La morte di Marat: Jacques Louis David

Arte, Cultura & Società

Di

Jean Paul Marat (1743 – 1793) era un personaggio politico vissuto durante la Rivoluzione Francese. Era soprannominato “l’Amico del Popolo”, dal titolo del giornale che aveva fondato nel 1789. Era il medico delle guardie del corpo del Conte d’Artois e venne considerato come sovversivo, sanguinario, dato che credeva nella monarchia ed apparteneva alla fazione dei giacobini (quelli che, successivamente, sarebbero stati protagonisti del Regime del Terrore). Marat venne assassinato il 13 luglio 1793 dalla girondina Carlotta Corday, una ragazza di 25 anni che voleva vendicare le morti ingiuste delle persone della sua fazione politica. Questa, in breve, la storia della vittima.

L’opera di cui stiamo parlando è stata realizzata nel 1793, è esposta al Museo di Belle Arti di Bruxelles e ritrae un vero e proprio omicidio. Anche il pittore stesso era un giacobino e proprio gli esponenti di quella fazione gli chiesero di “fotografare” la morte dell’avversario politico. La vittima viene ritratta senza vita nella sua vasca da bagno: egli doveva compiere diversi bagni emollienti in quanto soffriva di dermatite. Quindi, l’assassino conosceva le sue abitudini e lo ha colpito mentre era disarmato e incapace di difendersi. Mentre faceva questi bagni, Marat era solito lavorare al suo giornale: vediamo infatti che tiene in una mano la penna e nell’altra un foglio scritto (sul tavolino vediamo un calamaio ed un’altra penna (forse tenuta come riserva?), un assegno (il pagamento per cosa?) ed una lettera.

La prima cosa che potrebbe incuriosirci, osservando la scena, è la scritta sul quel foglio: “Du 13 juillet 1793 / Marie Anne Charlotte / Corday au citoyen / Marat. / Il suffit que je sois / bien malheureuse / pour avoir droit / à votre bienveillance” (13 luglio 1793. Marie Anne Charlotte Corday al cittadino Marat. Basta che io sia tanto infelice per aver diritto alla vostra benevolenza).

Ebbene, qui abbiamo un indizio fondamentale: il nome dell’assassino (nella realtà, purtroppo non siamo così fortunati). Questa donna aveva scritto la lettera, probabilmente, per chiedere un incontro con la vittima e, sempre probabilmente, egli aveva acconsentito. Da qui l’omicidio, con il nome della principale indiziata in bella mostra. E se fosse un “depistaggio”?

In fondo la vittima conviveva con Simonne Evrad, colei che lo aiutava economicamente e professionalmente: colei che si prendeva cura di lui costantemente. Se dovessimo svolgere le indagini al giorno d’oggi, io qualche domanda gliela farei.

In questa scena del crimine, abbiamo anche un’altra fortuna: l’arma del delitto. In terra vediamo un coltello sporco di sangue e vediamo che la ferita che compare sul costato della vittima potrebbe essere, a prima vista, compatibile con quell’arma. Ferita, peraltro ancora grondante, e questo indica che l’omicidio è stato compiuto da poco tempo. Se potessimo interrogare la Corday, sapremmo che la mattina stessa del giorno dell’omicidio, ella aveva acquistato al mercato un coltello dal manico di ebano. Ed il cerchio si stringe intorno a lei.

In tempi odierni cominceremmo ad analizzare le impronte digitali sul coltello, sul foglio e nella stanza stessa. Inoltre la ferita che viene ritratta sulla vittima, è davvero quella mortale? Abbiamo, comunque, ritratto in quest’opera, tutte le risposte alle principali domande: Chi? Quando? Cosa? Come? Perchè? Ebbene a queste domande non possiamo dare alcun tipo di risposta certa. Possiamo solo cercare nei meandri della memoria ciò che abbiamo studiato sui libri di storia ed il mistero è risolto.

Laura Vanni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube