziati di otto punti? Noi, in tutta onestà, non lo abbiamo previsto, non so voi.

Se poi si mostrerà prevenzione a prescindere, se si inizierà a contestare i De Laurentiis cavalcando l’onda delle prime sconfitte, allora vorrà dire che si sarà in malafede in quanto significherà che certa tifoseria, come abbiamo già scritto più volte, gradirebbe che la famiglia romana levi il disturbo non per gli eventuali risultati negativi ma per opportunismo, consegnando il Bari nelle mani di personaggi locali tutt’altro che solidi finanziariamente ma che garantirebbe loro un ecumenico clientelismo così come accaduto con le precedenti gestioni. Del resto a Bari non sono mai stati ben visti i forestieri che hanno messo piede a Bari per investire, e i motivi sono ben noti.

Del resto “la fretta genera errori in ogni cosa”, scriveva Erodoto, o se preferite Ovidio, “Nell’amore non bisogna mai affrettare il piacere”. Forse preferite Hermann Hesse? Ebbene, “ L’eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere”.

E abbiamo detto tutto, parafrasando Totò.

Massimo Longo

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