La sezione pittura classica della mostra  Divina Bellezza

Arte, Cultura & Società

Di

La prestigiosa mostra istituzionale  “Divina Bellezza” si è svolta a Ortigia, nella Biblioteca e sala Museo Elio Vittorini in via Roma 31, presso il Palazzo del Governo dal 11 / 10 al 16/10, con il patrocinio morale del Libero Consorzio di Siracusa. 

La manifestazione, ideata e organizzata dalla Critica d’Arte e Scrittrice Dott. Melinda Miceli, con Giurati di altissimo spessore, testimonial di diverse eccellenze del Sapere sia artistico che scientifico del nostro Paese, ha avuto patrocini morali di riviste come Globus, Corriere Nazionale, Informa Sicilia e Enciclopedia d’arte italiana, molto noti nel mondo culturale, solo alcuni dei quali dove scrive ed opera il critico d’arte Melinda Miceli.

La sezione pittura classica ha avuto 3 trionfatrici ex aequo. Impossibile gradualizzare tanta bellezza e per poter apprezzare l’oggettiva originalità delle Opere, riportiamo di seguito le recensioni del Critico d’arte Melinda Miceli. La pittura femminile ha un carattere molto delicato e pregevole per il suo legame metafisico agli elementi terreni ed astrali in un armonico equilibrio. 


Maria Emma Gobbi ( Primo premio Pittura). Opera “Leone di San Marco”. 

 

“Un glorioso Leone rosso alato domina la scenografia architettonica della piazza di Venezia da una prospettiva inedita e riporta al tempo dei Dogi e dello splendore della Serenissima. La mirabile tecnica sceglie il rosso che si effondré su tutta la tela per esprimere reverenza verso la storia di Venezia e la passione per la Bellezza che i suoi Artisti e Artigiani hanno tramandato.

Il leone è un simbolo associato al Sole, perché con la sua energia illuminava e donava la vita. La maestosità della sua figura e il suo delinearsi centrale sulla piazza si rifà al concetto di stella di maggiore grandezza con lo sguardo rivolto all’orizzonte, designante l’arco che il sole compie nel cielo andando da Est a Ovest, dal suo sorgere al suo tramontare. Il Leone rosso e’ l’esempio della materia rossa dimorante al fondo del vaso alchemico prima della sua sublimazione. Il Leone di Maria Emma Gobbi è riprodotto in maniera classica come siamo abituati a vedere le sfingi negli stemmi araldici medioevali per indicare l’alto rango che si sposava perfettamente allo spirito del maschile.

Il cristianesimo attinge alla simbologia  del leone, associandolo a Cristo o all’evangelista Marco (o altri santi)ma esso nella Bibbia è anche colui che raffigura il Demonio. 

Bisogna precisare che il leone è un essere ambivalente, allo stesso tempo solare e lunare. Solare rappresenta lo splendore e la potenza del sole, il principio del fuoco, legge, potenza militare, ma anche crudeltà e ferocia e in quanto tale, simbolo degli Dei della guerra. Il colorismo rosso nero che struttura tutta la figurazione e’ il riflesso storico di una civiltà come quella della Serenissima che tante battaglie navali e tanti porti ha conquistato durante il periodo delle Repubbliche marinare. In suo nome e sotto le sue ali protettive Venezia ha solcato mari e intrapreso battaglie.

Il leone alato è l’icona dell’Evangelista protettore della città e della millenaria repubblica.

Il leone simboleggia anche la forza della parola dell’Evangelista, le ali l’elevazione spirituale, mentre l’aureola è il tradizionale simbolo cristiano della santità”.

Anna Concetta Porcino ( Primo premio Pittura Ancopo Art). Opera “La Divina Bellezza”. 
 

“Come una novella Ginevra, proiettata in una cornice gotica quasi fantasy, la Dama dei tornei cavallereschi, si staglia tra le colonne, vestita da una fiammata di rosso fluido.

Colonne e statue sottolineano la regalità del soggetto a cui, una mano emergente dall’acqua dona un cuore infuocato.

Si evince un rimando alla Dama del Lago del ciclo arturiano che porge Excalibur. Nella moderna trasposizione di Anna Concetta Porcino è la Donna a ricevere il “segno” della Missione, ovvero riportare dall’infinito il dono dell’amore nella nostra dimensione. Perché come asserisce l’autrice:” è “L’AMORE”in tutte le sue manifestazioni, stupefacente forza  che vive in ognuno di noi, che non permette all’essere umano di essere  inondato dalla meschinità delle contingenze e la sua mistica potenza terrà a galla tutto ciò che è bellezza nell’ universo”. L’opera è strutturata con la forza epica del linguaggio gotico che sottolinea la sua forte simbologia di ascesi verso il divino. Il colorismo scuro dell’ambientazione che reca una luce da cattedrale, fa emergere la nitidezza della protagonista dalla chioma angelica e vestita del colore del Sangue cristico, altra metafora per sottolineare il Suo essere di luce messaggero di salvifiche energie.

L’Opera si contorna di una nobile aura dettata dal Suo elevato messaggio etico che attraversa tutte le epoche”.

Amelia Perrone (Primo premio Pittura) “Charlotte in blu”. 

“Nell’opera Charlotte in blu dell’Artista Amelia Perrone sembra accennarsi sulla tela la visione del mondo del semidio e la proiezione di un paesaggio ultraterreno. Narcisa e divina, leggera ed eterica la donna di Amelia Perrone Pittrice, dalla stesura materica impalpabile, rispecchia il suo universo femminile patinato e retro’.

 La sua testa e parte del busto entrano in scena immerse in un’aura di stampo modaiolo ma al confine con il mondo intangibile, il quale filtra nella figurazione attraverso uno sguardo suadente perso nella contemplazione dell’Infinito, al contempo in equilibrio con la sua terrena eleganza.

L’opera è una rappresentazione spirituale laica in cui l’anima umana cerca conforto, confronto e pace nell’estasi della bellezza, che quasi come la saggezza, rappresenta simbolicamente l’equilibrio identificabile come una bussola cosmica. Consapevole di essere di natura spirituale Charlotte attraverso il colorismo blu e violetto persino nei capelli, fa emergere la propria origine divina per ricongiungersi con la gnosis, con  la sacra appartenenza dove tutto è contemplazione, gioia, bellezza, verità e luce.

L’atteggiamento rapito potrebbe sconfinare nell’ anelito affabulatorio di un ipotizzabile amore. Cosi’ l’ha fissata la Pittrice, in un design originale, con lo sguardo assorto, come se i suoi occhi si perdessero nel contemplare il se superiore, come se quegli occhi di Charlotte fossero un portale di geometria sacra.

Ed è così che lo sguardo sensuale ed eletto della donna, creatura che ritrova il suo Eden, assume un significato di beatitudine, castità, santità, purezza e pace. Il colore diviene dunque, sublime e insolito, a tratteggiare gli effetti delicati e immaginifici dei contorni e del segno. Emerge una nobile sensualità in una struttura figurativa pensata come sogno che si perde alla presenza di un universo poetico che evoca l’incantevole travaso della visione estetica.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube