Morning bell: i mercati nella morsa del Covid in Cina e dell’inflazione in Occidente

Economia & Finanza

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Gli investitori restano preoccupati per l’aggressività con cui le banche centrali provano a domare l’inflazione e per il rischio che l’appesantimento del conflitto in Ucraina possa tradursi in un rallentamento dell’economia globale.

AGI – I mercati provano a reagire, grazie al rimbalzo dei tecnologici a Wall Street e nonostante la paura per la Cina, dopo l’aumento dei casi Covid a Pechino.

Gli investitori restano preoccupati per l’aggressività con cui le banche centrali provano a domare l’inflazione e per il rischio che l’appesantimento del conflitto in Ucraina possa tradursi in un rallentamento dell’economia globale.

A Pechino cresce il timore che la capitale cinese possa essere messa sotto stretta sorveglianza come Shanghai e sono stati avviati test di massa sul Covid per quasi tutti i suoi 21 milioni di residenti. Intanto lo yuan recupera un po’ terreno sul biglietto verde, dopo aver subito la sua più grande perdita dal 2015.

A rafforzarlo ci ha pensato la banca popolare cinese, che ha tagliato i coefficienti di riserva delle banche sui depositi in valuta estera e oggi ha assicurato che rafforzerà il sostegno all’economia reale e in particolare quello rivolto alle piccole imprese colpite dal Covid-19.

I future a Wall Street salgono leggermente, dopo aver chiuso in rialzo una seduta volatile. In particolare è rimbalzato dell’1,29% il Nasdaq che la settimana scorsa era caduto in bear market e cioè aveva perso oltre il 20% rispetto al suo ultimo picco.

A riportare l’interesse sui big tecnologici è stato il via libera di Twitter a un’offerta da 44 miliardi di dollari da parte di Elon Musk. La prima beneficiaria è proprio Twitter, protagonista di un balzo del 5,66%. Gli acquisti si sono tuttavia estesi a tutti i maggiori titoli del settore: Alphabet è salita del 2,87%, Microsoft del 2,44%, Amazon dell’1,19%, Meta dell’1,56% e Apple dello 0,67%

Sotto pressione sono invece rimasti i titoli petroliferi sulla scia del calo del Wti, fissato al Nymex sotto la soglia dei 100 dollari a barile per la prima volta dall’aprile scorso.

Oltre al timore che i nuovi lockdown in Cina possano rallentare la domanda globale, i mercati guardano con allarme  alla riunione della Fed del prossimo 4 maggio, quando la banca centrale Usa potrebbe ritoccare verso l’alto i tassi fino allo 0,75% contro lo 0,50% già messo in conto dal mercato e praticamente ufficializzato da Jerome Powell.

Questi timori hanno fatto passare in secondo piano la vittoria in Francia di Emmanuel Macron, come dimostra il -2% della chiusura di ieri di Parigi e i -1,5% di Francoforte e Milano. Tuttavia anche i future sull’EuroStoxx 50 stamattina sono in rialzo di circa un quarto di punto, a dimostrazione che forse il vento è cambiato. Arretrano al 2,8% anche i rendimenti sui T-bone a 10 anni, mentre il tasso sul Btp decennale cede al 2,5% e lo spread si restringe leggermente a 172 punti.

Intanto Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che era ad Ankara per vedere Erdogan, esprime sostegno agli sforzi diplomatici della Turchia e sarà a Mosca da Vladimir Putin. Anche Erdogan sentirà telefonicamente Putin, per tornare a chiedergli un cessate il fuoco, mentre Joe Biden farà il punto sulla guerra con il titolare dell’Eliseo appena rieletto.

Oggi a Wall Street usciranno i dati di Alphabet, in attesa che in settimana vengono diffusi quelli di tutti i big, inclusi Amazon, Apple e Meta. Dagli Usa in arrivo anche i dati macro sulla vendita di nuove case, gli ordini di beni durevoli e la fiducia dei consumetori del Conference Board.

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