Il fenomeno criminale sommerso

Diritti & Lavoro

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Questa civiltà che insorge e condanna con sdegno gli invasori non può cancellare la crudeltà e le barbarie su cui si fonda.

Distrae con astuzia, ammalia colorandosi di progresso e di grande umanità e volutamente omette, sottace e tralascia gli orrori commessi nel passato, mentre abilmente affievolisce la memoria relegando nel dimenticatoio la più aggressiva invasione ed il massacro di  circa cento milioni di nativi Americani ed il mondo intero cinico ed indifferente sottace.

Nel 1890 di oltre un milione rimanevano meno di duecentocinquantamila superstiti del genocidio dei nativi americani. La drastica riduzione della popolazione indigena del continente americano, avvenuta in seguito all’arrivo di Colombo, tra ‘500 e ‘900, è stata il peggiore genocidio della storia. A seguito della scoperta dell’America gli europei non ebbero alcuno scrupolo a occupare il territorio, a sfruttare gli indigeni e, quando lo ritenevano necessario, a massacrarli deliberatamente. Quando gli europei arrivarono in America trovarono un territorio abitato da numerose popolazioni indigene come gli Aztechi, i Maya e gli Inca, le stime più attendibili riportano che nel continente vi fossero circa novanta  milioni di persone. Nonostante gli invasori europei fossero pochi, ebbero modo di sterminare intere popolazioni inermi grazie all’uso delle armi da fuoco, fu così che Hernán Cortés massacrò gli Aztechi e Francisco Pizarro si appropriò delle terre degli Inca. L’estrema brutalità e le stragi nei confronti di quei nativi americani, ritenuti dagli europei degli esseri inferiori, furono la principale causa di morte degli indigeni, ma anche le  malattie portate dal Vecchio Continente, contro cui i nativi americani non erano preparati, causarono milioni di vittime. Sfruttati e costretti dagli spagnoli a lavorare come minatori, servendosi di materiali tossici come il mercurio per facilitare l’estrazione dell’argento, si calcola circa quattro milioni di indigeni persero la vita lavorando nelle miniere in Bolivia.  Nel Canada e negli Stati Uniti giunsero inglesi, olandesi, francesi e russi e cominciarono da subito guerre e stragi diffondendo malattie infettive. Il vaiolo fu propagato intenzionalmente dagli inglesi, che distribuirono coperte infette ai nativi nell’area dei Grandi Laghi, provocando un’epidemia che uccise mezzo milione di nativi. Lo sterminio proseguì nell’Ottocento, dopo la formazione degli Stati Uniti e la popolazione nativa fu decimata attraverso uccisioni deliberate fino a quando gli indigeni furono costretti per sopravvivere a lasciare le loro terre per essere confinati in apposite riserve. Il trattamento riservato dagli europei ai nativi americani è stato uno dei crimini peggiori della storia del genere umano ed in termini numerici, lo sterminio dei nativi americani è stato il più grave massacro di esseri umani provocato da altri esseri umani. Oggi i pellerossa vivono in trecentoventisei  riserve indiane degli Stati Uniti e del genocidio dimenticato dopo centotrenta anni il Congresso degli Stati Uniti sta per approvare un provvedimento che prevede un risarcimento di circa quattro miliardi di dollari per la confisca illegale di terreni avvenuta nel 1880.

Resa  giustizia agli Indiani d’America ?

Forse solo per il risarcimento dell’avvenuta confisca illegale di terreni, ma il genocidio, senza sfiorare grattacieli, multinazionali e Casa Bianca, resta  nel silenzio e nella povertà delle Riserve Indiane.

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