Gli antefatti di una guerra annunciata

Politica

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 di Romina G. Bottino

La crisi Ucraina è molto complessa e la si può comprendere appieno solo se si fa una adeguata analisi storica del suo ruolo geopolitico e del suo rapporto con la Russia.  Una parte dell’Ucraina, quella  ad occidente, vuole aderire alla NATO ed entrare nella Comunità Europea, ma le divisioni politiche interne e le diverse etnie che la caratterizzano determinarono la crisi della Crimea nel 2014 e oggi spingono al separatismo le regioni  russofone dell’est, il Dombass.

Il 18 marzo del 2014 la Repubblica autonoma di Crimea, che faceva parte dell’Ucraina, decise con un referendum che superò il 97%  dei consensi di aderire alla federazione russa divenendone la ventiduesima Repubblica. Ma l’Ucraina insieme all’Occidente e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite giudicò quel voto illegittimo. La Crimea ha un ruolo geopolitico ed economico  fondamentale perciò la comunità internazionale non accettò e non riconobbe questo processo politico e impose pesanti sanzioni alla Russia di Putin, sanzioni che di rimando hanno colpito anche l’economia italiana legata a Mosca da  importanti rapporti commerciali.

Le tensioni internazionali sono cresciute ancora di più a causa  dei separatisti del Dombass che russofoni, posti al confine con la Russia, non si sentono ucraini e vogliono aderire alla federazione  Russa. Da ricordare che nel 2014 qui è iniziata una sorta di guerra civile ad un mese  esatto dalla dichiarazione di indipendenza della Crimea dall’Ucraina. Si tenne un referendum come quello della Crimea che fu però ritenuto illegale da Kiev e le neonate Repubbliche dei Dombass non furono riconosciute a livello internazionale.

L’odierno riconoscimento da parte di Mosca delle regioni separatiste del Dombass ha ulteriormente esasperato le tensioni tra l’Occidente della NATO e la Russia.  Ma nonostante il presidente americano Biden e alcune nazioni europee minacciano da più tempo gravi ritorsioni contro Mosca, Putin ha  dichiarato che non chiuderà i rubinetti del gas russo ai mercati globali dell’Occidente.

Ad una attenta analisi geopolitica  il comportamento del presidente russo è tutt’altro che sconsiderato perché sul finire degli anni Novanta dello scorso secolo furono invitati ad entrare nelle Nazioni Unite  alcuni paesi dell’est:  Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, negli anni duemila hanno poi aderito alla NATO (acronimo inglese per Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, creata nel 1949 con  il Patto Atlantico di “difesa collettiva” contro un attacco sovietico) Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia,  successivamente Albania e Croazia, nel 2017 il Montenegro e nel 2020 la Macedonia del Nord. Si può giustamente osservare che ogni Nazione è libera di autodeterminarsi, ma oggi è certamente impensabile ed inaccettabile per Putin l’eventualità di trovarsi basi militari NATO in Ucraina, vale a dire sul confine russo. Bisogna ricordare che nella storia recente la Russia ha subito ben tre attacchi dall’Occidente:  l’invasione nel 1812 da parte di Napoleone, la dichiarazione di guerra della Germania nel primo Agosto 1914,  infine la Germania nazista iniziò l’invasione dell’Unione Sovietica il 22 Giugno del 1941.

Ma il problema non è soltanto geopolitico perché l’Ucraina vuole entrare nelle UE e nella NATO, ma soprattutto economico infatti l’Ucraina  non vuole rinunciare alle regioni del Dombass ricche di gas naturale ecc. né alla Crimea, snodo strategico tra occidente ed oriente  che controlla il mare d’Azov  e si protende nel mar Nero. Per  l’UE e la NATO l’Ucraina rappresenta una sorta di miniera d’oro, da immettere nel mercato globale,  per le sue notevoli risorse minerarie, basti ricordare solo la ricchezza di uranio fondamentale per le centrali nucleari, ma anche per  i suoi primati nella produzione agroalimentare.

Il presidente americano Biden è chiaramente orientato da tempo verso misure  anche pesanti per esercitare  la sua influenza e sottrarre l’Ucraina all’influenza russa; mentre l’UE  della Von Der Leyen segue  le posizioni americane senza riflettere o soppesare adeguatamente cosa significa un conflitto in Europa contro una super potenza come quella  russa.

Ci si chiede come mai Biden è cosi sensibile, insieme agli alleati europei, all’unità territoriale dell’ Ucraina che si trova dall’altra parte del mondo rispetto all’America, mentre non è stato altrettanto sensibile alla tragedia umanitaria dell’Afganistan che senza tanti scrupoli ha abbandonato, insieme alla UE, ai  sanguinari Talebani. Certamente le risorse naturali dell’Afganistan non sono quelle della ricca Ucraina!

Questa  America che sarebbe esportatrice di democrazia e modello per il mondo in questo ultimo quarantennio ha in realtà esportato guerra e distruzione ai danni di legittimi governi nazionali  dietro falsi pretesti, basta ricordare l’invasione e l’attacco all’Iraq di Saddam Hussein, accusato di possedere armi chimiche e batteriologiche mai trovate, bombardato e fatto piombare in una profonda instabilità politica ed economica. Il tiranno Saddam fu catturato dagli americani e ucciso con un processo sommario mentre il suo ingente tesoro spariva nel nulla. Dopo l’esecuzione del leader assoluto dell’Iraq nel Paese aumentarono le violenze settarie che si trasformarono in una guerra civile culminata nell’affermazione nel 2014,  dello Stato Islamico (ISIS).

Anche nella guerra civile sviluppatasi in Siria nel 2011 l’America e alcune nazioni europee hanno preso posizione appoggiando i ribelli contro il governo del presidente Assad, favorendo l’avanzata degli integralisti islamici ISIS. Questo interesse occidentale dipende dalla posizione strategica e dalle risorse della Siria. La Siria e la popolazione civile è stata devastata e migliaia di profughi cercano salvezza in Europa. Si potrebbe osservare che il presidente Assad è una sorta di dittatore e che la sua famiglia governa il paese da circa quarant’anni, ma le questioni interne degli stati non devono diventare pretesto per destabilizzare ed attaccare le vite innocenti di milioni di uomini.

Sempre nel 2011 gli Stati Uniti insieme alla Francia  e ad altri paesi Nato attaccarono la Libia di Gheddafi e dopo l’uccisione del Ra’is  la NATO  cessò ogni operazione. Ma intanto, grazie alle prese di posizione Americane e francesi, il paese era caduto nel caos politico e militare a causa del riaccendersi dei vari settarismi che Gheddafi aveva saputo controllare per decenni. Si può notare che ogni qual volta l’Occidente , la NATO , si sono arrogati il diritto di poter intervenire nelle questioni  interne e nelle crisi  di singoli Stati i conflitti si sono esasperati e le situazioni interne sono precipitate sempre a discapito dei civili creando delle vere e proprie emergenze umanitarie. Milioni di profughi disperati, privi di tutto sono stati costretti a fuggire dalle loro terre devastate mettendo in difficoltà le stesse nazioni accoglienti.  Ci si chiede perchè l’ONU non prende provvedimenti per atti cosi palesemente prevaricatori e destabilizzanti a livello politico e umano.   Questi interventi americani non sono mai stati disinteressati, infatti non  si occupano di quei paesi che hanno poco da offrire a livello energetico o strategico.

Ma nel caso della crisi Ucraina l’Europa e Biden devono valutare bene le loro mosse perché Putin non è uno sprovveduto e la Russia non è la Siria divisa al suo interno in opposte fazioni religiose. Inoltre Putin formalmente ha accolto nella federazione Russa delle nazioni che hanno chiesto di farne parte e che in passato facevano parte dell’URS.  Anche l’America è una federazione di Stati.

Non si comprende perché delle Nazioni non possano autodeterminarsi senza chiedere il permesso all’ America. Se la Russia avesse cercato di far entrare nella sua federazione gli Stati confinanti con l’America, il Messico o il Canada, Biden non sarebbe stato certo a guardare!  Da sempre le sfere di influenza sono vitali per gli Stati, figurarsi per le super potenze,  ed è impensabile che Putin accetti una Ucraina membro della Nato. Forse, come  la Finlandia, l’Ucraina dovrebbe ricercare, per la serenità di tutti, un ruolo neutrale e fungere da Stato cuscinetto tra la sfera d’influenza occidentale e quella orientale.

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