“Lo scrigno”

Politica

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L’opinione del direttore Roberto Chiavarini 

“Lo scrigno”

Mi scrive un Artista Salentino, il quale mi chiede:

“Direttore, secondo Lei, può giovare ripensare al passato, soprattutto per chi ha vissuto una “gioventù ” poco serena?”.

Pur non essendo uno psicologo, penso proprio di si.

Da sedici anni, sono il Presidente di una piccola Associazione che si interessa di Alzheimer e di situazioni ne ho viste tante.

Solitamente, il tempo che passa, allevia il dolore.

Ogni individuo, comunque, ha uno scrigno nascosto nella “soffitta” della propria mente, nel quale sono custoditi i ricordi del proprio passato, i sogni, le gioie, le ansie, le paure e, soprattutto, gli eventi che hanno lasciato un “segno” negativo nella sua anima.

Avere il coraggio di riaprire quello scrigno, significa trovare la forza per dare continuità ed un senso alla propria esistenza.

Certo, molte volte, spostare le lancette dell’orologio all’indietro nel “Tempo”, può procurare una sorta di rinnovata sofferenza dell’anima, che nasce non solo dalle ferite subite ma, anche e soprattutto, da come, esse, riaffiorino ed irrompano nella vita di tutti i giorni.

La memoria, che riconduce all’infanzia, alla adolescenza, alla gioventù, nella consapevolezza dell’essere diventati adulti, deve consentire di rileggere gli eventi passati, anche quelli tragici, attraverso un nuovo, più maturo ed attuale punto di vista.

Ma la necessità di riaprire quello scrigno per rileggere il passato, nel chiuso della più intima solitudine, piuttosto che nel silenzio ovattato della propria mente, che avvenga pure per fattori contingenti, risponderà sicuramente alle più intime e profonde aspettative di ogni individuo, alle sue necessità, alle sue domande, ai suoi perché, per rielaborarne i significati.

E a proposito dei fattori contingenti, così come scriveva il Poeta Francese, Jean de La Fontaine, ciò (aprire lo scrigno), può accadere tanto più….. “quando s’incontra il Destino, lungo la via che s’era intrapresa proprio per evitare di incontrarlo”.

Ovvero, quando accada qualcosa di imprevisto nella esistenza di un individuo, che “imponga” una revisione contabile nella “partita doppia” della sua vita.

Insomma, rileggere il proprio passato, aiuta fondamentalmente gli Artisti, i quali, oltre ad essere i testimoni della propria “Contemporaneità” e del “Mistero dell’Uomo”, devono aggiungere qualità, essenza e contenuti alle loro Opere e, questo accade, soprattutto, grazie alle loro esperienze di vita vissuta.

Tanto più se dolorose.

Si ricordi Caro amico (mi ha chiesto di non rendere pubblico il Suo nome e rispetto la Sua volontà) che, la Storia dell’Arte, ci ha restituito una quantità considerevole di Pittori e di Scultori, fortemente “segnati” dalle drammatiche esperienze vissute nel corso della loro esistenza.

Penso fortemente che, senza quegli Artisti, avremmo archiviato una Storia dell’Arte, svuotata di ogni senso di umanità.

ROBERTO CHIAVARINI

Opinionista di Arte e Politica

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