Ue, braccio di ferro contro Russia e Bielorussia

Bruxelles risponde alla “pirateria” di Lukashenko e chiude lo spazio aereo europeo ai velivoli di Minsk

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La decisione di sanzionare economicamente la Bielorussia e di vietare alle sue compagnie di bandiera di volare per i cieli dell’Unione europea sarebbe stata conseguente al dirottamento, voluto pochi giorni fa dalle autorità bielorusse ed effettuato con mezzi militari a poche decine di miglia dal confine lituano1, di un aereo della Ryanair che viaggiava tra Atene a Vilnius2.

Accadde a maggio

Ryanair - Foto di Fotis Christopoulos su Unsplash

Ryanair – Foto di Fotis Christopoulos su Unsplash.

Il mese scorso infatti il presidente Aleksandr Lukashenko, che oggi risponde dal proprio Parlamento circa l’accusa di “pirateria di Stato” sostenendo di aver agito “legalmente con l’obiettivo di proteggere delle persone” ed insinuando, a sua volta, che l’occidente starebbe conducendo un “una moderna guerra ibrida” contro il proprio Paese mediante una serie di bugie assolute, aveva dato ordine di far atterrare – a suo dire per un, poi rivelatosi infondato, allarme bomba un volo della compagnia low-cost irlandese – prossimo alla destinazione – e di arrestare, tra i 179 passeggeri, due ragazzi – per Minsk due “terroristi” – che viaggiavano a bordo: Roman Protasevich, giornalista 26enne nonché ex amministratore del canale Telegram dissidente “Nexta”- e, pare, anche ex membro del battaglione ucraino Azov, di ispirazione neonazista –  e la sua fidanzata, la 23enne russa Sofia Sapegate.

La vicenda aveva immediatamente provocato una reazione internazionale decisa: partendo dalle proteste della leader dell’opposizione Svetlana Tikhanoskaya – secondo la quale Protasevich, dopo l’arresto, rischiava addirittura l’applicazione della pena di morte, in vigore in Bielorussia, e per la quale l’Ue dovrebbe oggi interrompere tutte le relazioni economiche con il regime di Minsk3 – l’appello ad intervenire si era poi diffuso su Twitter tramite il profilo dell’associazione teatrale anti-governativa Belarus Free Theatre, fino a giungere all’attenzione di Bruxelles, che aveva subito chiesto formalmente – ed ottenuto dopo poche ore – che i passeggeri potessero proseguire il loro volo.

La reazione euro-statunitense al dirottamento

Statue of Liberty National Monument, New York, United States - Foto di Ferdinand Stöhr su Unsplash

Statue of Liberty National Monument, New York, United States – Foto di Ferdinand Stöhr su Unsplash.

Il CEO di Ryanair Michael O’Leary, parlando alla radio irlandese Newstalk, aveva definito il dirottamento come “sequestro di Stato ad opera di alcuni agenti del KGB4, sbarcati poi all’aeroporto di Minsk”.

Erano arrivate poi le parole di condanna da parte della Casa Bianca che, tramite la portavoce Jen Psaki, si era detta “scioccata da uno sfacciato attacco alla libertà, alla pace ed alla sicurezza”. E della Germania, la cui cancellieri Merkel aveva definito “del tutto inverosimili” le ragioni invocate dal governo della Bielorussia a proposito dell’allarme bomba.

Dure erano state anche le prese di posizione da parte dell’Italia che, per bocca del ministro degli Esteri Di Maio, aveva parlato di “una violazione inaccettabile delle regole internazionali di navigazione aerea”, e della Polonia che, attraverso il proprio premier Morawieck, aveva definito l’accaduto come un “atto criminale di terrorismo di Stato”, invocando sanzioni immediate ed impegno da parte del Consiglio europeo e del suo presidente Charles Michel.

Il punto di vista della cuginanza russo-bielorussa

Di tutt’altro tenore erano stati invece i messaggi di Vladimir Putin e del suo entourage, secondo i quali non vi era alcun motivo per “non credere” alle spiegazioni fornite dai “cugini” bielorussi. In particolare Mosca e Minsk concordavano (e concordano) sull’idea di un complotto occidentale mirato ad un regime-change in programma per Lukashenko, che vedrebbe la Bielorussia come “area di prova” per scatenare, a breve, un vero e proprio conflitto contro la Russia.

St. Basil's Cathedral, Moscow, Russia - Foto di Jaunt and Joy su Unsplash

St. Basil’s Cathedral, Moscow, Russia – Foto di Jaunt and Joy su Unsplash.

A motivare questi sospetti avrebbero contribuito, secondo loro, anche alcune mosse fatte sottobanco per sobillare le manifestazioni di piazza che per mesi avevano invaso tutto il Paese dopo la rielezione – con l’80% di preferenze nelle presidenziali dell’agosto 2020 – dell’“uomo forte di Minsk”. Ed in quest’ottica andavano quindi interpretate le accuse – “estremismo ed appelli a rivolte di massa” – formulate contro il giovane Protasevich e compagna, i “leader” che avrebbero contribuito ad organizzare e coordinare le proteste attraverso Telegram: “Come previsto, tutti i malvagi all’estero e dentro il Paese hanno cambiato i metodi di attacco allo Stato“, aveva denunciato Lukashenko in Parlamento, avvertendo che ormai era stata più volte “superata la linea rossa e i confini del buon senso e della moralità umana”.

Secondo il capo dell’intelligence bielorussa Ivan Tertel, poi, l’ex direttore di “Nexta” sarebbe stato addirittura un “mercenario che avrebbe rilasciato anche una video-confessione su chi fossero stati i propri “sponsor”, inclusi servizi segreti e politici stranieri”. Tertel aveva anche affermato che Protasevich era stato fotografato in Donbass con indosso l’uniforme del battaglione ucraino Azov, mentre aveva invece raccontato di essere andato in Ucraina come giornalista embedded. Ma, a detta di colleghi e parenti, le confessioni a mezzo video dei due ragazzi, diffuse dalle autorità di Minsk, erano state tutte estorte con la violenza.

Resta il fatto che anche la Bielorussia aveva successivamente annunciato, per bocca del premier Roman Golovchenko, di voler istituire un contro-embargo (alias “misure protettive speciali”) sull’importazione e sul transito di alcune merci occidentali qualora fossero state varate ulteriori sanzioni per il caso del volo Ryanair, e che anche la Russia era entrata in questo braccio di ferro con l’Ue, negando lo spazio aereo su Mosca a due voli provenienti da Parigi e Vienna – formalmente per una mancata approvazione dovuta alle restrizioni anti-Co.Vi.D. che sarebbero dovuti entrare nella Federazione russa aggirando il cielo bielorusso.

La (ri)soluzione dell’Ue

Brussels, Belgium - Foto di Guillaume Périgois su Unsplash

Brussels, Belgium – Foto di Guillaume Périgois su Unsplash.

Quindi, secondo fonti diplomatiche, l’Unione europea avrebbe ora deciso – con la firma apposta dai 27 Stati membri su un provvedimento già richiesto a fine maggio – di restringere lo spazio aereo ai velivoli provenienti dalla Bielorussia e di sanzionare economicamente – colpendo le società energetiche, petrolchimiche, metallurgiche, del legname, dei fertilizzanti e della produzione di potassio sia il governo di Minsk sia – a breve, secondo quanto aveva annunciato dalla Von der Leyen – i diretti responsabili del dirottamento, il settore dell’aviazione bielorusso e i finanziatori del regime di Lukashenko.

La restrizione – accompagnata dal sollecito all’immediata liberazione dei due giovani attivisti e da una richiesta di investigazione urgente sul dirottamento diretta all’ICAO riguarderebbe principalmente la compagnia aerea nazionale – di proprietà statale – Belavia e dovrebbe essere effettiva già a partire da oggi, sabato 5 giugno.

Ai vettori europei viene invece vivamente raccomandato – ma non più proibito, come si era detto a maggio – di non sorvolare lo spazio aereo bielorusso. Il dado, tuttavia, è ormai tratto e, mentre Polonia e Francia avrebbero bandito l’ingresso ad alcuni aerei provenienti dalla Bielorussia, i campionati Europei di ciclismo su pista – programmati dal 23 al 27 giugno a Minsk – sono stati ufficialmente cancellati.

Fonte: Agi, Agenzia Italia

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

Note di riferimento:

  1. La Lituania ha confermato l’accaduto e ha descritto il dirottamento come condotto con l’ausilio di un caccia Mig-29 armato con razzi, un biposto Su-29 ed un elicottero da attacco MI-24.
  2. In copertina: Europe – Foto di Christian Lue su Unsplash.
  3. Dichiarazioni di Svetlana Tikhanoskaya in un’audizione alla Commissione Affari esteri del Parlamento europeo.
  4. Nome d’epoca sovietica che ancora portano i servizi segreti bielorussi.

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