Invito alla terza dose: spot pubblicitario o invito a prendere uno spritz?

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Parlo di una esperienza personale. Lunedì pomeriggio mi ha telefonato un assistente sanitario, leggi laureato in scienze infermieristiche, dal Policlinico di Bari, chiedendomi “Si vuole vaccinare?”

 Va precisato che il mio nominativo è contenuto in un elenco di soggetti fragili oncoematologici, vengo seguito costantemente dalla clinica ematologica dello stesso Policlinico con medici meravigliosi e di alta professionalità; sono un soggetto fragile in cura per un Linfoma non Hodgkin.

Sono un fan della vaccinazione e avendo effettuato la seconda dose alla fine di maggio e continuando la terapia con anticorpo monoclonale ogni due mesi, ritengo che solo la clinica presso sono in cura, sia legittimata a chiamarmi o mettermi in lista di attesa, non altri. Mi chiedo la  mano destra, nella fattispecie centro vaccinale, non sa cosa fa la sinistra?

 Sbaglio o il centro vaccinale del Policlinico avrebbe dovuto chiamare prima la clinica ematologica e dopo un medico, previa interlocuzione con un collega della Ematologia, avrebbe dovuto chiedermi se volevo sottopormi a vaccinazione? Da quanto mi riferiva questo dottore tutto questo non è avvenuto nella telefonata, era frutto di un nome su un elenco di chi è in cura.

 La vaccinazione per essere efficace deve essere effettuata a distanza di almeno tre mesi dall’anticorpo monoclonale e ogni anticorpo monoclonale somministrato potrebbe avere tempi diversi di intervallo prima di somministrare la terza dose. Inoltre come paziente dovrei sospendere la terapia salvavita prima di effettuare la terza dose e riprendere solo dopo un altro intervallo di tempo. Non sono un folle e prima di intraprendere una nuova strada mi attengo al protocollo avviato, salvo contrarie indicazioni in merito. Non sono io che ho già un protocollo a doverlo cambiare sulla base di una telefonata. 

A questo punto mi chiedo? Ma tutti i pazienti che sono in cura come me hanno avuto la stessa prontezza di esporre con educazione e precisione il proprio status e quindi sentirsi dire dal gentile interlocutore al racconto della storia clinica personale raccontata, “Verrà richiamato”.

Effettuare la terza inoculazione deve essere importante ma in condizioni che possano esserci benefici reali, non statistiche mediche da mostrare per dire quanti in Puglia hanno già in corpo la terza dose e poter rivendicare se siamo primi o ultimi per terza dose.  L’auspicio di tutti è essere piu’ forti contro il virus. Diventa invece importante ed essenziale chiamare tutti quelli che non hanno mai ricevuto una dose e chiedere perché non si sono vaccinati e convincerli a vaccinarsi perché la fragilità può essere tutelata in tanti modi. In Puglia di over 50 ve ne sono il 7,9 % della popolazione.

Quindi va bene la vaccinazione ma ogni soggetto “fragile” nel senso etimologico del termine che “può rompersi” deve essere tutelato e la perfetta macchina del Policlinico non può avere queste piccole imperfezioni. Io ho fiducia ma la fiducia è una cosa seria che si dà alle cose serie. E per favore cerchiamo tutti di essere seri, invitare a vaccinarsi i pugliesi non vaccinati diventa esercizio serio per ottenere una immunità di gregge, convincerli e superare le paure. Telefonare ad un malato che è già in terapia “si vuole vaccinare?” equivale ad invitarlo a prendere uno spritz. Io mi voglio vaccinare ma con i tempi e nei modi che i controlli periodici richiederanno. L’obiettivo è tutelare la vita umana e la sua qualità, non essere i primi della classe.

Dario Patruno

 

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