Detenuti che diventano poeti e scrittori nel carcere di Opera

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Oltre 400 negli anni, hanno partecipato ai laboratori di leggere Libera-Mente. “Si sentono dei privilegiati” e solo lo 0,5% delinque ancora una volta fuori, racconta all’AGI Barbara Rossi di Cisproject.

©  (Afp) –  Un uomo in carcere

AGI – Giuseppe e Antonino scrivono poesie, Alfredo è tornato a casa, cerca di recuperare il rapporto con la figlia, e pubblica romanzi. Gaspare ha aperto un negozio di ortofrutta, Pino si sta dedicando alla carriera di musicista e di fornaio. Storie di vite che rinascono, che riprendono un percorso interrotto dal carcere.

Ne può raccontare tante, molte sono a lieto fine, Barbara Rossi, psicologa psicoterapeuta che ha ideato il progetto “Leggere Libera-Mente”, insieme ad altri due operatori penitenziari Antonella Conte e Paolo Pizzuto, fondando l’associazione Cisproject.

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Barbara Rossi ideatrice di Leggere Libera-Mente

All’AGI ha raccontato l’impegno e la soddisfazione degli anni passati a ‘inventare’ laboratori che potessero interessare i detenuti, fino alla vittoria dell’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza del Comune di Milano per il giornale ‘In corso d’Opera’, e anche le difficoltà di un’associazione che si regge sul volontariato. I risultati incoraggiano ad andare avanti: “a oggi solo lo 0,5% degli oltre 400 corsisti che hanno seguito per un certo tempo i nostri corsi hanno commesso nuovamente dei reati una volta tornati in libertà” spiega Rossi. Una percentuale decisamente inferiore alle statistiche sulla recidiva riguardante ex detenuti che hanno seguito percorsi di rieducazione (20% circa, contro l’80% di chi non ha usufruito di percorsi).

“Il progetto – racconta – è nato nel 2008, quando lavoravo in carcere come psicologa penitenziaria ed ero consulente del Ministero della giustizia. C’erano state così tante riduzioni di finanziamenti che mi ero ritrovata ad avere 5 minuti al mese per persona detenuta“. Un tempo infinitesimo, nel quale, “ho pensato che la mia professionalità non potesse svolgersi in modo adeguato e dignitoso. Quindi con alcuni colleghi ci siamo chiesti cosa potevamo offrire di diverso, abbiamo studiato un po’ le attività che si facevano in carcere e visto quali piacevano di più, tra queste ci ha colpito il laboratorio di lettura“. Utile per diversi motivi, per come ci si relaziona, “quando qualcuno legge e gli altri devono ascoltare, parlare uno alla volta e per il fatto che i libri diventavano delle miniere di parole alle quali attingere per arricchire il proprio vocabolario. E abbiamo notato che anche il comportamento, in generale migliorava, era più rispettoso”.

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Anna Nicoli, attrice

Per tutti questi motivi, il laboratorio settimanale, dalle 3 ore iniziali di lettura, è passato rapidamente a 22 ore. Si tiene il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì in carcere e il giovedì c’è anche un laboratorio all’esterno. “E’ pensato per chi è uscito, o ha dei permessi, in modo che possa avere ancora un punto di riferimento. Per alcuni è fondamentale soprattutto all’inizio”. Anche perché ad Opera, il più grande carcere italiano, con 1400 detenuti, nella maggioranza dei casi, le pene sono molto lunghe.

Con il passare del tempo, non si fa più solo lettura, si sono aggiunti i laboratori di scrittura creativa, giornalistica, autobiografia, poesie. “Ci sono tante modalità di espressione, e ognuno può trovare la propria”.

Per far fronte a questa mole di lavoro la squadra si è arricchita man mano di altri volontari, “tutti professionisti“. Ci sono scrittori, giornalisti, un filosofo, un counselor, una studentessa universitaria. E anche un‘attrice, la bravissima Anna Nicoli. 

I risultati sono evidenti, anche guardando ai numerosi premi ricevuti dai detenuti. Loro “si considerano dei privilegiati, si definiscono così perché possono partecipare a un progetto interessante, nel quale si apprendono tante cose. E imparano anche a esplorare una parte di se’ che non conoscevano”. La poesia e la scrittura sono le loro finestre sul mondo, le porte dell’anima. Anche se è difficile che una volta fuori facciano gli scrittori a tempo pieno, perché è un mestiere con il quale si fa fatica a mantenersi, però la passione la conservano e partecipano a concorsi letterari, che spesso vincono”.

Uno sta per partire adesso. Si chiama ‘Adotta l’orso – Per uscire dall”Auto-reclusione’, il riferimento è alla tendenza a chiudersi in se’ stessi in qualsiasi ambiente ci si trovi a vivere. Possono partecipare tutti, scrivendo un racconto, una lettera, una pagina di diario, una poesia che abbia come tema di fondo l’autoreclusione, l’isolamento volontario, e anche quello che tutti abbiamo sperimentato, l’isolamento dovuto al Covid.

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