Pensieri “fuori dalla scatola”

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Di Raphael Luzon

La Russia ha, alla fine, lanciato la sua tanto temuta “invasione su vasta scala” dell’Ucraina dopo che Vladimir Putin ha annunciato una “operazione militare speciale” in un discorso televisivo ai suoi cittadini.
A prima vista, l’iniziale invasione russa dell’Ucraina sembrava suggerire un cambiamento nell’approccio delle forze armate russe.

Mosca stava forse calcolando che gli attacchi missilistici e un’invasione su più fronti delle forze di terra avrebbero portato a una rapida resa da parte del governo ucraino. Putin sembra aver previsto una ripetizione del decisivo sequestro russo della Crimea nel 2014 o della sua invasione della Georgia nel 2008, ma ciò che abbiamo visto è più simile al suo intervento in Cecenia nel dicembre 1994, quando le forze armate russe inizialmente non furono in grado di convertire i loro superiorità militare (certamente in termini di numero) in successo militare e strategico e migliaia di truppe russe si sono rivelate incapaci di proteggere la repubblica del Caucaso settentrionale.
La forza della resistenza ucraina sembra aver sorpreso Mosca e negli ultimi giorni c’è stato un cambiamento nell’approccio russo, spostandosi verso un maggiore uso di artiglieria e attacchi missilistici contro grandi città, come Kherson, Kharkiv e Mariupol e Odessa.

Durante il fine settimana, pesanti attacchi aerei e aspri combattimenti a terra sono continuati nelle città dell’Ucraina settentrionale e orientale, mentre la coraggiosa resistenza locale a livello di strada ha continuato a dimostrarsi molto più dura di quanto la Russia si aspettasse.

Putin, nel frattempo, ha messo le forze nucleari russe in “allerta alta” su quelle che considerava “dichiarazioni aggressive” della Nato prima dei colloqui di pace che si sono tenute al confine bielorusso e quando il valore del rublo è sceso al minimo storico mondiale mercati in risposta alle sanzioni occidentali.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro del Regno Unito Boris Johnson e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si sono uniti ad altre potenze globali nel condannare l’attacco “improvvisato e ingiustificato” di Mosca e hanno promesso di ritenerlo “responsabile”, con le potenze occidentali che successivamente hanno introdotto un altro round di duri affari economici sanzioni contro banche e imprese russe.

Questo sviluppo ha iniziato frenetiche negoziazioni diplomatiche perseguite da artisti del calibro del segretario di stato americano Antony Blinken, del presidente francese Emmanuel Macron, del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del segretario agli esteri del Regno Unito Liz Truss nella speranza di evitare la calamità alla fine sono finite nel nulla.
A questi si è aggiunto l’ultimo tentativo del Premier israeliano, Bennet che è volato a Mosca per incontrare Putin e tentare un ennesimo tentativo di mediazione.
Israele si trova, per ora, in una situazione previlegiata ma anche imbarazzante. Da sempre alleato degli USA e da questi sostenuto sia militarmente e sia finanziariamente, gli ultimi anni ha sviluppato, grazie alla politica di Netanyahu, dei rapporti amichevoli con Putin. La prova sono i continui bombardamenti israeliani in territorio siriano contro interessi iraniani su cui Putin chiude gli occhi. Non può`, quindi, permettersi di agire contro l’uno o l’altro e per questo sembra che l’opera di mediazione potrebbe avere una qualche possibilità di successo.

Quindi quali sono le questioni chiave alla base del conflitto, dove è iniziato tutto e come potrebbe svolgersi la crisi?

La Russia ha annesso la penisola ucraina di Crimea nel 2014 dopo che il presidente del paese amico di Mosca Viktor Yanukovich è stato cacciato dal potere a causa di proteste di massa.
Settimane dopo, la Russia ha sostenuto un’insurrezione separatista scoppiata nell’est dell’Ucraina, che alla fine ha visto i ribelli filorussi dichiarare gli stati indipendenti della DPR e della LPR, sebbene in precedenza non fossero stati del tutto riconosciuti dalla comunità internazionale.

Cerchiamo per un attimo di ragionare, come si usa dire, “fuori dalla scatola” …senza prese di posizione verso nessuna parte. Solo analizzare freddamente la situazione:

Nell’aprile del 1961 il Presidente americano Kennedy ha minacciato un conflitto nucleare globale perché` leader sovietico Krushov ha posizionato delle rampe di missili a Cuba, confinante con gli USA.

La richiesta dell’Ucraina di far parte della NATO è un casus belli simile.
Nell’ultimo discorso alla stampa Putin si è chiesto come avrebbero reagito gli USA se al confine tra USA e Canada o con il confine messicano, uno Stato avesse piazzato armamenti e missili al confine con gli Stati Uniti.
È vero che il Patto di Varsavia (la versione sovietica della NATO) non esiste più`, ma la Russia ha sempre considerato i paesi confinanti, ex Unione sovietica, “paesi satelliti” o perlomeno sotto l’influenza della `madre Russia`.
Si potrebbe obiettare che i paesi europei o l’America non avrebbero reagito causando una guerra che già ha mietuto migliaia di vittime! Potrebbe essere vero…oppure no.

La vera causa dello scoppio di questa guerra è lo stesso che ha causato lo scoppio della II Guerra mondiale…l’inettitudine degli stati europei ad opporsi all’espansionismo di Hitler con l’Anschluss, Danzica e…la Storia è nota!

Putin andava fermato prima che invadesse l’Ucraina con una reazione decisa, forte ed anche militare! Mandando, per esempio, qualche battaglione di marines americani, di commandos britannici e truppe scelte francesi a mo’ di deterrente. Il leader russo ci avrebbe pensato due volte prima di imbarcarsi in questa impresa bellica.
Il pericolo ora, come lo era stato 70 anni fa, è che la situazione sfugga di mano a leaders deboli senza una personalità forte (inutile fare i nomi…basta scorrere la lista degli attuali dirigenti di ciascun Paese europeo, USA inclusa)!
Di fronte questo “ventre molle” europeo, Putin si e` sentito crescere i canini e, sfortunatamente, prevedo che…” l’appetito vien mangiando”.

Lo scenario che potrebbe svolgersi sotto i nostri occhi, come conseguenza logica degli avvenimenti (senza voler fare il Nostradamus da 4 soldi), se USA ed Europa non reagiscono come dovrebbero anche se in ritardo, potrebbe vedere i Russi allargare l’invasione anche a stati limitrofi come la Lituania, Latvia e non esclusa la Finlandia e Svezia, con beneplacito ed anche supporto (economico perlomeno) della Cina che inizia ad avere un appetito crescente verso Taiwan.

Concludendo: siamo testimoni dell’ennesima défaillance americana che, da 60 anni inanella una serie di sconfitte militari (Corea, Vietnam, Iran. Afghanistan) a fallimenti politico-diplomatici, causati da un’idiosincrasia nel comprendere mentalità altrui.
Uno dei prossimi fallimenti sarà il trattato “antinucleare” che si sta pe firmare con l’Iran non comprendendo quanto sia pericoloso per il mondo libero. Ma questo…è un altro tema per un prossimo articolo.

Raphael Luzon Giornalista free lance – Analista mondo Arabo e Medio Oriente

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