In ambito formativo la rete nella declinazione multimediale riflette una concezione molto decentrata del potere , che si articola, in modo dispersivo, tra gruppi e movimenti in perenne trasformazione e interazione, all’interdipendenza tra reale e virtuale e contribuisce a creare per il soggetto, individuale o organizzativo , un nuovo ambiente sociale e lavorativo o, caratterizzato dalla multi appartenenza a vari network, fisici e non, che determinano la comunità personale o professionale di ogni individuo.
La diffusione della rete ha permesso la democraticizzazione della conoscenza e ha visto il sapere, in diverse sue configurazioni, connettersi ai mondi professionali con una rigidtà ed una transcontestualità mai riscontrata prima. Con la diffusione della rete difatti si è verificato il passaggio dal sapere informale (o parzialmente formalizzato), spesso contestualizzato e diffuso solo nelle grandi organizzazioni, della produzione di massa, all’uso crescente del sapere formalizzato, codificato in linguaggi, che caratterizza la società tecnologica e globale della produzione automatizzata, anche tramite l’estensione delle due caratteristiche formali delle reti fisiche: l’ubiquità e la reversibilità, alle reti d’impresa.
Di fronte alla dinamicità di questi nuovi scenari il formatore deve responsabilmente relazionarsi non solo con i poteri della conoscenza e con gli antichi e futuri saperi, ma anche con le nuove reti sociali che i sistemi multimediali hanno sviluppato con impressionante progressione. Partendo ovviamente dal presupposto che l’individuo trae gli elementi per definire la propria identità anche dai gruppi di cui si sente parte e che il moltiplicarsi delle appartenenze e dei ruoli associati ad ogni gruppo si traduce in un corrispondente moltiplicarsi delle coordinate attraverso cui l’individuo può esprimere la propria identità.
Il formatore, che pone e che porrà sempre al centro delle proprie azioni professionali la Persona , dovrà necessariamente farsi carico delle nuove relazioni multiple , che contraddistinguono gli apprendimenti del XXI° secolo, sviluppando parallelamente specifiche competenze in grado di leggere, interpretare e dare valore e responsabilità alle emergenti dei nuovi legami sociali.
Gli stessi esperti di apprendimento devono quindi rispondere anche al concetto di meta-responsabilità, ovvero devono farsi carico responsabilmente delle responsabilità che generano, sviluppano e diffondono, ponendo particolare attenzione agli effetti determinati con il proprio agire professionale , rispettando altresì il principio della responsabilità di Hans Jonas, che rappresenta un riferimento ecologico che obbliga ciascuno di noi , in un’ottica di sostenibilità , a porre attenzione alle future generazioni , ricordando che le conseguenze delle nostre azioni devono essere compatibili con la continuazione , da parte dei giovani , dei processi attivati.
La Sostenibilità, nella formazione, si connette con quelle azioni tese a facilitare l’apprendimento e la soddisfazione dei bisogni e dei desideri cognitivi dei soggetti, direttamente e indirettamente, destinatari dell’azione formativa sia nella dimensione temporale a breve termine, sia nella concezione prospettica allargata, considerando non solo le codificazioni contestuali, soggettive, organizzative, effettivamente e potenzialmente sviluppabili, ma anche la ricaduta determinata sulla ecologia soggettiva futura , propria e altrui, singolare e plurale, individuale e aziendale, I formatori devono quindi favorire , soprattutto nella management education, il pensiero innovativo facilitando una prefigurazione sensoriale e prospettica dell’esperienza e andando quindi verso un’evoluzione dell’approccio kolbiano. Ma per attivare questo processo in modo proficuo,i formatori devono essere i primi a credere congruamente nell’importanza del pensiero innovativo e prospettico e nella corrispondente rilevanza della flessibilità generativa e creativa che deve contraddistinguere il loro operato.
Acquisire, infatti, consapevolezza dei propri stati desiderati definendo gli obiettivi a essi correlati, valorizzando la dimensione prospettica della vita rappresenta una delle principali finalità di chi vuole essere protagonista del proprio futuro, e, quindi, a maggior ragione,di tutti coloro che sono, professionalmente e generativamente , coinvolti nei processi di apprendimento e di sviluppo delle persone.
Pur nel riconoscimento consapevole dell’importanza dell’esperienza storica, della sedimentazione dei significati e dei valori del passato nonché del cogliere l’emozionalità del presente attribuendo alla vita, momento per momento, la sua importanza senza retaggi storici e senza particolari aspettative, riteniamo che il formatore, quale generatore di valore cognitivo deve tendere verso un orientamento al futuro disegnando e aiutando a definire sistematicamente nuovi obiettivi personali e professionali , integrando le proprie fonti di riferimento , partecipando a molteplici iniziative di carattere convegnistico e seminariale, sviluppando avanzate conoscenze tecnologiche e integrandole con differenziate relazioni intersoggettive,soprattutto con persone appartenenti alle nuove generazioni.
La prefigurazione degli scenari futuri vive infatti della contaminazione tra i mondi diversificati della propria vita e della velocità di interpretare le relazioni tra pensiero e azione, nella consapevolezza che , senza perdere di vista le grandi e le piccole emozioni che il presente ci offre , prefigurare il futuro, anche attraverso la propria elaborazione mnemonica ed esperenziale, è già vivere il futuro.
Giacomo Marcario
Comitato di redazione de Il Corriere Nazionale
Già Presidente dell’AIF-Associazione Italiana Formatori della Puglia e Consigliere Nazionale dell’AIF