A Erdogan non è riuscito il miracolo (ottenere il ‘cessate il fuoco’ in Ucraina)

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Portare allo stesso tavolo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov e il collega ucraino Dimirti Kuleba, è comunque una base da cui, secondo Ankara, si può ripartire.

© TUR PRESIDENCY / MURAT CETINMUHU / ANADOLU AGENCY / ANADOLU AGENCY VIA AFP – Recep Tayyip Erdogan

AGI – L’offensiva diplomatica del governo turco del presidente Recep Tayyip Erdogan, non ha sortito il risultato sperato. Non è arrivato il cessate il fuoco che Ankara voleva, ma anche portare allo stesso tavolo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov e il collega ucraino Dimirti Kuleba, è una base da cui, secondo Ankara, si può ripartire, nella speranza che il prossimo incontro coinvolga i due presidenti, il russo Vladimir Putin e l’ucraino Volodimir Zelensky. Che il ‘miracolo’ di un cessate il fuoco, così come definito dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, non ci sia stato era nelle premesse.

Troppo difficile un negoziato senza una tregua, una trattativa mentre piovono le bombe. Le due delegazioni sono arrivate seguendo un percorso blindato dalle forze dell’ordine, un protocollo studiato per evitare qualsiasi incrocio o contatto. Eppure l’incontro di quasi un’ora e mezza tra i due ministri ha alimentato la speranza che ad Antalya, tradizionale luogo di vacanza per milioni di russi e ucraini, il miracolo si sarebbe potuto avverare.

Speranze finite all’annuncio delle conferenze stampa, tre, separate. Lavrov e Kuleba hanno parlato in contemporanea, Cavusoglu a margine dei due, lasciando alla stampa la difficile scelta se seguire l’uno o l’altro. Un messaggio preciso: a voi la scelta di chi stare ad ascoltare, a voi la scelta se fare le vostre domande alla Russia o all’Ucraina e il salone dove si è presentato Lavrov era molto piu’ affollato (circa tre volte) di quello dove ha parlato Kuleba.

Diverso sarebbero state le premesse nel caso fossero stati annunciati insieme, in una medesima conferenza stampa in cui, presentandosi allo stesso tavolo avrebbero già lanciato un segnale di portata ben diversa, al di la’ dell’esito degli incontri. Non è andata così. Lavrov ha risposto alle domande dei giornalisti con pazienza, ma tradendo un certo nervosismo che di solito non gli appartiene. Nonostante le ripetute domande sull’incontro di oggi ha specificato sin da subito e ribadito continuamente che il negoziato vero e’ quello in corso in Bielorussia. Non ha chiuso ‘di principio’ a un incontro tra Putin e Zelensky, nonostante il presidente ucraino avrebbe già dato la propria disponibilità, ma ha glissato alla richiesta di svelare quali passi in avanti, ammesso vi siano stati, sono stati compiuti oggi.

Al contrario Lavrov ha ribadito le basi della posizione russa, ha accusato la Nato di non tenere conto delle esigenze di sicurezza della Russia, sferzato l’Ue per l’invio di armi ‘che non fanno altro che peggiorare la situazione’, chiesto la neutralità dell’Ucraina e ripetuto più volte le frasi ‘come detto da Putin’, ‘come abbiamo gia’ detto chiaramente’, lasciando intendere che il 10 marzo 2022 non sara’ una data da consegnare alla storia di questa guerra.

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