Perseverando arrivi

Arte, Cultura & Società

Di

di Roberto Chiavarini

Sin da piccolo, quando ero impegnato verso un obiettivo da raggiungere (naturalmente, sempre rapportato all’età) cercavo di coinvolgere mia madre, alla quale chiedevo la sua approvazione, e lo facevo attraverso un linguaggio muto, che solo lei comprendeva.

Andando avanti negli anni, i miei progetti sono diventati sempre più complessi, più articolati e, quando mia madre mi vedeva perplesso sulle scelte da fare, capiva i miei dubbi, e risolveva ogni mia riserva dicendomi: “Ricorda sempre, perseverando arrivi ”.

Poche parole ma che, per me, costituivano un supporto vitale, parole pronunciate peraltro da Gabriele D’annunzio.

Già, la perseveranza, un “sostantivo” che mi ha accompagnato lungo tutto il tragitto della mia esistenza.

Mi pongo un obiettivo e per raggiungerlo ci impiego settimane, mesi, anni, anche quando chi mi sta vicino pensi, diversamente, che abbia abbandonato il mio progetto iniziale.

Vi era un altro concetto che non ho mai dimenticato e che feci mio, che ripeteva sempre il Capoufficio di mio padre, il Dott. Mario de’ Nofrio, laureato in Giurisprudenza e letterato, di nobile Discendenza leccese, il quale, una volta in pensione volle starmi vicino (mi considerava da sempre come un secondo figlio) e lo fu per lunghi 7 anni, collaborando come Consulente della mia Azienda, specializzata in promozione Aziendale e di impiantistica di arredo urbano.

Quel concetto recitava così: “ Meglio un giorno da leoni che cento da pecora ” (da molti considerato come un Aforisma fascista, mentre, in realtà, aveva tutt’altra origine).

La perseveranza, che cammina di pari passo con la tenacia, con la forza caratteriale, con la resistenza fisica ed intellettuale, con l’analisi, con la determinazione, che si nutre solo e soltanto di pulizia interiore.

Senza MAI smarrire la retta via.

È difficile coniugare in un solo uomo, i tanti aspetti che determinino la perseveranza.

Concorrono oltre alle doti personali e fisiche, la istruzione (e giammai la educazione), la analisi, i principi etico-morali impartiti dalla famiglia e dalla propria coscienza, la capacità decisionale nello scegliere senza incertezze la strada giusta di fronte al classico bivio manzoniano, le situazioni ambientali, la predisposizione alla radicalità dei rapporti e alla equidistanza, il rigetto della corruttrice legge del comparato (ovvero la applicazione dell’esercizio del Diritto a discapito della raccomandazione e/o del privilegio).

Meglio ancora, il misurarsi ogni giorno con se stessi per migliorarsi, una cultura forte e profonda, la capacità di estrarre dai detriti l’oro purissimo, la conoscenza approfondita di diverse materie fondamentali.

La capacità di ascoltare l’altrui parere, tenendolo sempre in debita considerazione, senza però mai farsi condizionare da esso nelle scelte di vita.

Senza mai sottovalutare chi si ha di fronte.

Soprattutto, la capacità di difendere la propria reputazione da tutto e da tutti, solo e soltanto coi fatti, perché, solo attraverso di essi, si ha la forza invincibile di non si assecondare la legge del comparato, nel qual caso, i cosiddetti “nemici”, spuntano da tutte le parti.

Soprattutto quando non si è funzionali al “sistema” e, quindi, si è fuori dagli schemi.

Io, poi, che ho frequentato il Convento dei Padri Francescani (tanto diversi da quelli attuali) per lunghi sette anni a cavallo della mia adolescenza, nel corso dei quali riempii il mio cuore di tanti sostantivi come la spiritualità, la fratellanza, la solidarietà, la equidistanza, la libertà, la resistenza alle tentazioni, non avrei mai potuto accettare l’assoggettamento.

Quando oramai divenni giovane imprenditore di successo, le vicende della vita mi posero di fronte ad una scelta etico-morale, non solo coraggiosa, quanto difficile da interpretare e da intraprendere per le possibili conseguenze, chiesi a mia madre cosa ne pensasse.

Mi rispose: fai ciò che ti dice il Tuo cuore puro, sta a Te e solo a te scegliere la strada che riterrai più giusta.

Ricorda che, se cederai ed asseconderai la tua libertà al linguaggio del sistema, sarai uno dei tanti e resterai soffocato dagli eventi, contaminato nella tua essenza di uomo incorruttibile, e nessuno ti ricorderà più e nessuno più potrà apprezzare le tue doti.

Diversamente, sarai l’assoluto interprete e protagonista della tua storia di uomo sano, leale e coraggioso.

Oggi, sei messo alla prova da Dio. Potrai valutare la tua stessa forza. Tocca a te scegliere!

Non dimenticare che tua nonna (la madre di mia madre) ha sempre detto che hai le stesse caratteristiche del nonno (Vincenzo Ferrari da San Pietro Vernotico), che respinse i gerarchi fascisti da solo, molti dei quali suoi stessi parenti, assumendo un atteggiamento di equidistanza da tutto e da tutti.

Quando alla fine degli anni 90 l’allora Comandante dell’Arma dei Carabinieri andò via da Brindisi, venne a salutarci e disse a mia Madre: “…Signora, Lei deve essere orgogliosa dei suoi due figli, perché sono equidistanti da tutto e da tutti e in una città come Brindisi, è veramente cosa rara”, mi accorsi che, quell’Ufficiale, aveva usato lo stesso aggettivo utilizzato da mia nonna: “Equidistanza”.

Come finì la mia scelta coraggiosa?

Finì dopo molti anni e molti anni ancora, il cui epilogo giunse dopo un tragitto fatto di impari battaglie che si svilupparono tra il Potere di allora ed un solo individuo, peraltro a mani nude.

Ma alla fine ho vinto io, scrivendo quella storia attraverso atti, documenti e prove inconfutabili, inchiodando quei protagonisti in negativo, alle proprie responsabilità.

Oggi, tutta quella documentazione storica e cronologica, è raccolta in un libro (scritta in lunghi quattro anni) e non potrà andare mai più dispersa.

Concludo queste mie brevi riflessioni, ritenendo che valga la pena ricordare le parole di Leonardo Sciascia, che sono essenza pura e faro illuminante anche per quei giovani che, oggi, si trovano ad affrontare la realtà in cui viviamo dove, le scelte difficili, faranno la differenza anche per il futuro delle prossime generazioni, il cui sistema di assoggettamento da parte del potere, credetemi, è identico a quello di 30/40 anni fa (ogni “regime impositivo”, ha una sua radice, attraverso la quale, in primis, rivolge le sue “attenzione” verso i pochi, per poi estenderle verso i tanti, sviluppando pian piano il male più assoluto, tra corsi e ricorsi della Storia):

Così scriveva Leonardo Scia

scia…”soltanto i fatti contano, soltanto i fatti debbono contare…
…Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno dentro di se, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia…
…Ma, un fatto, è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario”.


ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica

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