L’ultima sanatoria degli immigrati. I problemi e la lentezza della burocrazia

Attualità & Cronaca

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di Claudio Gentile

Era la primavera del 2020 e il Governo Conte, con l’intento di far emergere il sommerso, annunciava l’approvazione di una sanatoria per gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio impiegati solamente in agricoltura e nei lavori domestici. Venivano esclusi tutti gli altri settori, dal turismo alla ristorazione, dall’edilizia ai servizi (pulizie, supermercati, etc.).

Stringenti i requisiti che di fatto hanno poi fortemente ridotto le possibilità di aderire alla procedura: presentazione delle domande tra il 1° giugno e il 15 luglio 2020, assunzione da parte di un datore di lavoro italiano di un cittadino straniero presente sul territorio nazionale alla data dell’8 marzo 2020 o dichiarazione della sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare in corso oppure autodichiarazione dello straniero con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019. In questo ultimo caso lo straniero che presenta la domanda riceve un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro della durata di sei mesi, valido solo in Italia. Questo permesso è convertibile in un permesso di lavoro, se il cittadino straniero viene assunto durante i sei mesi di validità del permesso e dimostra lo svolgimento di una attività lavorativa nei settori interessati dalla norma (agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico).

Le associazioni che si occupano delle questioni inerenti l’immigrazione hanno commentato che non è difficile prevedere le conseguenze di queste limitazioni, già riscontrate in precedenti sanatorie: si è fatta avanti una schiera di datori di lavoro di comodo, pronti a offrire contratti di assunzione fittizi dietro compenso.

Oltre ad avere escluso migliaia di lavoratori irregolari non impiegati in agricoltura o nelle case, le norme così come sono state scritte dal Governo stanno creando ulteriori problemi.

In seria difficoltà sono, per esempio, i richiedenti asilo. «Molti di loro sono assunti regolarmente, perché il permesso di soggiorno per i richiedenti asilo consente di svolgere attività lavorative. Però queste persone, assunte anche a tempo indeterminato, ma non nei settori citati dal Decreto, teoricamente dovrebbero licenziarsi per cercare un datore di lavoro nuovo da cui essere assunti e che rientri in quelli indicati nel “pacchetto” regolarizzazioni», spiega Maurizio Bove responsabile immigrazione della Cisl di Milano. Anche chi nel frattempo ha perso il lavoro indicato ha serie possibilità, soprattutto se poi ne ha trovato un altro in un settore diverso da quelli previsti dalla normativa.

Alla scadenza dei termini sono arrivate 207.000 domande di regolarizzazione (85% dal settore domestico, 15% dall’agricoltura), molte di meno di quelle preventivate.

Cosa è successo da allora? Dopo sei mesi solo 1.480 pratiche sono giunte a conclusione con l’emissione di un permesso di soggiorno (0,71%). Quindi oltre 200.000 persone sono ancora in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine e quindi si ritrovano in un limbo, costretti a restare per chissà quanto nell’incertezza e nella precarietà: né regolari, né del tutto irregolari. E ovviamente sono soggette a persone senza scrupoli che abusano della loro situazione illegale.

Inoltre non possono aprire un conto corrente, prendere una casa in affitto e avere un medico di base con quanto ne consegue in termini di assistenza sanitaria. Soprattutto non possono accedere alla campagna vaccinale contro il Covid, perché sono ancora irregolari sul territorio. Per lo Stato semplicemente non esistono.

Dai dati delle prefetture e della Direzione centrale dell’immigrazione e polizia delle frontiere emerge un quadro di ritardi gravissimi: al 16 febbraio, solo il 5% delle domande è giunto nella fase finale della procedura mentre il 6% è ancora nella fase precedente della convocazione del datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto e il successivo rilascio del permesso di soggiorno. Addirittura in circa 40 prefetture, distribuite su tutto il territorio italiano, non risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase iniziale di istruttoria. Nel dettaglio 207.708 sono le domande presentate, 13.244 le convocazioni effettuate, 10.701 i permessi di soggiorno richiesti, 923 i rigetti, 440 le rinunce.

Se a Bari su 4.993 domande ricevute sono 556 le istanze arrivate a conclusione con il rilascio del permesso di soggiorno, drammatica la situazione nelle grandi città: a Roma su 900 domande in trattazione, nessuna era ancora arrivata alla fase conclusiva della firma; a Milano, su oltre 26.000 istanze, ancora nessuna convocazione. Di questo passo ci vorranno anni per completare tutte le procedure.

Leggermente più spedite le pratiche per la concessione di permessi temporanei: su 12.986 domande pervenute sono stati concessi 8.887 permessi, il 68%.

I dati sullo stato di avanzamento delle istanze sono emersi attraverso una serie di accessi agli atti fatti presso il Ministero dell’Interno e le varie prefetture dalla Campagna Ero Straniero, di cui fanno parte Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, CILD, ACLI, Legambiente Onlus, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI.

Vari i motivi della lentezza degli uffici immigrazione: dallo smart working degli impiegati alla possibilità, per garantire la sicurezza in tempi di Covid, di convocare negli uffici solo un numero limitato di persone al giorno.

A questi problemi si aggiungono la difficoltà di reperire, completare e verificare tutta la documentazione richiesta per giungere al buon esito della pratica (l’attestazione sull’idoneità alloggiativa o l’attestazione di presenza sul territorio all’8 marzo 2020, per esempio) e l’impossibilità, in caso di perdita del lavoro, di prevedere il subentro immediato di un nuovo datore di lavoro tramite procedura telematica. Praticamente una fatica di Sisifo.

Per cercare di velocizzare le pratiche il Ministero dell’Interno ha annunciato l’assunzione di 800 lavoratori interinali che saranno destinati alle attività di supporto al personale degli Sportelli Unici.

Per assicurare dignità agli stranieri già sul nostro territorio ed un lavoro regolare (e tassato) è essenziale che si completino al più presto le procedure, vengano rilasciati i permessi di soggiorno e, a tutela loro e di tutti, siano inseriti quanto prima nella campagna vaccinale in corso.

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