Kabul,Emergency ancora in prima linea

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Le fasi drammatiche del post-attentato dell’altro ieri all’aeroporto di Kabul sono state raccontate da Alberto Zanin, coordinatore medico dell’ospedale di Emergency nella capitale afghana. “Giovedì intorno alle 18.30-19 abbiamo ricevuto la notizia dell’attentato – ha detto Zanin -. La zona è estremamente affollata e abbiamo immediatamente previsto l’arrivo di numerosi feriti. Che dopo pochi minuti sono effettivamente cominciati ad affluire, da subito con una frequenza molto importante. Alla fine abbiamo soccorso 62 pazienti”. Per rendersi conto della gravità dell’accaduto, Zanin spiega che “solitamente con gli attentati la media degli arrivi è di 30-40 feriti. Di conseguenza il soccorso di queste persone è stato impegnativo, anche perché è successo di sera quando il personale ospedaliero solitamente diminuisce. In ogni caso lo staff ha risposto prontamente: coloro che erano a casa sono subito tornati in ospedale. L’afflusso di feriti è durato fino alle 21.30. C’è rimasta la gestione interna, estremamente sotto stress per tutti questi feriti”.

Delle 62 persone giunte all’ospedale di Emergency, spiega ancora Zanin, “36 sono state ammesse per ricevere cure chirurgiche importanti, mentre dieci hanno avuto trattamenti di stabilizzazione più leggeri con conseguente dimissione anche per una questione di posti letto”. Purtroppo, 14 persone “sono arrivate già morte”, mentre altre due “sono spirate appena giunte”. Tra queste, racconta Zanin, “anche il parente di un infermiere in servizio in quel momento, cosa che ci ha toccato particolarmente”. Tra i feriti soccorsi da Emergency ci sono “donne, uomini e bambini, anche molto piccoli. Tutti hanno riportato ferie tutte tipiche delle grosse esplosioni. Diversi sono ustionati”.

Purtroppo non è la prima volta che il personale di Emergency si trova davanti a situazioni simili. “In questo momento – afferma Zanin – c’è su Kabul un’attenzione mediatica alta ma attentati suicidi di questo genere qui ci sono da anni. Nel 2018 e 2019 la città era soggetta ad attacchi di questo tipo” anche se quello di ieri è stato sicuramente tra i più drammatici. “Ieri, quando i feriti hanno cominciato ad affluire – racconta Zanin – ho osservato negli occhi di tutti loro, nessuno escluso, uno sguardo particolarmente assente, che non avevo mai notato dopo altri episodi del genere”. Più che disperati, il loro sguardo “era spento, come se fossero stati investiti dal terrore più profondo”.

Per quanto riguarda i talebani, il medico sottolinea che al momento “non si sono fatti vivi”. Zanin evidenzia però che “la nostra organizzazione è qui per curare tutti i pazienti. Le nostre porte sono aperte a tutti e è quello che ci permette di mantenere il focus sulla cura dei malati. Ma al momento, ripeto, non ci sono stati contatti con i talebani né tanto meno abbiamo ricevuto alcun tipo di minaccia”.© 9Colonne

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