“L’aumento dei costi delle materie prime, la scarsità di materiali e la carenza di personale qualificato rischiano di bloccare la ripartenza del mondo dell’edilizia. I dati elaborati dal nostro Osservatorio evidenziano i rischi all’orizzonte del settore. Questo stato di cose pesa in maniera significativa sulle prospettive di crescita del settore e del Paese”.
Lo dichiara Giovanni Pelazzi presidente del Centro Studi sugli Appalti Pubblici di Argenta SOA (http://www.argentasoa.it
“Questa survey – dichiara Pelazzi – lancia un monito chiaro e netto: se si va avanti di questo passo, anche se al momento la situazione del settore è buona, rischiamo di non cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR e di perdere un’occasione unica per modernizzare il Paese e sostenere la ripresa. Il Governo, che già ha fatto molto per il settore, deve continuare ad ascoltare la voce degli imprenditori e intervenire per prevenire, fino a quando è possibile, il peggioramento che già si intravede all’orizzonte. Ritardare significherebbe mettere a rischio l’esistenza di molte imprese e, quindi, la tenuta dell’occupazione in un settore che è cruciale in questa fase storica particolarmente delicata”
I dati della survey di Argenta SOA vanno di pari passo con i dati dell’Istat
“La questione dell’aumento dei prezzi delle opere pubbliche – sostiene Giovanni Pelazzi- deve essere attentamente monitorata perché può rappresentare un ostacolo alla realizzazione delle opere introdotte dal PNRR. Le imprese del settore si sono trovate ad affrontare elevati costi – non previsti nelle gare d’appalto – che hanno generato problemi di cassa a molte imprese, costrette ad anticipare pagamenti a prezzi molto superiori di quelli attesi. I prezzi di molti materiali da costruzione, secondo il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, hanno raggiunto incrementi superiori al 70%: è il caso, per esempio, dell’acciaio, (oltre il 100% il costo dei nastri in acciaio usati nelle barriere stradali e oltre l’80% per le lamiere in acciaio Corten), del legname (+78%), rilevante anche l’aumento del costo del bitume (quasi +40%).”
“Guardiamo con favore – riprende Pelazzi – all’intervento fatto dal ministro Giovannini per semplificare e accelerare le procedure di compensazione per i costi dei materiali che hanno superato incrementi dell’8%. È una misura che dà sollievo alle imprese edili ma non è sufficiente: l’aumento dei costi delle materie prime e la scarsità di alcuni materiali hanno creato problemi non solo nella realizzazione dei lavori pubblici ma anche nell’esecuzione dei contratti privati, sottoscritti prima del 2021 sulla base di prezzi molto più bassi di quelli attuali; inoltre ha accresciuto enormemente il rischio di interruzione dei lavori con conseguenze sulla rescissione di molti contratti; anche nell’avvio di nuovi contratti su base d’asta ormai obsoleta si sono verificati molte gare andate deserte e infine anche problemi nella programmazione degli investimenti da parte delle stazioni appaltanti; per questo sarebbe importante realizzare preventivi, su determinati materiali, con validità immediata. Infine, è opportuno sottolineare che la mancata realizzazione dei lavori legati al PNRR comporta un impatto rilevante anche sulla collettività, a causa della mancata realizzazione di opere di grande impatto sociale e occupazionale”.
Il tesoretto
“C’è un “tesoretto” -prosegue Pelazzi- creatosi tra le maglie della spesa statale grazie al miglioramento del quadro di finanza pubblica precedente allo scoppio della guerra. Un tesoretto che il Governo intende utilizzare per sostenere le imprese e le famiglie in questa particolare fase congiunturale, caratterizzata da elevata inflazione e da aumenti straordinari dei prezzi delle materie prime.
Nel DEF 2022 appena approvato viene evidenziato, infatti, come il quadro di finanza pubblica sia più favorevole rispetto alle precedenti proiezioni, grazie al miglioramento dei saldi nel 2021: in assenza di nuovi interventi governativi, infatti, il deficit è atteso al 5,1% del PIL, contro un target di 5,6% stimato nella NADEF a settembre scorso. Il Governo ha deciso di mantenere il profilo di rapporto deficit/PIL già indicato nella NADEF per tutto l’orizzonte di previsione e, in virtù di questo, ha creato lo spazio per interventi fiscali espansivi del valore di mezzo punto di PIL quest’anno (pari a circa 10 miliardi di euro).
Questi soldi- conclude Pelazzi- verranno utilizzati per mitigare gli effetti dell’aumento dei costi della bolletta energetica sui bilanci di famiglie e imprese (prorogando il DL Bollette) ma anche per aiutare le imprese a recuperare una parte degli extra costi lievitati a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
Con particolare riferimento al settore delle costruzioni, che è uno dei comparti che sa risentendo di più dell’attuale situazione internazionale a causa dell’aumento dei costi di materiali per l’edilizia (cemento, calce, acciaio, legno), una parte del “tesoretto” verrà utilizzata per coprire l’incremento dei prezzi delle opere pubbliche.”