Pugno duro del presidente del Kazakistan Tokayev: “Sparate sui manifestanti”      

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Kassym-Jomart Tokayev, in un discorso alla Nazione, ha anche escluso qualsiasi negoziato con quelli che chiama “terroristi”. Nel Paese si registrano almeno 18 vittime tra le forze dell’ordine, 2.200 arresti e oltre mille feriti. Il governo parla di operazione anti-terrorismo. Gli Usa ammoniscono “Rispettate i diritti umani”

 

Tokayev, presidente kazako

Pugno duro del presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, con i manifestanti: ha ordinato ai militari di “sparare per uccidere e senza preavviso” e ha promesso di “distruggere quanti non si arrendono”.b

 

In un discorso alla nazione, Tokayev ha anche escluso qualsiasi negoziato (“Che assurdità che si possa pensare a trattative con criminali e assassini”) e avvertito che “l’operazione antiterrorismo continua”, anche con una squadra speciale di uomini che darà la caccia ai “terroristi”, come lui definisce gli attivisti che hanno animato le proteste degli ultimi giorni. 

Nel discorso alla nazione, Tokayev – che da due giorni guida anche il Consiglio nazionale per la sicurezza, dopo aver ‘defenestrato’ Nursultan Nazarbayev, ‘padrone’ incontrastato del Paese per tre decenni – ha ribadito che “figure straniere” hanno giocato un ruolo chiave in quanto sta accadendo e ha colto l’occasione per scagliarsi contro i servizi di sicurezza kazaki, che non hanno previsto la crisi. 
 

Kazakistan decine morti truppe russe 
© AZAMAT SARSENBAYEV / AFP / ESN

Intanto continuano ad affluire in maniera costante uomini e mezzi militari dalla Russia; non a caso Tokayev ha ringraziato “in modo particolare” il capo del Cremlino, Vladimir Putin e i due si sono anche sentiti telefonicamente.

Sono 75 gli aerei russi che volano 24 ore su 24 per portare le truppe e le attrezzature in Kazakistan, parte del contingente di ‘peacekeeping’ della Csto, l’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva, l’alleanza militare che raggruppa sei ex sovietici repubbliche, a cui Tokayev ha chiesto aiuto mercoledì.

Nove aerei che portano i parà russi sono atterrati stamane all’aeroporto di Almaty dove da alcune ore le autorità avevano ripreso il pieno controllo dello scalo. Ad Almaty stamane si sono sentiti spari, ma poi la situazione sembra essersi normalizzata.

Mosca ha fatto sapere che  militari russi “hanno immediatamente assunto il compito delle loro missioni”; e garantiscono anche la sicurezza del consolato generale russo nella città e di altre infrastrutture critiche.

Kazakistan decine morti truppe russe 
© SPUTNIK / SPUTNIK VIA AFP
Scontri in Kazakistan

La missione internazionale in Kazakistan sarà comandata dal comandante delle truppe aviotrasportate russe, il colonnello generale Andrei Serdiukov. Secondo Mosca, gli aerei trasportano anche unità provenienti da Bielorussia, Tagikistan, Kirghizistan e Armenia. Proprio oggi il Parlamento kirkizo ha approvato l’invio dei militari, voto che aveva rinviato di un giorno perchè impopolare e perchè mancava il quorum nella ‘camera bassa’. 

Secondo alcuni deputati, l’intervento negli affari interni del Paese contraddice lo spirito della Csto: secondo l’articolo 4 dell’organizzazione, attivato da Tokayev, gli alleati intervengono solo “in caso di aggressione” che “minaccia l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato membro”. Ha risposto subito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, osservando che “la guerra al terrorismo internazionale” risponde perfettamente al mandato della Csto.

Le proteste, cominciate come la risposta all’aumento del prezzo del Gpl, sono sfociate rapidamente in un movimento contro il governo e contro Nazarbayev, che ha messo al potere Tokayev e che non ha mai mollato la presa.

Nazarbayev, il ‘padre padrone’ della nazione da cui prende il nome anche la capitale, che è stato il despota più longevo di qualsiasi altra ex repubblica sovietica, è stato ora definitivamente allontanato, forse non è neppure più nel Paese.

Kazakistan decine morti truppe russe 
© Russian Defence Ministry / Sputnik via AFP 
I militari russi giunti all’aeroporto di Almaty 

Non è chiaro se questo basti ai manifestanti anche perchè l’oscuramento d’Internet rende difficili le comunicazioni.

Stamane le autorità hanno dato un primo bilancio dei morti, 26 “delinquenti” uccisi (oltre ai 18 uomini delle forze di sicurezza uccisi, due dei quali decapitati), un migliaio di feriti e 3700 arresti. Un bagno di sangue che forse, per la difficoltà di acquisire notizie, è anche peggiore.

Nel frattempo sono saliti a 47 dollari per libbra i futures sull’uranio ai massimi da oltre un mese, per i timori d’interruzioni dell’offerta e la prospettiva di una domanda più elevata. Il Kazakistan produce il 40% di uranio a livello globale e il timore è che la produzione possa essere compromessa. E continua a salire anche il prezzo del petrolio.

Da Parigi intanto ha parlato Mukhtar Ablyazov, l’ex banchiere che fu al centro in Italia del ‘caso Shalabayeva’: è convinto che l’Occidente debba intervenire nella crisi, altrimenti il Paese “si trasformerà nella Bielorussia e Putin imporrà metodicamente il suo programma: ricreare una struttura come l’Unione Sovietica”.

Ablyazov, nel passato anche ministro dell’Energia e che ora si autoproclama leader dell’opposizione, ha detto alla Reuters che è pronto a tornare in patria. “In Kazakistan è in atto un gioco geopolitico. La Russia è già entrata, ha inviato truppe.

La Csto è la Russia, questa è un’occupazione russa”. Ricercato per frode nel suo Paese e ottenuto lo status di rifugiato in Francia per accuse che comunque lui considera politicamente motivate, Ablyazov ha raccontato di avere contatti continui con i manifestanti: “Mi considero il leader dell’opposizione. Ogni giorno i manifestanti mi chiamano e mi chiedono: ‘Cosa dobbiamo fare? Siamo qui: cosa dovremmo fare?'”.

E si è detto pronto a mettersi alla guida di un governo provvisorio se le proteste si dovessero intensificare. “L’Occidente deve strappare il Kazakistan alla Russia. L’Occidente deve fornire aiuto perchè Putin non riesca a occupare il Paese, aiutare la società civile a eleggere i suoi leader in modo che il Paese possa scegliere la sua strada, una strada democratica come in Occidente”.

L’Ue per ora è pronta a offrire la sua assistenza, ha detto la presidente Ursula von der Leyen; ma il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, chiede in cambio una de-escalation e la garanzia dei diritti e la sicurezza dei civili. 

 

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