È rientrato in Italia Francesco Pelle, ordinò la strage di Natale

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Il boss della ‘Ndrangheta, detto “Ciccio Pakistan”, costretto su una sedia a rotelle dopo un attentato, era stato arrestato a marzo in una clinica di Lisbona, dov’era stato ricoverato perché affetto dal Covid. Deve scontare l’ergastolo perché considerato il mandante dell’agguato sfociato nell’eccidio di Duisburg, in Germania, dove il clan nemico Nirta-Strangio uccise sei persone per vendetta. Decisiva ai fini dell’arresto la cooperazione internazionale nell’ambito del progetto “I Can”.

 

Strage di Duisburg

AGI –   E’ rientrato dal Portogallo, con un aereo che lo ha portato fino allo scalo romano di Ciampino, Francesco Pelle, 44 anni, fino a pochi mesi fa latitante della ‘ndrangheta. Secondo la giustizia italiana è  il mandante della strage di Natale in cui morì Maria Strangio, moglie del boss Giovanni Luca Nirta, vero obiettivo del commando omicida. L’attentato, 8 mesi più tardi, ebbe un seguito ancora più tragico con l’eccidio di Duisburg, in Germania, dove morirono 6 persone ritenute vicine alla cosca Pelle-Vottari. Fu la  risposta del clan nemico all’agguato del 25 dicembre 2006, uno dei sanguinosi capitoli della faida di San Luca (Reggio Calabria) tra le cosche Vottari-Pelle-Romeo e Strangio-Nirta. Una guerra iniziata nel 10 febbraio 1991 in seguito a uno scherzo di Carnevale, quando un gruppo di giovani legati al clan Strangio-Nirta lancio’ delle uova verso un circolo ricreativo gestito da uno dei Pelle, detti “Gambazza”, sporcando anche l’auto di un Vottari. Un’onta, secondo le regole delle ‘ndrine, da lavare con il sangue. E di sangue, da quel giorno, ne è stato versato .Pelle è stato riportato in  Italia dagli uomini del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della direzione centrale della Polizia Criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi

 L’arresto a Lisbona

Il boss di San Luca (RC) era stato arrestato a Lisbona il 29 marzo scorso, sulla base di un mandato d’arresto europeo, eseguito dalla Unità Nazionale Antiterrorismo della Policia Judiciaria portoghese, nell’ambito di un’operazione  resa possibile dalla cooperazione fornita dal Reparto Operativo del comando provinciale di Reggio Calabria e dal Gruppo Carabinieri di Locri, sotto l’egida della Dda di Reggio Calabria. La cattura e il rientro in Italia del latitante, commentano gli inquirenti, rappresenta un importante risultato del progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) contro la ‘ndrangheta, promosso dall’Italia insieme ad Interpol, che coinvolge Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e le forze di polizia di altri 11 Paesi del mondo: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Uruguay, USA.
   

Pelle, detto “Ciccio Pakistan”, era inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia. Di lui si erano perse le tracce il 19 luglio 2019, poco prima che la Cassazione respingesse il suo ricorso, condannandolo definitivamente all’ergastolo come mandante della “strage di Natale”. I Carabinieri lo hanno scovato in una clinica di Lisbona dove era ricoverato perché positivo al Covid.

La strage di Natale era stata la risposta al tentato omicidio di Francesco Pelle, consumato il 31 luglio 2006 quando Ciccio Pakistan rimase ferito alla schiena perdendo definitivamente l’uso delle gambe. La sedia a rotelle sulla quale è costretto a vivere non gli ha impedito di diventare un boss, organizzare la rappresaglia contro la cosca Nirta-Strangio e, soprattutto, di darsi alla latitanza per due volte.

La prima fu interrotta nel 2008 da un blitz del Ros di Reggio Calabria. Mentre tutti gli davano la caccia, “Ciccio Pakistan” era ricoverato sotto falso nome a Pavia, nel reparto di neuro-riabilitazione della Clinica Fondazione Maugeri. Pelle era curato a spese del servizio sanitario nazionale e dalla sua stanza in ospedale comunicava attraverso Skype con gli uomini della cosca rimasti liberi dopo l’operazione Fehida, coordinata da  Nicola Gratteri, oggi procuratore capo di Catanzaro, allora in servizio a Reggio Calabria.

 Fuga conclusa in Portogallo

Nel settembre 2017 Pelle era tornato libero per scadenza dei termini di fase del processo alle cosche di San Luca. La sua condanna era stata annullata con rinvio dalla Cassazione. Per due anni era stato sottoposto all’obbligo di dimora a Milano in attesa della sentenza definitiva, ma quando la Suprema Corte confermò  lil carcere a vita, Ciccio Pakistan, non c’era più. Di nuovo latitante nonostante il grave handicap. Questa volta la fuga è durata meno di due anni e si è conclusa all’estero, in Portogallo, dove, secondo i Carabinieri, Pelle avrebbe goduto di una rete di protezione che gli ha consentito non solo di uscire dal Paese indisturbato, ma anche di farsi curare in una clinica dopo aver scoperto di essere positivo al coronavirus.

Il progetto I-Can,  sotto l’egida dell’Interpol, ha agevolato la cooperazione internazionale fra  le polizie di diversi stati, permettendo ad oggi la cattura all’estero di 20 latitanti di ‘ndrangheta, tra cui spiccano, oltre a quello di Pelle, gli arresti di Giuseppe Romeo, Vincenzo Pasquino, Rocco Morabito, quest’ultimo secondo solo a Matteo Messina Denaro, tra i latitanti più pericolosi inseriti nella lista dei ricercati. Arresti che, secondo gli inquirenti, confermano la ramificazione dellla criminalità italiana e la sua capacità di pervasione e diffusione internazionale. 

 La strage di Duisburg fu la spia dell’espansione della mafia calabrese all’estero, facendo conoscere al mondo la potenza terrificante delle ‘ndrine. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto del 2007, nella cittadina della Germania occidentale, morirono Tommaso Venturi, 18 anni; Francesco e Marco Pergola 22 e 20 anni; Francesco Giorgi, 17 anni; Marco Marmo, 25 anni, e Sebastiano Strangio, 39 anni. Furono uccisi a colpi di mitraglietta davanti al ristorante-pizzeria ‘Da Bruno’ di proprieta’ degli Strangio, originaria di San Luca. E anche il gigante tedesco tremò.
 

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