La radice del male

Femminicidi & Violenza

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La parola femminicidio è tutt’altro che eufonica, è un neologismo poco gradevole anche a livello semantico perché è usata la parola femmina che associa direttamente la donna al mondo animale nella sua funzione procreatrice  inoltre nella sua valenza giuridica sembra attribuire maggiore importanza a quello che nei fatti è un omicidio solo perché si tratta di una donna. Probabilmente chi ha pensato tale parola voleva sottolineare il  grave problema dell’ aumento di uccisioni di donne da parte dei loro mariti ed ex compagni. Il problema è molto grave perché nasce da un profondo disagio sociale, lo dimostrano i numeri, sarebbe sbagliato liquidarlo con la semplice asserzione che è frutto della crisi identitaria dell’uomo contemporaneo che non accetta l’indipendenza e l’autodeterminazione della donna. Vi è un malessere ben più profondo che nasce dalla perdita della centralità familiare della donna. All’epoca delle nostre nonne e in parte anche mamme tutto il mondo familiare girava intorno alla donna che era in qualche modo il centro della casa e della famiglia, il punto di riferimento per figli e marito. Oggi è venuto meno tutto un mondo con la disgregazione della famiglia e l’affermazione di una figura femminile che non vuole più incarnare il suo vecchio ruolo, ma che cerca sempre più una sorta di affrancamento dalle responsabilità familiari e a volte anche genitoriali con atteggiamenti da eterna giovinetta. Una nuova donna è venuta fuori che non vuole più essere paziente o comprensiva, né  è più disposta a mediare nei rapporti con l’uomo, ma  vuole affermare se stessa nel lavoro e nella carriera, sono venuti meno i tradizionali punti fermi a cui eravamo abituati da sempre. L’affermazione di tanta indipendenza apparentemente ha liberato la donna dai così detti stereotipi di genere, ma nei fatti essa si è messa spesso a scimmiottare quanto di peggio c’è nell’uomo: egoismo, mancanza di comprensione, la capacità di tradire facilmente il partner ; anche il fumare, tipico di una buona percentuale di donne è l’acquisizione  di un vizio tutto maschile tant’è che poco importa alle fumatrici donne in carriera se i denti e le unghie ingialliscono  e la pelle si rovina, comportamento che di fatto cozza con il modo d’essere della donna, da sempre attenta a curare la propria bellezza ed il proprio aspetto fisico.  Insomma molte donne pensando di affermare una sorta di libertà libertaria, nei fatti hanno rinnegato la loro vera natura fatta di accoglienza, cura , affetto, dedizione, abnegazione. L’amore più grande si manifesta con la cura ed il servizio verso l’altro, ce lo insegnano due millenni di cristianesimo e la donna da sempre, anche prima del cristianesimo, ha fatto questo soprattutto in quanto madre tant’è che sulla bocca di ogni uomo o donna quando c’è un motivo di sofferenza in modo irrazionale esce fuori sempre  l’espressione:” mamma mia!”, quasi a chiedere aiuto e conforto all’unica persona che da sempre ci ha amato, sorretto, accolto ed aiutato in modo disinteressato. Oggi purtroppo anche il ruolo ancestrale di madre è stato messo in discussione dalle nuove tecnologie scientifiche e tutto, anche gli affetti più viscerali, viene relativizzato. Ma le radici del male sono molte: anche tra i giovani  e i giovanissimi la cronaca ci segnala sempre più spesso atroci fatti di sangue,  giovani che in teoria dovrebbero essere più aperti verso posizioni paritarie nei confronti dell’altro sesso  invece purtroppo  diventano assassini di giovanissime ragazze. Le cause di questi omicidi sono spesso motivi futili, gelosia, scatti d’ira ed incapacità di controllare le proprie emozioni; ma c’è da chiedersi chi sono stati i genitori di questi ragazzi, quali madri li hanno educati alla comprensione ed all’affetto, quali padri li hanno educati al rispetto, all’amore e alla protezione della propria donna attraverso il loro esempio quotidiano? Probabilmente di fondo vi è una latitanza genitoriale!  I figli fin da neonati vengono trattati come pacchi da collocare in qualche posto per poter lavorare, così vengono lasciati negli asilo nido, poi all’asilo e negli anni in cui si forma la personalità del bambino si demanda la sua formazione ed educazione a degli estranei impegnati a seguire molti bambini contemporaneamente, poi c’è la scuola ed una nuova bambinaia ossia internet.  Poco importa ai genitori che cosa vedono i figli, l’importante è che sono occupati e non  danno fastidio e che abbiano ciò che vogliono in modo che i genitori  possono sentirsi buoni e generosi.  Il dialogo genitoriale e non amicale, l’attenzione e la condivisione morale che formano la persona fin dal suo nascere purtroppo mancano in tantissime famiglie e questo fa si  che i nostri giovani siano superficiali ed anaffettivi. Ma vi sono anche responsabilità dello Stato e della società tutta che è diventata incapace di dare tempo e valori  e gli stessi mass media lungi dal fornire visioni di programmi prosperamente utili, costruttivi e formativi trasmettono solo violenza e programmi privi di messaggi non aggressivi e brutali.

Seminare e coltivare l’amore in una famiglia sana, equilibrata e priva di competizione è l’unica soluzione ad un problema così grave, oltre al necessario impegno dei medici di base a saper riconoscere ed evidenziare, responsabilmente senza timore alcuno di urtare la suscettibilità dei genitori,  fin da subito  eventuali segnali dell’adolescente, che possono destare preoccupazione nel tempo. Restano tanti, comunque, i genitori ben consapevoli e vittime dell’aggressività dei figli, che per amore non chiedono aiuto, nella speranza che quel momento, che prima o poi si trasformerà in femminicidio, passi.

Dominio, possesso o semplicemente pazzia ?

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