Grande successo per “La legge del mare” di Marcel Barrena

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Tornano finalmente nelle sale cinematografiche i film su tematiche sociali di grande attualità.

Torna nelle sale cinematografiche il cinema che conta, quello che tratta e parla dei temi di più stringente e grande attualità che stimolano interesse e partecipazione negli spettatori.

Le sale cinematografiche, per lungo tempo chiuse a causa del pernicioso Lockdown che ha prodotto danni incalcolabili alla economia delle stesse costringendole a licenziare addetti ed operatori, oggi sia pure lentamente sembrano tirare un sospiro di sollievo con l’auspicio di non vivere più una quarantena culturale e lavorativa che non ha precedenti nel mondo del cinema e della celluloide.

Ma i danni economici non possono riferirsi sola alla chiusura prolungata della sale ma va riferito anche  all’indotto dell’industria cinematografica che si è dovuto gioco forza fermare; pensiamo alle case di produzione, ai registi, agli attori, agli scenografi, ai tecnici degli effetti speciali, agli attrezzisti, ai tecnici delle luci, del suono, ai compositori delle colonne sonore, ai location manager.

Il problema non solo italiano, com’è di tutta evidenza, ha coinvolto il cinema di tutto il mondo; le grandi società di produzione le ben note major e minor americane, la stessa Hollywood e la fantasmagorica e prolifica Bollywood si sono dovute fermare o quanto meno hanno dovuto rallentare i ritmi produttivi in assenza di prospettive distributive.. Nel cinema i ritardi nella programmazione già programmata costano salati e spesso a pagarli sono sempre i produttori che devono anticipare e  apprestare le risorse necessarie per la realizzazione  di un film.

Il lento attenuarsi dell’epidemia endemica, la progressiva aperura delle sale cinematografiche con centomila limitazioni e precauzioni per evitare l’ulteriore diffondere del contagio ha fatto un mezzo miracolo. Registi, sceneggiatori e produttori hanno riprese a lavorare e produrre sicchè giungono ora finalmente nelle sale i primi film su tematiche importanti e di grande attualità con l’intento di creare interesse e partecipazione e soprattutto riempire le sale per troppo tempo chiuse.

Tra i tanti film che in queste ultime settimane sono approdati sugli schermi cinematografici italiani riteniamo che sia meritevole di nota il film Open Arms – La legge del mare del regista  Marcel Barrena, scritto con Danielle Schleif, ed  interpretato con efficacia da Eduard Fernández, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi López, che conferiscono una equanime resa narrativa alla storia vera cui trae spunto. La regia ci scaraventa in mare aperto, nel respiro affannoso dei profughi siriani sull’isola greca di Lesbo. La tragedia di questi anni delle migliaia di annegamenti specie di bambini e di mamme, è narrata con una regia misurata e una intensa naturalezza, che pone lo spettatore nella giusta soggettiva.

L’immagine del piccolo Alan Kurdi riverso sulla battigia con il viso sulla sabbia e senza vita, con il suo maglioncino rosso, aveva commosso il mondo, in quel settembre del 2015: teatro di orrore era la spiaggia greca di Kos, che di fronte guarda – a pochi chilometri di mare – quella turca di Bodrum, attraversata da scafisti senza scrupoli che trasportano e buttano in mare migliaia di profughi in fuga dalle guerre. E’ proprio quella immagine a rappresentare il motore d’avvio del film di Barrena, la stessa che ha spinto un gruppo di bagnini guidati da un ostinato Oscar Camps, dalle spiagge della Catalogna fino alle isole della mitologia greca, Lesbo, Kos, a salvare vite umane in cerca di speranza contro le guerre.

Nei titoli di coda apprendiamo che, senza alcuna retorica e men che mai di inutili trionfalismi, negli anni seguenti quella estate tragica, Oscar Camps e i suoi colleghi bañeros hanno salvato dal mare sessantamila vite, altrimenti inghiottite dalle onde. Una storia vera, dunque, che il Cinema, con il suo pathos e la potenza delle immagini, sa penetrare più a fondo di una pur rilevante inchiesta. Il cinema italiano si è con dovizia interrogato su tali tragedie, già con Terraferma portato da Emanuele Crialese a Venezia nel 2011 – anche qui stride il contrasto straziante fra le spiagge affollate di turisti con gli arrivi di profughi disperati – e quindi Gianfranco Rosi con Fuocammare che vinse l’Orso d’oro a Berlino nel 2016.

Una tragedia umanitaria, quella dei profughi, che spinge a riflettere e ad interrogarsi sulla disciplina spesso contraddittoria dei flussi migratori, della vendita delle armi cui l’Europa non è esente, è sul principio dei vasi comunicanti applicato alla Storia. Intanto, la cronaca quotidiana continua a raccontare di emergenza umanitaria e di bambini e mamme sotto le bombe di una follia che ci ostiniamo a chiamare guerra, ma che sullo sfondo ha il suono antico di tragedia greca, di strage di innocenti, di genocidio. A quei bambini che non vedranno più la primavera e nemmeno una scuola dedichiamo questi versi di Gianni Rodari:

Signora Maestra …

Mi creda, signora maestra, non merito punizione:

se guardavo dalla finestra non fu per distrazione.

Guardavo…stavo studiando. Una materia assai bella,

nuova, arrivata ieri con la prima rondinella.

Studiavo, infatti, le gemme che sui rami sono spuntate

e nel prato le margherite, le viole appena nate.

Spiavo la prima farfalla Per poterla classificare:

sarà una cavolaia o qualche raro esemplare?

Pensavo di fare un quadro pieno d’oro e di blu,

con le foglie che spuntano sulle antenne della Tivù

Ascoltavo gli esercizi degli uccelli musicali,

che suonano soltanto strumenti naturali.

Pensavo: a pesare l’aria chissà com’è leggera…

Signora, ci porti fuori a studiare la primavera!

 

Giacomo Marcario

 

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