Sara Cunial “via la NATO dal Grappa”

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Completati i lavori di demolizione dell’ ex base NATO in Cima Grappa; Sara Cunial si è spesa per questa operazione sin dal primo momento in cui è entrata in Parlamento. Cunial: “Sul nostro suolo, presso le basi aeree di Aviano e di Ghedi, vi sono oltre 100 ordigni atomici, di cui non si può conoscere con la precisione il numero. I rischi per la nostra incolumità e la nostra terra sono altissimi”. 

di Silvia Pedrazzini
 
L’ex base NATO sita in Cima Grappa è risalente a fine  anni sessanta. Sul Grappa, l’ Aeronautica militare italiana aveva installato una base missilistica, armata con una batteria di missili Nike-Hercules con il compito principale di proteggere lo spazio aereo nazionale. Con la caduta della cortina di ferro, l’area era caduta in disuso ed era diventato un vero e proprio un rudere.
Da una dichiarazione dell’Onorevole Sara Cunial si apprende che l’8 novembre 2021 era previsto l’abbattimento dell’ultimo residuo della vecchia costruzione e sono stati  avviati  sin da subito i lavori di bonifica e smaltimento materiali.
Sara Cunial si era spesa sin dal primo momento in cui era entrata in Parlamento, per l’operazione di demolizione dell’ex base NATO, operazione che ha  trovato compimento grazie anche alla sinergia di istituzioni locali e nazionali.

L’8 novembre l’ Onorevole Cunial ha affermato “Proprio oggi è previsto l’abbattimento dell’ultimo residuo della vecchia costruzione e poi già subito il via ai lavori di bonifica e smaltimento dei materiali. Con la speranza che questo sia metaforicamente l’inizio di un ben più imponente smantellamento: quello dell’adesione dell’Italia alla Nato. Da troppo tempo, anche a causa di questo legame, il nostro Paese è colonia, schiava di accordi geopolitici che erodono la nostra sovranità.

Ogni anno siamo costretti a spendere miliardi per aderire all’enorme macchina da guerra che è la Nato: basti pensare alle ignobili spese per gli F-35 degli ultimi anni, basterebbero questi per incentivare anche cospicuamente la nostra morente economia nazionale.
Sul nostro suolo, presso le basi aeree di Aviano e di Ghedi, vi sono oltre 100 ordigni atomici, di cui non si può conoscere con la precisione il numero. I rischi per la nostra incolumità e la nostra terra sono altissimi. 

Con la proposta di legge n. 3274 presentata il 7 settembre 2021, ho chiesto “l’adesione della Repubblica italiana al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, fatto a New York il 7 luglio 2017″.
Il Trattato richiede che tutti i Paesi che lo ratificano «mai in nessuna circostanza (…) sviluppino, sperimentino, producano, fabbrichino o altrimenti acquisiscano, possiedano o accumulino armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari». Vieta, inoltre, qualsiasi trasferimento o uso di armi nucleari od ordigni esplosivi nucleari – e la minaccia di utilizzare tali armi – e richiede alle Parti di promuovere l’adesione degli altri Stati al Trattato.

Attualmente il Trattato è stato firmato da 86 Stati e ratificato da 51 di essi. Tra i Paesi che non hanno firmato figurano gli Stati Uniti d’America (USA), la Russia, la Cina, la Francia, la Gran Bretagna, il Pakistan, l’India, lo Stato d’Israele e la Corea del Nord. Solo 6 dei 49 Stati europei hanno approvato e ratificato il Trattato: l’Austria, l’Irlanda, Malta, la Repubblica di San Marino, il Liechtenstein e lo Stato della Città del Vaticano.

L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato, pur essendo uno dei cinque Stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi, nell’ambito degli accordi dell’Alleanza atlantica.
Sottoscrivere questo documento sarebbe un atto di buon senso e, soprattutto, di dignità: un segnale di indipendenza dall’impero statunitense, di sovranità nazionale, e di pace nei confronti di tutti quei popoli che in questi anni sono stati aggrediti dalla Nato”. 

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