Boris Johnson nella sua scandalosa Albione

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“Partygate”: di fronte al malcontento dei conservatori, Boris Johnson non riesce a evitare un’inchiesta parlamentare. I parlamentari britannici dovranno scoprire se il primo ministro li ha traditi nel caso delle feste clandestine tenutesi a Downing Street durante la pandemia di Covid-19.

Il cappio si stringe attorno a Boris Johnson: giovedì 21 aprile i parlamentari britannici hanno approvato – senza nemmeno bisogno di votare – l’apertura di un’inchiesta parlamentare per accertare se il presidente del Consiglio abbia mentito assicurando che le norme sanitarie non fossero state violate a Downing Street durante la pandemia di Covid-19. Il suo cerchio magico ha tentato di inibire la proposta del Labour di avviare le indagini, ma ha dovuto rapidamente rinunciarvi di fronte al malcontento del campo conservatore. Lo stesso partito di Johnson è indignato dalle contraddizioni e dal suo rifiuto di assumersi la responsabilità dello scandalo partygate.

L’indagine sarà condotta dalla Westminster Privileges Commission, incaricata di garantire che i funzionari eletti rispettino le regole parlamentari. Non inizierà fino a quando le indagini della polizia di Scotland Yard non saranno completate e il rapporto del procuratore Sue Gray non sarà pubblicato per intero, probabilmente ci vorranno settimane.

“Non ho assolutamente nulla da nascondere”, ha reagito Boris Johnson giovedì, a margine di una visita ufficiale di due giorni in India. Tuttavia, questo è un duro colpo per il leader, che pensava di aver resistito al peso della tempesta.

Contava sulla sua gestione piuttosto efficace della guerra in Ucraina – il Regno Unito è stato il primo paese europeo ad armare Kiev -, le sue ripetute scuse e l’assenza di un candidato ovvio per sostituirlo alla testa dei conservatori.

Ma se Atene piange Sparta non ride: considerato il suo concorrente più minaccioso, anche il Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, ha perso il suo splendore all’inizio di aprile in seguito a rivelazioni imbarazzanti sulla sua situazione fiscale e su quella di sua moglie.

Ma ora la multa (£ 50, pari a € 60) inflittagli da Scotland Yard a metà aprile ha ancor più indebolito la posizione del signor Johnson. È stato sanzionato per aver violato le regole di reclusione durante la sua festa di compleanno, nel giugno 2020 a Downing Street. E molti altri a Westminster temono ulteriori multe, poiché ha partecipato ad almeno altre tre feste.

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